Roma, 8 marzo 2012: Iatliane e nuove italiane per l'Italia
riflessione di Abdi Anab Farah, mediatrice culturale somala

Provo un profondo senso di rispetto per il Milite Ignoto, rispetto verso chi ha dato la vita per gli ideali e l’amore per la sua terra e le sue Genti: rispetto per tutti quegli uomini e tutte quelle donne che stavano al loro fianco, nella lotta e negli affetti.

Provo un profondo senso di rispetto per il Milite Ignoto, rispetto verso chi ha dato la vita per gli ideali e l’amore per la sua terra e le sue Genti: rispetto per tutti quegli uomini e tutte quelle donne che stavano al loro fianco, nella lotta e negli affetti.
E’ un onore aver ricevuto  l’invito per la solenne occasione all’Altare della Patria,  datami come nuova cittadina italiana, quale mi sono sempre sentita da quando nel ‘93 mi fu conferita per lavoro; da quando nel lontano 1983 sposai questo  Paese e lo scelsi come mia dimora, dove diedi un nuovo corso alla mia vita e diedi alla luce mio figlio; dove ebbi la libertà di amare la mia madre Patria di origine e dove mi scoprii cittadina del mondo, conoscendo tante persone meravigliose, soprattutto e naturalmente italiane, soprattutto donne.
E’ un privilegio  essere stata chiamata a partecipare da donne che fanno azioni concrete, ogni giorno per migliorare la vita di altre donne e non solo, senza mai scollegarle dal fondamentale loro ruolo e status quo di persone a 360° gradi.
E’ un dovere la nostra solidarietà con tutte le donne che soffrono nel mondo per diritti negati e ingiustizie, ovunque esse si trovino e come disse qualcuno saggiamente: quando aiuti una madre, aiuti i figli e tutta la famiglia.
Anab Farah Abdi