8 marzo 2013. Intervista a Rita Zampolini, Comune di Foligno
di Francesca Romagnoli, sito dell'Anci del 22 febbraio 2013

“Investendo in politiche di conciliazione e condivisione del lavoro, permettendo alle donne di entrare e restare a lavoro, si crea occupazione con un effetto moltiplicatore”. Ne parla in questa intervista l'Assessora alle Politiche di genere e Pari opportunità uomo-donna del Comune di Foligno e coordinatrice Pari opportunità Anci Umbria.

“Quest’anno più che mai l’8 marzo si impone, più che proporsi, come una ricorrenza che invita alla riflessione sulla condizione odierna delle donne e sulla ricerca di nuove forme e sbocchi per tenersi ben strette le conquiste di libertà e di diritti conseguite, e per avanzare verso più ampi spazi di cittadinanza”. Così Rita Zampolini, assessora alle Politiche di genere e Pari opportunità uomo-donna del Comune di Foligno e coordinatrice Pari opportunità Anci Umbria. “La crisi che ci ha invaso, l’incertezza delle prospettive, la precarietà e la penuria di opportunità di lavoro, l’impoverimento sempre più diffuso, l’assenza di orizzonti di benessere colpiscono pesantemente e di più le donne, non solo su un piano materiale ed economico. La recrudescenza della violenza di genere, di uomini sulle donne, è tra l’altro sintomo ed effetto ulteriore della regressione in atto”. Ma un problema c’è, ed è sotto gli occhi di tutti, “in agguato c'é sempre la spirale del ritorno tra le mura domestiche, un ritorno che, se non é scelto, significa regressione. In casa, il lavoro c’è: è il lavoro di cura, il lavoro domestico, quello non pagato, quello disconosciuto sebbene sia alla base della società, dell’economia, e sebbene equivalga a molti punti del Pil se fosse stimato. É il lavoro che in larga parte, quando si ha un reddito, si fa svolgere ad altre, acquistando servizi, spesso prodotti da altre donne, ma in questo caso retribuite. Nella crisi, con la disoccupazione o inattività femminile, la spirale che inghiotte le donne si allarga, si amplifica coinvolgendole direttamente e indirettamente. Infatti senza lavoro si perde l’autonomia economica e personale, ruolo sociale e familiare alla pari, si torna al tradizionale ruolo femminile nella casa da cui sarà comunque duro tornare via, e si toglie lavoro ad altre.In questo contesto – ha aggiunto l’assessora - parlare di conciliazione e condivisone tra tempi di vita e di lavoro può sembrare bizzarro, invece vuol dire occuparsi di futuro e di libertà delle donne. Vuol dire porre le basi della ripresa economica e sociale del Paese, perché la ripresa non può esserci senza mettere le donne al centro e in gioco. Oggi – ha detto Zampolini - é indispensabile ripensare lo sviluppo e il sistema produttivo, l’organizzazione del lavoro e delle città, dei servizi scolastici ed educativi e il sistema di servizi a partire dal welfare locale in modo da creare le condizioni per l’accesso massiccio e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro permettendo di conciliare le diverse dimensioni della vita, essere madri, essere lavoratrici, essere cittadine, essere donne. Investendo in politiche di conciliazione e condivisione del lavoro di cura personale e familiare, ridistribuendone il carico tra donne e uomini in modo più equo, permettendo alle donne di entrare e restare a lavoro, si crea occupazione con un effetto moltiplicatore. Un esempio tra tutti: il potenziamento consistente dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza, con la necessaria attenzione alla qualità educativa, favorisce l’occupazione di chi ne usufruisce, l’occupazione per chi li fornisce, la qualità dei percorsi educativi fin dai primi mesi di vita con una azione che sgancia dai contesti di origine a favore dello sviluppo pieno delle potenzialità di bambine e bambini, e così un maggior benessere individuale e collettivo”. Secondo Zampolini “questa è una tematica che va affrontata a livello nazionale e a partire dai Comuni, per definizione e per missione più vicini ai bisogni e ai problemi specifici delle persone e delle comunità di cui si occupano.“L’auspicio – ha concluso - é che questo 8 marzo faccia riflettere, e diventi così un appuntamento rinnovato con il progresso, per le donne e quindi per tutta la società”.
Francesca Romagnoli