Convegno della Fondazione Nilde Iotti
“Le donne e il governo del paese”
 Le proposte, le relazioni e il messaggio di Napolitano

“Le donne e il governo del Paese”. Un titolo, insieme “sfida” e “dichiarazione di intenti” quello del 2° convegno annuale della Fondazione Nilde Iotti, svoltosi il 26 e 27 aprile scorsi a Roma. Studiose, storiche, giornaliste, studentesse e rappresentanti delle istituzioni e della politica a confronto su “un’agenda delle emergenze” (sociali, economiche, geopolitiche, valoriali, di vita e di lavoro) frutto della sensibilità e del punto di vista delle donne. Il messaggio del Presidente della Repubblica. Gli abstract delle relazioni. Il video delle due giornate.

“Abbiamo scelto questo tema - spiega il presidente della Fondazione Livia Turco - perché esso è in qualche modo un tema obbligato. Il tempo difficile in cui viviamo, infatti, è il tempo della responsabilità politica ed è anche il tempo delle donne”.
L’apprezzamento per le ministre e le altre donne protagoniste della vita politica e sociale
“Per questo - sottolinea Turco - mi sento di dare un 10 e lode convinto a Susanna Camusso della Cgil, a Emma Marcegaglia di Confindustria e alle tre ministre del governo Monti, Cancellieri, Fornero e Severino. Cinque donne forti e coraggiose che stanno portando avanti le loro idee con determinazione e trasparenza e con uno stile, una sobrietà e un approccio che apprezzo al di là delle singole scelte e del merito specifico delle posizioni espresse”.
“Un’esperienza di impegno in prima linea delle donne - aggiunge Turco - che non può restare un episodio isolato della nostra storia politica ma deve diventare modello di riferimento per il governo del Paese. E c’è un solo modo reale e concreto per farlo: il prossimo Governo che emergerà dalle elezioni politiche del 2013 dovrà essere costituito da donne almeno in misura del 50%”.
“Siamo nel pieno di una grave crisi economica e sociale - sottolinea Turco - siamo immersi nel degrado della politica ed assistiamo ad una profonda crisi di autorità maschile. Tutto ciò non consente scorciatoie. Dobbiamo esserci. Le donne devono sentire la determinazione e l’umiltà di esserci e di misurarsi con le sfide difficili del governo del Paese. Se non avvertiamo questo scatto di determinazione ed anche di umiltà arretreremo ulteriormente nella minorità politica, sociale e culturale. Uso la parola umiltà perché governare per promuovere il bene comune è molto difficile e richiede la capacità reale di mettersi a servizio”.
“E governare oggi - precisa - significa soprattutto ridare autorevolezza e dignità alla politica e fermarne il degrado”. “Del resto - aggiunge Livia Turco - non si governano le sfide del Paese solo con le buone competenze tecniche. Bisogna rifondare la rappresentanza politica attraverso la ricostruzione di soggetti collettivi che siano capaci di promuovere la partecipazione politica e, come ci insegna la dottrina, la democrazia vera è quella che fa vivere la rappresentanza”.
La questione delle rappresentanze di genere
In questo ambito la Fondazione Nilde Iotti ha posto grande attenzione all’iniziativa parlamentare che ha portato alla messa a punto del testo unico del ddl “Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte delle regioni e degli enti locali”, di cui è appena iniziata la discussione.
Con questo ddl si avvierebbe infatti quel riequilibrio di rappresentanza di genere mai raggiunto dalle nostre istituzioni. Un riequilibrio che la Fondazione auspica anche all’interno dei partiti attraverso l’individuazione negli statuti di meccanismi che favoriscano la partecipazione delle donne alla vita pubblica.
Ma non è solo, e soprattutto, una questione di “quote”. Per la Fondazione Nilde Iotti la svolta per il Paese sta nel promuovere crescita, sviluppo, giustizia sociale valorizzando il “fattore D”.
“Per uscire dalla crisi - è sempre Livia Turco a parlare - bisogna infatti investire sulla buona e piena occupazione femminile, su politiche pubbliche che promuovano i beni comuni della salute, del sapere, della cura anche attraverso forti investimenti nei servizi sociali. Bisogna combattere la povertà a partire dalla povertà assoluta che nel nostro paese colpisce oltre tre milioni di persone”.
Il nuovo Welfare delle tre “G”
Tutto questo deve tradursi in un nuovo modello di Welfare, il Welfare delle “tre G”: generi, genti, generazioni.  “Infatti - sottolinea Turco -  un welfare inclusivo e sostenibile è quello che promuove le pari opportunità e la condivisione di responsabilità tra donne e uomini; che costruisce l’equità tra generazioni; che favorisce l’incontro, la conoscenza reciproca e la convivenza tra italiani e immigrati”.
