Dalla più antica delle violenze alla violenza odierna del terrorismo di Grazia Labate 

Il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne migliaia di iniziative sono in campo per rinnovare l'impegno contro la cultura della violenza e per affermare la libertà e i diritti delle donne per continuare a sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni su un fenomeno che presenta ancora dati allarmanti


Una recente analisi dell'Istat evidenzia che 6 milioni di donne (una su tre) nel corso della propria esistenza ha subito uno o più atti di violenza fisica.

La violenza contro le donne è fenomeno ampio e diffuso. 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri.

Le donne straniere hanno subìto violenza fisica o sessuale in misura simile alle italiane nel corso della vita (31,3% e 31,5%). La violenza fisica è più frequente fra le straniere (25,7% contro 19,6%), mentre quella sessuale più tra le italiane (21,5% contro 16,2%). Le straniere sono molto più soggette a stupri e tentati stupri (7,7% contro 5,1%). Le donne moldave (37,3%), rumene (33,9%) e ucraine (33,2%) subiscono più violenze. I partner attuali o ex commettono le violenze più gravi. Il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o precedente. Gli autori di molestie sessuali sono invece degli sconosciuti nella maggior parte dei casi (76,8%). 

Il 10,6% delle donne ha subìto violenze sessuali prima dei 16 anni. Considerando il totale delle violenze subìte da donne con figli, aumenta la percentuale dei figli che hanno assistito ad episodi di violenza sulla propria madre (dal 60,3% del dato del 2006 al 65,2% rilevato nel 2014) 

Le donne separate o divorziate hanno subìto violenze fisiche o sessuali in misura maggiore rispetto alle altre (51,4% contro 31,5%). Critica anche la situazione delle donne con problemi di salute o disabilità: ha subìto violenze fisiche o sessuali il 36% di chi è in cattive condizioni di salute e il 36,6% di chi ha limitazioni gravi. Il rischio di subire stupri o tentati stupri è doppio (10% contro il 4,7% delle donne senza problemi). 

Altro dato allarmante è che gli episodi più gravi riguardano le donne mature e vi sono sempre più casi di stupro ai danni delle giovanissime. 

Per queste ragioni, sono previste iniziative - incontri, spettacoli teatrali, proiezioni di film, volantinaggi, distribuzione di materiale informativo ecc. - in luoghi pubblici e nei luoghi di lavoro, in tutta Italia, così come in Europa e nel mondo.

  Tutte queste iniziative si collocano  in una fase della vita del mondo attraversata dalla violenza cieca del terrorismo, ed assumono, quindi, anche un significato più grande. Il mondo è cambiato in poche settimane: dalle braccia aperte della cancelliera Angela Merkel ai rifugiati siriani si è passati alle frontiere blindate e all'allarme terrorismo dopo la strage di Parigi.

Essere più vulnerabili però non significa cedere all'irrazionalità e alla paura.  La vulnerabilità millenaria delle donne alla violenza è venuta fuori impetuosa nel corso della storia si è materializzata nel corso del secolo scorso ed in questo difficile millennio con una resilienza e una capacità di denuncia e proposte non solo ordinamentali, dichiarative o celebrative, ma fattuali.

Dai centri antiviolenza, alle mille azioni di sostegno, conoscenza della fenomenologia, azioni tenaci e coraggiose di denuncia a tutti i livelli, sociali e culturali, perché la coscienza delle cose è un’arma formidabile per vincere la paura, vivere e non solo sopravvivere, imprimere un corso diverso alle relazioni umane, sociali, culturali, istituzionali per fronteggiare un nemico subdolo, che si annida fra noi e che quando si manifesta provoca orrore, paura e morte.

E’ stato ed è un cammino difficile, ma non impossibile. Infatti, educare al rispetto dell’altro, alla diversità, ai sentimenti ed all’amore, è una cosa molto rilevante: “No alla violenza”, quindi, “no” a ritenere tutto una “cosa”, una “proprietà”, un dominio.

Solo attraverso una grande operazione culturale, che impegni tutti, che sia  condivisa, da Uomini e Donne, di tutte le religioni e razze,  si potrà sconfiggere la violenza sulle donne ed ogni altra violenza. Contro ogni violenza oggi più che mai occorre non cedere alla paura, ma vivere sapendo di poter e dover costruire il cemento profondo delle libertà individuali e collettive: il rispetto dei diritti costituzionali che il tempo non ingiallisce, ma richiama sempre al loro inveramento quotidiano.

Grazia Labate