Il 22 aprile la seconda Giornata nazionale della salute della donna

Com’è lo stato di salute delle donne in Italia? Torna il 22 aprile la Giornata per la salute della donna La seconda edizione della Giornata nazionale per la salute della donna, in programma a Roma il 22 aprile, lanciata dal ministro per la salute Beatrice Lorenzin si articolerà in una grande tavola rotonda divisa in tre sessioni che affronteranno i temi della salute delle donne durante tutto il loro ciclo di vita. Seminari, incontri e poi stand e gazebo dove le associazioni di pazienti e le società scientifiche divulgheranno materiale informativo ai visitatori. 

Sempre il 22 aprile, porte aperte negli ospedali con il bollino rosa: sono oltre 150 le strutture in tutta Italia che aderiscono all'iniziativa (H)Open Week con l’obiettivo di promuovere l’informazione e i servizi per la prevenzione e la cura delle principali patologie femminili. L'iniziativa, giunta alla seconda edizione, è promossa dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) con il patrocinio di 22 società scientifiche.    Nella settimana dal 18 al 24 aprile saranno offerti gratuitamente alle donne visite, consulti, esami strumentali e saranno organizzati eventi informativi e molte altre attività nell’ambito di 13 aree specialistiche: diabetologia, dietologia e nutrizione, endocrinologia, ginecologia e ostetricia, malattie e disturbi dell’apparato cardio-vascolare, malattie metaboliche dell’osso, medicina della riproduzione, neurologia, oncologia, psichiatria, reumatologia, senologia, sostegno alle donne vittime di violenza.   Nella Giornata del 22 aprile, inoltre, anche Federfarma è pronta a collaborare offrendo la misurazione gratuita della pressione alle donne che entreranno in farmacia e distribuendo al pubblico gli opuscoli di Lo sai mamma?, la collana di guide con consigli per la mamma realizzata da Federfarma in collaborazione con l’Istituto Mario Negri di Milano e l’Acp, Associazione culturale pediatri.     L’obiettivo è comune:  unire le forze e le competenze per promuovere in Italia la medicina di genere e richiamare l’attenzione delle istituzioni, del mondo scientifico-accademico e sanitario-assistenziale nonché della popolazione sulla salute della donna.   Gli ultimi dati ISTAT e quelli dell’indagine di Osservasalute ci dicono che: le donne italiane hanno un’aspettativa di vita di 85 anni, contro gli 80,3 degli uomini; quelle che un tempo erano ritenute malattie a prevalenza maschile come malattie cardiovascolari, obesità, carcinoma polmonare, sono ora fra le principali cause di morte per le donne.   Rispetto agli uomini consumano più farmaci, con una prevalenza d’uso del 67,5% contro il 58,9% negli uomini, fumano di meno - il 14,8% di donne dichiara di fumare sigarette rispetto al 24,5% di uomini - e fanno meno uso di alcol - le consumatrici a rischio sono l’8,2% rispetto al 22,7% dei consumatori. Nonostante le donne in sovrappeso siano meno degli uomini (28,2% contro 44,8%), sono loro a praticare meno sport e a essere più sedentarie: solo il 10,3% fa attività sportiva con continuità e il 44,1% è sedentaria, contro, rispettivamente il 27,1% e il 35,5% degli uomini.     Oltre i dati, gli argomenti spaziano dalla sicurezza dei punti nascita alla tutela della fertilità, dalla prevenzione cardiovascolare declinata al femminile alla depressione nei cicli vitali della donna, dallo stato dell’arte della ricerca oncologica in rosa, alle problematiche associate a sovrappeso e obesità femminili, dal dolore cronico alle malattie autoimmuni, dalle demenze alla condizione della donna anziana e alla violenza di genere.     Si stima che circa il 10% dei parti avvenga ancora in luoghi considerati non sicuri, impreparati alle emergenze perché hanno un volume di attività inferiore ai 500 parti/anno. Questo numero è considerato il valore minimo per garantire sufficiente esperienza e adeguata organizzazione.   Le malattie cardiovascolari non sono più un problema esclusivamente del genere maschile, ma costituiscono la principale causa di morte e disabilità nella popolazione femminile in età superiore ai 50 anni, cioè i problemi insorgono 10-15 anni più tardi rispetto agli uomini, merito degli estrogeni ovarici, prodotti nel corso della vita fertile, che svolgono un’azione protettiva sull’apparato cardiovascolare.   Il 30% di tutte le patologie femminili riguarda l’area della salute mentale ( malattie psichiatriche e neurologiche). Protagonista in questo scenario è la depressione maggiore che colpisce le donne da due a tre volte più degli uomini, dall’adolescenza all’età adulta e che spesso si accompagna ad altri disturbi psichici tipicamente declinati al femminile, come ansia, disturbi del sonno e del comportamento alimentare.   Prevenzione primaria e diagnosi precoce restano le principali armi di difesa verso le malattie oncologiche ove sono stati fatti enormi progressi per quanto riguarda la terapia grazie agli innovativi farmaci target, utilizzati affianco delle tradizionali chemio e radioterapie.   In Occidente circa 12 milioni di donne soffrono di dolore cronico. Tra le cause più comuni vi è l’artrite reumatoide, l’osteoporosi , la fibromialgia. In ambito ginecologico le cause di dolore cronico più comuni sono il dolore pelvico, la dismenorrea e l’endometriosi. Il dolore delle donne è diverso da quello degli uomini così come la risposta ai trattamenti e gli effetti collaterali ai farmaci di più comune impiego.   Il mondo degli anziani è prevalentemente un mondo al femminile. In Italia nascono più bambini che bambine, ma dopo i 50 anni prevalgono le donne. Nonostante la maggiore longevità, la donna ha più patologie e ha una salute percepita peggiore rispetto a quella dell’uomo : al di sopra dei 75 anni, una donna su tre presenta la sindrome della fragilità, una su due è affetta da almeno due malattie croniche.   Tutto ciò chiama in causa il ruolo fondamentale della medicina di genere. Il nostro Parlamento deve affrontare, e le proposte non mancano, una legge che declini il pieno ruolo di questo approccio formativo, di ricerca, di implementazione di strumenti assistenziali complessivamente intesi, per la salute ed il benessere della popolazione femminile. Le tante esperienze in atto in Italia ed all’estero dimostrano come la medicina di genere   apporta efficacia, efficienza e qualità delle cure non solo per le donne ma per l’intera società.   Non si può più ignorare che la longevità si declina al femminile ma vivere più a lungo deve poter significare vivere meglio ed in buona salute.   Quando si spegneranno i riflettori sulla giornata del 22 aprile teniamoli accesi con una forte iniziativa istituzionale e legislativa per dare coerenza e validità a tutte quelle esperienze che possano dare alla medicina quella valenza culturale e scientifica ricca della diversità e della differenza di genere che ne implementa il valore generale per tutta l’umanità.   Grazia Labate Ricercatore in economia sanitaria