Roma, 8 marzo 2012: Italiane e nuove italiane per l’Italia
Riflessione di Ingrid Stratti, Presidente del Consiglio delle Comunità Albanesi d’Italia (C.C.A.I.)

In qualità di Presidente del Consiglio delle Comunità Albanesi d’Italia (C.C.A.I.), questo 8 marzo lo dedico a tutte le donne albanesi che con la loro determinazione, forza e consapevolezza di sé in questi vent’anni d’immigrazione albanese in Italia hanno saputo diventare facilitators di convivenza tra culture diverse combattendo stereotipi e pregiudizi in quanto portatrici di ricchezza, cambiamento ed innovazione sul piano culturale e sociale.

Nilde Iotti è una madre della nostra Repubblica. Ne è stata un’artefice tenace partecipando ai momenti cruciali della sua fondazione e sviluppo. Vi partecipò da donna rendendo evidente il nuovo inizio della democrazia repubblicana: nuova ed inedita perché costruita anche dalle donne. L’8 marzo, italiane e nuove italiane saliremo insieme all’Altare della Patria per portare la corona della nostra Fondazione che ha come primo obiettivo quello di fare vivere nella società di oggi, soprattutto fra i giovani, il suo senso della politica e il suo stile: quello di una donna dedita ai valori della libertà, solidarietà e giustizia sociale, che si è affermata nella politica facendo leva sui suoi meriti, sulle sue risorse, sulla sua forza individuale, ma sempre tenendo vivo il legame con le altre donne. La continuità di questo legame si rinnova ora grazie alla nostra Presidente, On. Livia Turco, che con grande impegno si batte per la valorizzazione delle competenze femminili nella costruzione della convivenza tra italiani e migranti.
A livello mondiale, quasi la metà dei migranti sono donne (49,6%) ed in Europa le donne migranti sono una netta maggioranza (53,4%), spesso primomigranti e lavoratrici (Trends in Total Migrant Stock: The 2005 Revision, New York, United Nations, 2006). La femminilizzazione delle migrazioni ha a che vedere con la domanda di lavoro ma è anche una scelta cosciente. Va riconosciuto che mettersi in marcia richiede coraggio, a fronte delle barriere alla mobilità, dei rischi di sfruttamento, discriminazione, pregiudizio, dei lunghi e tortuosi percorsi per arrivare ad uno status regolare, talvolta dei pericoli per l’incolumità sulle rotte dell’ingresso non autorizzato. Questo 8 marzo, il mio pensiero commosso va a tutti i bambini, donne e uomini che hanno perso la vita nella ricerca del loro sogno di una vita di dignità e libertà in Italia.
In Italia risiedono oltre quattro milioni e mezzo di stranieri (ISTAT, 2010) dei quali quasi cinquecento mila sono albanesi, facendo così della comunità albanese la prima comunità di stranieri non comunitari residenti in Italia. In qualità di Presidente del Consiglio delle Comunità Albanesi d’Italia (C.C.A.I.), questo 8 marzo lo dedico a tutte le donne albanesi che con la loro determinazione, forza e consapevolezza di sé in questi vent’anni d’immigrazione albanese in Italia hanno saputo diventare facilitators di convivenza tra culture diverse combattendo stereotipi e pregiudizi in quanto portatrici di ricchezza, cambiamento ed innovazione sul piano culturale e sociale.
Ingraid Stratti