Le città italiane viste dalle donne
di Francesca Sironi, da La Repubblica del 14 ottobre 2011

Sicurezza, ambiente, condivisione. Sono le parole d'ordine degli spazi urbani visti al femminile. Molte sono affezionate, tante, soprattutto giovani, se ne vorrebbero andare. Lo rivela un'indagine di Astra Ricerche, di cui scrive oggi il quotidiano romano.

Bella, accogliente, ma spesso mal governata e carente di servizi. E' la città vista dalle donne. Per amarla, bastano la sua natura, i monumenti, la gente estroversa e simpatica. Per odiarla, le strade poco illuminate, l'inquinamento, la mancanza di verde. E' il ritratto di una relazione fedele ma piena di contrasti quello che emerge dall'indagine condotta da AstraRicherche su 1781 donne italiane dai 18 ai 60 anni, di cui 750 nelle città di Roma, Milano, Napoli e Torino. Una ricerca commissionata dall'Osservatorio Cera di Cupra per scoprire come potrebbe essere una città pensata al femminile.
Città mia, non ti conosco. Il 43% delle donne intervistate dice di amare il proprio paese perché "bello per sua natura" o per le sue tradizioni. I problemi iniziano sui servizi e la realtà di ogni giorno: il 28% dice che la propria città è mal governata, il 21% la considera anche noiosa e con poche attività culturali, il 15% si lamenta per il traffico e l'inquinamento. Ma la maggior parte delle donne è comunque soddisfatta dal proprio paese: perché calmo, verde, vissuto da "gente estroversa e simpatica".
Fra le grandi città, Roma e Torino spiccano per l'affetto delle proprie abitanti. La capitale d'Italia è amata per la sua storia e le bellezze artistiche (il 68% e il 75% per cento delle residenti dice di apprezzarla per questo), anche se pesa il traffico (considerato un disvalore dal 60%) e lo stress (sentito dal 25% delle donne). Per fortuna che è romantica: secondo il 35% delle intervistate, Roma è una città "che fa innamorare".
Torino detiene il record di giudizi positivi: primeggia indiscussa per parchi e giardini (il 50% delle abitanti considera "verde" la città), per la sua storia e le opere d'arte. Ma la capitale sabauda spicca soprattutto per i servizi: il 62,5% delle abitanti considera più che soddisfacenti i trasporti, le scuole, l'assistenza per le donne. Inquinamento, stress e sensazione di decadenza sono ai minimi, sotto il 10%, anche se la gente non è certo accogliente: solo il 12% delle torinesi considera i suoi concittadini persone piacevoli con cui chiacchierare.
Napoli spicca ancora per la sua allegria: il 42% delle donne ama i napoletani per la loro simpatia. Ma c'è una diffusa sensazione di crisi: più del 30% delle abitanti considera la città decaduta rispetto al passato. Napoli è maglia nera soprattutto per i servizi: solo il 21% delle donne considera la città efficiente, a fronte di una media italiana del 30%.
Milano è bollino rosso praticamente in tutto: le milanesi sono abbastanza indifferenti alla sua bellezza (solo il 30% delle donne la considera interessante, il 15% bella per sua natura), e tendenzialmente molto arrabbiate per i suoi difetti, traffico, inquinamento, mancanza di verde. La metà delle abitanti arriva a definire l'aria di Milano "irrespirabile".
Sentimenti positivi per la propria città spiccano soprattutto nel triveneto, vero Eden italiano al femminile da quanto emerge dalla ricerca. Quasi metà delle abitanti dice infatti di amare il proprio paese. A nord fa eccezione Milano, con il 40% delle residenti che ha un parere negativo sulla città. La media italiana, comunque, è abbastanza rassicurante: il 32% delle donne ha un atteggiamento positivo verso il luogo in cui vive, contro il 26% che lo apprezza molto poco.
Sentirsi a casa. A cosa non rinuncerebbe mai, una donna, nella propria città? Alla sua casa. Così ha risposto ben il 75% delle donne. Che non se ne andrebbe dal proprio paese, perché lì, in quel luogo a volte mal sopportato, si trovano le proprie mura, impossibili altrove. Solo a lunga distanza arrivano altri elementi: il medico (23%), il quartiere (22%), il luogo d'incontro preferito con le amiche (22%), i negozi, la scuola, il parco, il parrucchiere (15%) o i monumenti.
Se il 60% delle donne si dice tutto sommato "soddisfatta" della propria città, un buon 40% la ritiene invece molto lontanta dai propri desideri. L'affetto aumenta nel Triveneto (67% di pollici alzati per la terra di Venezia, Trieste e Trento) e in città come Torino (73%) e Roma (70%).
Ben cinque e milioni e mezzo di donne, il potenziale rappresentato dal 31% del campione, vorrebbe andarsene dalla propria città, l'11% se ne sta già andando, tutte le altre invece non si muoverebbero mai dal paese in cui sono nate. Pronte a far le valigie sono soprattutto le ragazze dai 18 ai 24 anni. Fra di loro il 20% è sul punto di partire. Più o meno la stessa percentuale è quella delle napoletane che si considerano in parte già "migranti", con un piede fuori dalla città.
Ma dove vogliono andare tutte queste ragazze? La prima meta è Roma, dove vorrebbe andare il 20% delle "migranti", seguita da Firenze e Milano. All'estero sul podio troviamo Parigi, Londra e New York.
Voglia di cambiare. Come può la città diventare più femminile? Innazitutto, devono aumentare luoghi d'incontro e condivisione pensati per le donne. E' quasi il 26% delle intervistate a chiederlo, in termini di "spazi di dibattitto per donne", "associazioni femminili", "gruppi di incontro", "spazi per divertirsi insieme".
Per stare bene serve sicurezza, al secondo posto tra i desiderata delle donne, seguita da iniziative culturali, ancora spazi ricreativi, trasporti pubblici, asili nido, consultori e aiuti all'occupazione. La metà delle intervistate, nelle domande a risposta aperta, ha insomma espresso la volontà di avere più servizi pensati proprio per le donne, dove il benessere femminile sia al centro dell'attività.
Sulle pari opportunità c'è ancora moltissimo da fare, soprattutto al sud. Napoli detiene purtroppo il primato: più di metà delle sue residenti ritiene che lì vi siano meno opportunità per le donne rispetto al resto d'Italia. Contraltare della città partenopea è Milano, dove il 40% delle abitanti pensa che le donne stiano meglio che altrove, al lavoro e non solo.
Francesca Sironi