Lavoro e maternità. Come conciliarli? L’articolo dell’Unità del 4 luglio 2014.

In Italia il 22% delle donne occupate in gravidanza non lavora più a due anni dal parto. Colpa della carenza di sostegno alla famiglia. Ma anche della mancata conoscenza sugli aiuti già previsti dalla legge. Come il voucher per i servizi di baby sitting o il contributo per la retta degli asili: 20 milioni di fondi disponibili, di cui meno di un quarto è stato utilizzato. Ecco l’analisi della sottosegretaria al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Teresa Bellanova


Lavorare e diventare mamma. Un connubio difficile da realizzare in Italia. Lo dimostrano i numeri: il 22% delle donne occupate in gravidanza non lavora più a due anni dal parto, nel Mezzogiorno addirittura il 29%. Nel quale quasi il 43% delle donne con figli piccoli. Sono dati dell'ultimo rapporto annuale dell'Istat lamenta la difficoltà di conciliare carriera e maternità. Colpa della mancanza di adeguate politiche di sostegno alla famiglia, sicuramente. Tuttavia, in Italia, questa grave situazione delle madri lavoratrici è legata anche alla bassa conoscenza delle opportunità, quando ci sono. Come rileva la sottosegretaria al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Teresa Bellanova, in un contributo pubblicato sul quotidiano L’Unità lo scorso 4 luglio (vedi link per scaricare l’articolo originale).

Succede, ad esempio, con la misura contenuta nella legge n.92 del 2012 che prevede, per la madre lavoratrice che ha terminato il periodo di congedo di maternità obbligatoria, la possibilità di richiedere un voucher per l'acquisto di servizi di baby sitting o di un contributo per la retta di asili pubblici o privati accreditati dell'importo di 300 euro mensili per sei mesi. Un’alternativa, dunque, al periodo di congedo facoltativo e un’opportunità per rientrare al lavoro. Tuttavia poco utilizzata dalle mamme italiane. “Probabilmente” anche perché “la misura è stata scarsamente pubblicizzata” ammette Bellanova, segnalando inoltre che le modalità per la richiesta del bonus “non sono semplici”, le scadenze per la presentazione della domanda “troppo strette” e l'importo “non sufficiente”. Eppure, per quanto limitati, i fondi non sono pochi: 20 milioni di euro stanziati per ciascun anno dal 2013 al 2015. Tuttavia, per il primo anno, le beneficiarie effettive sono state meno di 4000, ed è stato speso poco meno di un quarto dei fondi disponibili.