Il libro. La ribelle che sognava di fare il medico. Nel Medioevo
di Annachiara Sacchi, dal Corriere della Sera del 25 luglio 2011

Il ritratto di una donna nel 1254 che vuole fare il medico. nel nuovo libro di Valeria Montaldi sulla lotta di una donna medioevale per l'emancipazione sociale con molte similitudini con i nostri giorni

Si potrebbe dire un classico dei nostri giorni: c'è una dottoressa che fatica a inserirsi nel mondo del lavoro, un primario - sposato - che la seduce, la mette incinta e poi la scarica, un ambulatorio privato che stenta a partire, perché malvisto dai potentati locali. E una città, Milano, che si contende con Parigi il titolo di capitale della moda. Tutto non molto diverso da oggi, almeno apparentemente. Solo che qui siamo nel 1254, che fare il medico per una donna è un' impresa titanica (ma possibile, come rivelano i documenti del tempo), e che praticare un parto cesareo può compromettere un' intera carriera. Storia e attualità perfettamente miscelate, mai in contraddizione, narrate con leggerezza e una maniacale attenzione alle fonti. È la cifra stilistica di Valeria Montaldi, la scrittrice del Medioevo che costruisce le sue narrazioni su grandi ambientazioni storiche e folte schiere di personaggi, che mescola intrighi degni di Agatha Christie (tanto per azzardare un riferimento) e scorci vividi su secoli che la ricerca scientifica ha riscoperto solo da poco. Nel suo nuovo romanzo, La ribelle (Rizzoli), pagina dopo pagina Valeria Montaldi tratteggia il ritratto di una donna, Caterina da Colleaperto, che ogni giorno lotta per la sua emancipazione sociale. Coraggiosa e forte. Libera e indifesa. A Parigi Caterina, medico laureato, assiste a una «dissezione» (proibitissima) tenuta dal maestro e amante Rolando Lanfranchi. La vicenda viene denunciata; Rolando (ma i lettori hanno già iniziato a pensarlo come «il bastardo», e il copyright è di un' altra scrittrice, Paola Calvetti, che ha lanciato quel soprannome in una recente presentazione) fa cadere la colpa sulla donna, costretta a una fuga precipitosa (e pericolosa) verso Milano. Il ritorno a casa si consuma tra avventure e nuovi incontri. In una città laida e ricca, in cui i miserabili muoiono di fame e sarti di fama internazionale ucciderebbero per un drappo di velluto, dove il morbillo può mietere centinaia di vittime e frati misericordiosi aprono un ambulatorio per chi si vergogna di chiedere aiuto. È Milano nel tredicesimo secolo. Abitata da cerusici, sodomiti, serve devote e altre traditrici, ladri, faccendieri, avidi priori, speziali (bellissimi i brani in cui la scrittrice si sofferma su pozioni e medicamenti dell' epoca). E in cui si aggira, ancora una volta, frate Matthew, protagonista dei precedenti romanzi della Montaldi. Intorno alla «ribelle» si addensa un coro di volti perfettamente delineati. Parigini e milanesi, uomini e donne, figure storiche e altre di fantasia. In mezzo a loro, purissima, riluce la personalità di Caterina. Con le sue paure e le sue passioni. Quelle di una donna. Di qualsiasi epoca.
Il libro: Valeria Montaldi, «La ribelle», Rizzoli, pagine 461, 19.90 Euro