"Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali"
Testo approvato in via definitiva dalla Camera dei deputati il 27 novembre 2012

I bambini nati all’interno del matrimonio e i bambini venuti al mondo da coppie non sposate. Senza più distinzione tra legittimi e naturali. Figli e basta.
Articoli di Maria Novella De Luca da La Repubblica del 28 novembre 2012
e di Silvia Vegetti Finzi dal Corriere della Sera del 28 novembre 2012

 
Rivoluzione in famiglia: tutti i figli sono uguali
di Maria Novella De Luca da La Repubblica del 28 novembre 2012
Rivoluzione nel diritto di famiglia: da ieri in Italia tutti i figli sono uguali. I bambini nati all’interno del matrimonio e i bambini venuti al mondo da coppie non sposate. Senza più distinzione tra legittimi e naturali. Figli e basta. Con un’approvazione lampo la Camera ha dato il via libera alla legge che equipara tutti i figli, e riconosce ai bambini delle coppie di fatto gli stessi diritti giuridici e patrimoniali degli altri.
Facendo cadere una barriera arcaica e secolare che aveva però profonde ripercussioni nella vita quotidiana. D’ora in poi anche i figli naturali potranno avere legami di parentela non più soltanto con i loro genitori, ma con i nonni e gli zii (condizione questa finora riservata soltanto ai “legittimi”), entrando così per diritto nell’asse ereditario di tutta la famiglia.
Sono questi i punti cardine di una legge fortemente voluta da un gruppo di parlamentari (quasi tutte donne) trasversale ai diversi schieramenti. Una legge che come altre, nell’emergenza dei provvedimenti economici, sembrava destinata a “perdersi” tra le urgenze della fine legislatura e invece diventerà una realtà in grado di cambiare la vita ad oltre 140mila bambini, ieri naturali oggi legittimi. E il futuro di quelle 900mila coppie di fatto italiane che hanno scelto di diventare famiglia senza sposarsi.
Felice Giulia Bongiorno, presidente della Commissione di Giustizia della Camera: «Abbiamo finalmente raggiunto un risultato storico in materia di diritti civili, archiviando norme odiose fondate su un anacronistico senso della morale». Soddisfatta Alessandra Mussolini, relatrice del testo, che fino all’ultimo ha spinto perché la legge approdasse alla discussione in aula, pur con il rischio di vederla naufragare tra emendamenti e voto segreto. «È un atto di civiltà», dice. Contenta
Anna Finocchiaro: «Non ci sono più figli di serie A e di figli di serie B». E Rosy Bindi, che parla anche lei di «una legge di civiltà che riusciamo a dare al Paese alla fine di una difficile legislatura», ricordando le sue proposte di equiparazione dei figli quando era ministro della Famiglia. Addio, insomma, ai figli e ai figliastri. Tutti uguali, adesso. «Quella di oggi è una giornata importantissima per i diritti degli italiani», aggiunge, ancora, Donatella Ferranti, del Pd.
Fin qui l’unanimità. Ma è su un altro punto, delicato e spinoso, che invece la legge ha rischiato di infrangersi. La nuova normativa prevede infatti che anche i bambini nati da un rapporto incestuoso, cioè tra persone che hanno un diretto legame di parentela, possano essere riconosciuti nella famiglia in cui sono stati, seppure drammaticamente, “concepiti”. Un riconoscimento che oggi è proibito e che anche in futuro dovrà sottostare all’autorizzazione del giudice. Un tema controverso, contro il quale hanno votato diversi deputati dell’Udc, ma che mira, così sembra, ad evitare che bambini nati in modo tanto traumatico debbano subire altre e nuove emarginazioni. Una scelta grave, invece, per molte associazioni che si occupano di minori, che sottolineano quanto possa essere pericoloso «il potenziale riconoscimento della genitorialità di chi ha avuto rapporti incestuosi ». Parole a cui ci potrebbe ribattere che i rapporti incestuosi sono quasi sempre vittime di violenza, dove chi subisce è la donna, punita poi doppiamente con l’allontanamento del figlio...
Eliminando la discriminazione tra legittimi e naturali, cambia anche il ruolo del tribunale per i minori. In caso di controversia sui figli all’interno di una coppia non sposata, sarà il tribunale ordinario a gestire il caso, come per i bambini legittimi, e non più il tribunale per i minorenni.
Maria Novella De Luca
 
Naturali e legittimi, una legge civile. Ora con i figli conta solo l'affetto.
di Silvia Vegetti Finzi dal Corriere della Sera del 28 novembre 2012
Si è scritta in questi giorni, nel nostro statuto giuridico, una pagina di civiltà. È stato infatti approvato in via definitiva  il testo unificato sull’ equiparazione tra figli naturali, nati fuori dal matrimonio, e figli legittimi. Come ricorda Anna Maria Bernardini De Pace:
«Figlio naturale un tempo significava figlio di serie B».
Il Nuovo diritto di Famiglia, del 1975, parificava le due condizioni ma solo rispetto ai genitori, per cui i figli naturali non avevano, dal punto di vista giuridico, fratelli, cugini e nonni. Ora non è più così e le conseguenze sono rilevanti, anche sul versante psicologico. D’ ora in poi i nati da una coppia coniugata o meno, naturali o adottivi, saranno sempre e soltanto «figli». Non si tratta di una mera semplificazione terminologica ma di una conferma di identità e di una attribuzione di soggettività. Il figlio è un soggetto che, indipendentemente dalla sua condizione di nascita, è portatore, in proprio, di diritti e di doveri. Tanto che il diritto di essere cresciuto ed educato viene sottoposto a una condizione di grande portata: «Nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni».
Si può dire che la famiglia verticale, storicamente fondata sull’autorità paterna e, in seguito, genitoriale, è divenuta davvero paritetica. Anche nel senso di attribuire ai figli non solo diritti ma anche doveri per cui devono non soltanto rispettare i genitori, ma contribuire, in base alle loro possibilità, al mantenimento della famiglia in cui convivono. Significativo è infine il diritto del minore, anche inferiore ai 12 anni, di essere ascoltato in tutte le questioni che lo riguardano. In particolare nei casi di separazione familiare.
In conclusione mi sembra che i rapporti familiari, liberati in gran parte dai vincoli giuridici, siano posti nella condizione di esprimere il potenziale affettivo che li anima. Resta un elemento controverso, quello relativo al riconoscimento dei figli nati dall’ incesto, sul quale si è già espressa in queste pagine Isabella Bossi Fedrigotti e su cui bisognerà ulteriormente riflettere.
Silvia Vegetti Finzi

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