Oggi chiediamo al Governo Monti di dare un segnale forte verso questi obiettivi, a partire da tre proposte/richieste che la Fondazione Nilde Iotti fa proprie, affinché:
* i 3 giorni di congedo di paternità siano aggiuntivi e non sostitutivi;
* siano previsti incentivi adeguati alle aziende che favoriscono la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro;
* sia rifinanziato subito il fondo per i servizi sociali comunali, a partire da asili nido e disabili, oggi a rischio chiusura per l’azzeramento dei fondi.
Per fare tutto ciò che ruolo possono e devono avere le donne? Una domanda non retorica, alla quale la Fondazione risponde chiarendo che non basta che le donne ci siano, occupino la scena, siano brave e competenti. “In questi mesi - osserva Livia Turco - abbiamo vissuto una scena pubblica dominata, su temi cruciali (lavoro, sicurezza, giustizia), dal protagonismo femminile. È un fatto importante da cui partire per andare avanti nella ricerca di una qualità nuova dell’esercizio della leadership femminile e per fare in modo che il momento attuale non costituisca una parentesi dettata dall’emergenza ma l’avvio di una normalità democratica”.
La nuova “umanità” delle donne
“Una normalità - spiega Turco - entro la quale le donne possano “liberarsi” dalla gabbia di una rappresentazione che ha esaltato la libertà come rottura dei vincoli, come pura esteriorità, come semplice esibizione del corpo, accompagnata dal mito del successo individuale, della competizione, dell’arricchimento”.
E non è un caso se proprio la rivolta della dignità femminile contro l’uso degradato del corpo femminile e contro lo scambio sesso-denaro-potere è ciò che ha segnato la fine di Berlusconi e del berlusconismo.
“La dignità femminile – aggiunge Turco -  deve ora completare il suo cammino  e candidarsi a governare il Paese. Mettendo a disposizione questa nuova umanità, facendo diventare senso civico diffuso e forza politica il suo umanesimo. L’umanesimo di chi si prende cura dell’altro, che investe nella relazione umana e sociale creando legami e comunità. L’umanesimo che cura la vita attraverso la presa in carico  concreta delle persone”.
“Questa nuova umanità delle donne - conclude la presidente della Fondazione Iotti - è un giacimento diffuso nella vita quotidiana del nostro paese. Essa può mettere in campo un’arte del governare di cui le parole chiave sono: responsabilità,   legami sociali, capacità di comprendere i problemi altrui e di condividerli,  fare squadra,  costruire alleanze,  esercitare il potere come abilità di fare le cose e di migliorare la vita dei cittadini”.
Le proposte per la riforma dei partiti e del finanziamento alla politica
A parlarne nella sua relazione è Claudia Mancina, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Iotti, che sottolinea come questo sia “ un punto certamente non secondario, reso oggi drammaticamente attuale dal susseguirsi di scandali che investono la totalità delle forze politiche e che appaiono talvolta perfino più gravi di quelli che nel ‘92-’94 provocarono la fine del vecchio sistema politico”.
“È assolutamente necessario, come ormai è finalmente evidente a tutti - sottolinea Mancina -  cambiare il meccanismo del finanziamento pubblico: cambiarlo, se non si vuole che venga del tutto abolito a furor di popolo. È vero che la politica in una società democratica deve essere finanziata, ma ciò non basta a giustificare forme di finanziamento smisurate e truffaldine. Anche la forma di finanziamento deve essere democratica: il che vuol dire proporzionata, trasparente, sottoposta al controllo tecnico di organi preposti ma anche al controllo politico degli elettori e dell’opinione pubblica”.
Per uscire dall’impasse, secondo la presidente del Comitato scientifico della Fondazione, serve una nuova forma di finanziamento ai partiti improntata su due direttive il cui rispetto diventi imprescindibile per accedere al finanziamento pubblico: democrazia interna, quindi primarie, procedure democratiche per il governo del partito, rapporto tra maggioranza e minoranze e controllo rigoroso sui bilanci. Fatto questo va individuato un tetto quantitativo, perché l’opinione pubblica giustamente non accetta più l’erogazione di somme tanto grandi, peraltro ingiustificate e spesso inutilizzate se non in modo criminale. E poi va costruito un sistema in cui la scelta dei cittadini abbia un peso qualificato e sia all’origine del finanziamento stesso. Quest’obiettivo si può raggiungere in due modi, secondo Mancina: o secondo un meccanismo 5 per mille o secondo un meccanismo come quello tedesco, che vede il finanziamento pubblico riferito in una data proporzione a quello che il partito realizza come finanziamento privato”.
“Ambedue questi meccanismi – osserva Mancina - hanno l’effetto di subordinare il finanziamento all’iniziativa politica, e quindi di costringere i partiti a rafforzare la propria capacità di proposta, ovvero l’offerta politica”.