I luoghi delle donne. Un libro sui "percorsi di genere" a Roma
di Chiara Richetti, dalla Repubblica del 17 settembre 2011

Dalle eroine del Risorgimento a Maria Montessori. Ma c'è anche la "Sora Lella", il mitico ristorante aperto da Elena Fabrizi, sorella dell'attore Aldo Fabrizi e come lui icona di una Roma popolare ormai quasi sparita. Fino a Santa Francesca Romana, Rita Levi Montalcini e Margherita Hack. Un libro di Aureliana De Rollo ci invita a un viaggio diverso nella capitale alla scoperta di tante donne ed altrettanti luoghi che ne hanno fatto la storia.

Sono icone di fascino come Lina Cavalieri, che ispirò a Trilussa lo stornello: "Fior d' orchidea/ il bacio dato sulla bocca tua/ lo paragono al bacio d' una dea". O eroine dell' Italia unita come la trasteverina Giuditta Tavani Arquati che, recita la lapide all' Ossario garibaldino, "affrettò volontariamente, col sacrificio suo e dei suoi, la liberazione di Roma". O pioniere della pedagogia come Maria Montessori, che inaugurò nel 1907 a San Lorenzo la prima "Casa dei bambini". Sono le donne di Roma: tappe ideali di un itinerario attraverso una capitale "al femminile" ancora poco esplorata da manuali e baedeker. A colmare la lacuna arriva ora "Roma. Percorsi di genere femminile" (Iacobelli editore): una guida sui generis «con il duplice scopo - spiega nell' introduzione Aureliana Di Rollo, docente di letteratura italiana e studi di genere - di restituire alle donne il territorioea lettricie lettori una visione più completa dei luoghi fisici della città, della sua storia, della sua evoluzione». Il risultato è un prodotto a più voci (anche queste rigorosamente femminili) coordinate dall' ideatrice, Maria Pia Ercolini, per condurre i lettori in una «passeggiata turistico-culturale» tra passato e presente, da Agrippina a Giorgiana Masi passando per Cristina di Svezia e Matilde di Canossa, le uniche due donne seppellite in San Pietro. Il primo itinerario, sulla riva destra del Tevere, si dipana da uno dei luoghi simbolo della parità di genere: la Casa internazionale delle donne. Tappa obbligata, dopo la statua equestre di Anita Garibaldi, è l' unico busto femminile sul Gianicolo, quello di Colomba Antonietti: quando il marito aderì alla Repubblica Romana, lei si tagliò i capelli e vestì l' uniforme da bersagliere, combattendo al fianco dei patrioti fino alla morte sul campo a Porta San Pancrazio. Dai monumenti ai ristoranti: "Romolo", in via di Porta Settimiana, nel cui forno, vuole la leggenda, cuoceva il pane Margherita Luti, la "Fornarina" di Raffaello; oggi un suo ritratto per mano di Renato Guttuso campeggia sui menu.
 
E non lontano, sull' isola Tiberina, la "Sora Lella" che fu di Elena Fabrizi. Altra figlia del popolo, come il fratello Aldo, nata da un facchino e da una fruttivendola di Campo de' Fiori. «Una voce di Roma fantastica» secondo Verdone, che però, per reclutarla sul set, dovette vincere le resistenze di Sergio Leone, convinto che Lella «sembra er fratello co la parrucca». Ogni passeggiata diventa pretesto per dar voce alle grandi donne di ieri e di oggi. Come Lidia Ravera, che ricorda il suo approdo in città giovanissima con «due paia di jeans, un quadernetto e tre libri»; o santa Francesca Romana, sposa per forza, a neppure tredici anni, di un macellaio possidente, poi crocerossina ante-litteram ai tempi della peste in città. Girovagando tra giardini e cortili si può scoprire così che, tra i 500 associati dell' Accademia dei Lincei, ci sono ancora solo 18 donne, da Rita Levi Montalcini a Margherita Hack. O esplorare il complesso di San Michele a Ripa, progettato nel ' 600 per quattro categorie:i «poveri vecchi», le «miserabili vecchie», i «poveri ragazzi» e le «povere zitelle orfane, le quali, come prive di padreo di chi ne avesse amorevole cura, non più restassero per strada esposte al fomento dei vizi e al ludibrio della disgrazia». Il viaggio continua col secondo volume, di prossima pubblicazione, che esplorerà l' altra sponda del Tevere, tra il Ghetto, l' Aventino, la Garbatella, sempre sulle tracce di passi femminili.