Il Diritto e il Gioco dell’Oca (Aspettando il Sapiens-Sapiens) di Antonella Bellino

Leggevo un interessante carteggio tra Albert Einstein e Sigmund Freud (1932), nel quale lo scienziato interpellava il padre della psicanalisi circa la possibilità per l’uomo di superare la violenza. La domanda esatta era:  “C’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra?”. In particolare, Einstein chiedeva a Freud se vi fossero ostacoli psicologici antropologicamente insuperabili o se fosse possibile per l’Uomo superare l’istinto di sopraffazione a favore di una convivenza sociale senza violenza e retta dal diritto. 


Dopo aver illustrato il passaggio dalla forza muscolare alla forza intellettuale nell’uso della violenza dei più forti sui più deboli, nella sua risposta Freud ripercorre il fulcro della questione, richiamando il concetto de “l’union fait la force”. E individuando nel diritto la forza di una comunità. Poi, continua così:

La cosa è semplice finché la comunità consiste solo di un certo numero di individui ugualmente forti. Le leggi di questo sodalizio determinano allora fino a che punto debba essere limitata la libertà di ogni individuo di usare la sua forza in modo violento, al fine di rendere possibile una vita collettiva sicura. Ma un tale stato di pace è pensabile solo teoricamente, nella realtà le circostanze si complicano perché la comunità fin dall’inizio comprende elementi di forza ineguale, uomini e donne, genitori e figli, e ben presto, in conseguenza della guerra e dell’assoggettamento, vincitori e vinti, che si trasformano in padroni e schiavi. Il diritto della comunità diviene allora espressione dei rapporti di forza ineguali all’interno di essa, le leggi vengono fatte da e per quelli che comandano e concedono scarsi diritti a quelli che sono stati assoggettati. Da allora in poi vi sono nella comunità due fonti d’inquietudine - ma anche di perfezionamento - del diritto. In primo luogo il tentativo di questo o quel signore di ergersi al di sopra delle restrizioni valide per tutti, per tornare dunque dal regno del diritto a quello della violenza; in secondo luogo gli sforzi costanti dei sudditi per procurarsi più potere e per vedere riconosciuti dalla legge questi mutamenti, dunque, al contrario, per inoltrarsi dal diritto ineguale verso il diritto uguale per tutti. Questo movimento in avanti diviene particolarmente notevole quando si danno effettivi spostamenti dei rapporti di potere all’interno della collettività, come può accadere per l’azione di molteplici fattori storici. Il diritto si può allora conformare gradualmente ai nuovi rapporti di potere, oppure, cosa che accade più spesso, la classe dominante non è pronta a tener conto di questo cambiamento, si giunge all’insurrezione, alla guerra civile, dunque a una temporanea soppressione del diritto e a nuove testimonianze di violenza, in seguito alle quali viene instaurato un nuovo ordinamento giuridico. C’è anche un’altra fonte di mutamento del diritto, che si manifesta solo in modi pacifici, cioè la trasformazione dei membri di una collettività, ma essa appartiene a un contesto che può essere preso in considerazione solo più avanti...”.

La risposta di Freud a Einstein è lunga e articolata, e vale davvero la pena leggerla tutta.

http://www.iisf.it/discorsi/einstein/carteggio.htm

Al di là della facile osservazione sul fatto che questo carteggio risale agli anni che precedono la seconda guerra mondiale, mi chiedo se non sia utile interrogarsi sullo strano e faticoso modo di progredire della comunità umana.

Adesso che l’umanità è, almeno potenzialmente, tutta collegata, ci rendiamo conto che la veloce conquista del più diffuso benessere per una comunità così ampia come quella europea, conosciuto dal secondo dopo guerra ai giorni nostri, sta attraversando una nuova fase. E pare di dover dare ascolto a Freud, quando dice che “i successi della conquista di regola non sono durevoli”. Che lo si voglia o no,  una ricomposizione degli equilibri su scala più ampia non solo sembra inevitabile ma anche auspicabile, perlomeno “per inoltrarsi dal diritto ineguale verso il diritto uguale per tutti”.

Tuttavia, come sottolinea Freud, gli andamenti non sono affatto lineari né certi. Un po’ come nel Gioco dell’Oca. Così, se capiti nella casella “ Il diritto si conforma alle novità” vai 10 caselle avanti; se capiti nella casella “il signore si erge al di sopra dei diritti per tutti”, torni alla casella di partenza; se a più di un giocatore capita quest’ultima casella, si torna tutti al Via e si riparte solo se c’è almeno qualcuno che si allea con qualcun altro per buttare giù i muri, primo fra tutti, il grande muro della violenza…

Poi certo, si può anche avere una gran fortuna ai dadi e tirar fuori i numeri giusti per capitare nella casella“trasformazione dei membri di una collettività”. Ma in quel caso temo non basti la fortuna…

 

Antonella Bellino