"A mano libera". Donne tra prigioni e libertà

“A mano libera” è un piccolo gioiello. Raccoglie pensieri e riflessioni di detenute e non detenute sul tema delle prigioni e della libertà.

“A mano libera” è il frutto del Laboratorio tenuto dal novembre 2016 al maggio 2017 nella Casa circondariale di Rebibbia da Tiziana Bartolini e Paola Ortensi per “Noi donne” e “Noi donne Tre Punto Zero. Ma in realtà il progetto è in piedi da tre anni.


Ho avuto l’occasione di partecipare all’”evento” finale a Rebibbia con la lettura da parte delle autrici dei loro testi-riflessione. Ho pensato che finalmente questo è un lavoro veramente utile, pieno di significati, ricco di umanità, un confronto vero.

A Rebibbia ci sono ca 350 detenute (la metà straniere).I reati sono prevalentemente spaccio di droga e in misura minore sfruttamento della prostituzione, furti e delitti contro la persona. Come sottolinea Ida Del Grosso, giovane e attiva Direttrice dell’Istituto di pena, “…le donne sono doppiamente vittime…molte sono succubi di personaggi maschili(padri, fidanzati, fratelli..) i loro reati sono riconducibili a queste relazioni affettive o familiari….non riescono a dire dei no che talvolta sarebbero fondamentali  per salvarsi”  Del Grosso, nella sua intervista, parla anche del concetto di “rieducazione” definendolo un po’ superato. Il carcere deve aiutare a scoprire talenti che non si sapeva di possedere, a ricostruire la fiducia in se stesse.

Per questo il Laboratorio è un progetto “utile”, costruito sulle parole (ma non fatto di chiacchiere), sulla scrittura come dialogo con sé e con le altre.

“A mano libera” si presta a vari piani di lettura.

C’è la criticità della  situazione carceraria con le sue strette regole ma anche  la consapevolezza che il silenzio, il tempo vuoto, il sapere e lo studio sono leve potenti per una valutazione autonoma della propria esperienza e per “ricominciare”.

C’è il rapporto  tra condizione femminile e reato dove al fondo, insieme a cause di povertà e/o deprivazione culturale, gioca una concezione sbagliata dell’amore come annullamento di sé.

C’è il lavoro su di sé. Il silenzio della condizione carceraria porta a riflettere sulla propria libertà interiore, su quel “dentro e fuori” che non è rappresentato solo dalle sbarre ma da come affrontiamo la vita, dalla nostra forza e dalla nostra volontà.

E le detenute di Rebibbia, le “diversamente libere”, hanno prodotto pensieri e parole di grande determinazione e di grande tenerezza.

Molto buona è stata anche l’idea di inserire riflessioni ed esperienze di non detenute; il tema della libertà e delle prigioni riguarda e impegna tutte e tutti.

 “A mano libera” colpisce veramente perché è il frutto di un lavoro che vuole restituire speranza e dignità senza pregiudizi e, nella sua profonda semplicità, aiuta tutti noi a riflettere su temi così decisivi.

Ordinate questo volumetto sul sito www.noidonne.org e regalatelo ai vostri amici. E’ un grande dono: un piccolo gioiello!

Alessandra Tazza