8 marzo 2013. intervista a Sonia Munizzi, Delegata Anci Calabria e Presidente del Consiglio comunale di Soverato
di Francesca Romagnoli, sito dell'Anci del 26 febbraio 2013

“Fa male sapere che nella famiglia si possano nascondere sopraffazione e violenza. Fa impressione pensare che le donne, le principali vittime di atti aggressivi, spesso tacciano, terrorizzate dalla paura di denunciare, incapaci persino di riconoscere la violenza”. Ne parla in questa intervista la Delegata Anci Calabria alle Pari opportunità e Presidente del Consiglio comunale di Soverato.

“Ogni anno celebriamo la Festa della donna e come ogni anno ci preoccupiamo di far sentire la nostra voce, voce sommessa, spesso inascoltata. E’ arrivato il momento di dire basta. Rompiamo il silenzio, facciamoci sentire, ma soprattutto facciamoci valere. Facciamolo con la consapevolezza che le nostre rivendicazioni sono diritti e non gentili concessioni, di  strada se ne è e fatta, la parità è ancora sulla bocca di tutti, ma di fatto discriminazioni ce ne sono ancora molte”.
E’ il commento della delegata Anci Calabria alle Pari opportunità e Presidente del Consiglio comunale di Soverato, Sonia Munizzi che ha aggiunto: “la cronaca pullula di episodi che lasciano senza parole, viviamo in una società malata dove le donne, i bambini, gli anziani spesso corrono grandi pericoli proprio nel luogo in cui dovrebbero essere più sicuri, la loro famiglia”. E’ una violenza che si manifesta in modi diversi. “Quella fisica va dalla spinta alle percosse, che generalmente provocano lesioni, ma che in più di 100 casi l’anno si trasformano in omicidio. Una forma di violenza domestica altrettanto frequente è quella sessuale. Nella maggior parte dei casi – ha denunciato Munizzi - si tratta di rapporti a cui la donna acconsente solo per paura, ma per il 6% delle donne che subiscono violenza all’interno delle mura domestiche questa si materializza sotto forma di stupro consumato o tentato”. Le cifre destano preoccupazione: “ogni giorno, in Europa, sette donne vengono uccise dai loro partner, in Italia nel 2011 sono morte 127 donne, il 6,7% in più rispetto al 2010. Di questi omicidi, 7 su 10 sono avvenuti dopo maltrattamenti o forme di violenza fisica o psicologica, e per il 2012 i dati non sono confortanti: fino a giugno sono 63 le donne uccise. Stando ai dati raccolti nei centri di assistenza – ha continuato - la violenza domestica è la forma più pervasiva di violenza, con un tasso del 78,21% e colpisce donne in tutto il Paese. Il 34,5% delle donne ha segnalato di essere vittima di incidenti violenti, eppure, solo il 18,2% delle vittime considera la violenza domestica un crimine, mentre per il 36% è un evento normale. Allo stesso modo, solo il 26,5% delle donne considera lo stupro o il tentato stupro un crimine”. Purtroppo, in Italia i centri anti violenza sono insufficienti: “solo 39 quelli attrezzati per queste esigenze, con 270 posti disponibili a fronte di una richiesta di circa 6mila”. Anche l’amore più sano, purtroppo, può ammalarsi e trasformarsi in un virus micidiale. “Nel tempo le carezze si trasformano in schiaffi, poi diventano calci e pugni uniti a urla e parole, un’atmosfera di mortificazioni e umiliazioni quotidiane. Ecco – ha denunciato la delegata - come relazioni nate e cresciute da storie d’amore diventano rapporti malati, che esprimono sentimenti negativi e distruggono quelli positivi, sino a sterminare il patrimonio affettivo della coppia e ad annichilire il senso della famiglia. La violenza agisce nell’ombra della casa, all’interno della famiglia, libera o legittima che sia, procede progressivamente sino a devastare pensieri, corpi e anime, spezzando e spazzando via i sentimenti. Fa male sapere che nella famiglia, per eccellenza contenitore e rifugio dell’amore, si possano nascondere sopraffazione e violenza, fa impressione pensare che le donne, le principali vittime della violenza, spesso tacciano, terrorizzate dalla paura di denunciare, incapaci persino di riconoscere la violenza”. E ha concluso: “spesso in Calabria veniamo accusati di essere omertosi, un termine che disapprovo, perché abbiamo paura di parlare, per certi versi forse è anche vero, ma rimaniamo un popolo storicamente coraggioso e forte. Coraggio alziamo la voce, facciamoci sentire affinché l’8 marzo non sia solo il giorno delle mimose”.
Francesca Romagnoli