Maria Pia Mancini: una vita spesa per le donne agricole italiane, di Alessandra Tazza

Ho avuto la fortuna ed il privilegio di lavorare insieme a lei, di vedere con quanto garbo sapesse affrontare le numerose questioni che una gestione complessa come è quella di un movimento presente su tutto il territorio nazionale, può presentare.


Maria Pia ci ha lasciato pochi giorni fa. Era una imprendtrice agricola della provincia di Grosseto

E’ stata Delegata nazionale del Movimento Femminile della Coldiretti dal 1977 al 1989, ha rappresentato le donne di Coldiretti nella Commissione nazionale di Parità, nella Commissione femminile del Copa(organizzazione europea degli agricoltori) ed ha ricoperto successivamente il ruolo di VicePresidente nazionale di Coldiretti.
Negli anni del suo impegno nazionale ha guidato alcuni passaggi fondamentali per l’evoluzione del ruolo delle donne nell’agricoltura italiana.

Uno spartiacque fu l’’approvazione della riforma del diritto di famiglia (1975) e dell’art. 230 bis sull’impresa familiare che riconobbero la parità tra i coniugi, la comunione dei beni e per tutti i familiari che lavorano nell’impresa familiare una serie di diritti, dalla partecipazione alle decisioni d’impresa alla partecipazione agli utili.

C’era un prima, fatto di donne che lavoravano nella famiglia e nell’azienda in ruoli subalterni, legate ad una dimensione del dovere con scarsi riconoscimenti sociali, spesso segnate anche fisicamente dalla fatica.

Si costruì un dopo, con la progressiva acquisizione da parte delle donne di una diversa percezione di sé come donne, come cittadine, come agricoltrici. La consapevolezza dei propri diritti è l’elemento nuovo che trasforma il lungo interminabile elenco dei doveri. Un nuovo concetto di responsabilità personale ed autonoma, anche se condivisa, si fa luce sia nella dimensione familiare che in quella lavorativa.

Maria Pia ha accompagnato e guidato con intelligenza questo passaggio fondamentale, un passaggio prima di tutto culturale che ha avvicinato l’esperienza delle donne dell’agricoltura a quella delle donne “urbane” che più da vicino vivevano i riflessi e le ripercussioni dell’atttività dei movimenti femminili e femministi dell’epoca.
Sono anni di intenso lavoro per Maria Pia e per il Movimento Femminile che si snodano su diversi versanti.

Il primo, all’interno del Movimento e della Coldiretti tutta. Una infinita serie di iniziative, convegni e incontri formativi in tutta Italia sostiene ed incoraggia le donne agricoltrici mentre si produce una richiesta sempre più precisa ed incisiva di maggiore presenza femminile nella gestione dell’Organizzazione generale.

Il secondo all’esterno con la promozione di normative specifiche. Nel 1987 arriva la “Tutela della maternità delle lavoratrici autonome” che finalmente sostituisce un “assegno di natalità” considerato ormai offensivo dalle agricoltrici. E nel 1992 la legge sulle “Azioni positive per l’imprenditoria femminile” che rappresenta una spinta definitiva verso l’esercizio di un ruolo imprenditoriale da parte delle donne agricole.

Ma “fuori” c’era anche un altro lavoro da fare. Occorreva far conoscere e valorizzare il percorso delle donne delle campagne, c’era la necessità di uscire da una certa marginalità culturale in cui il mondo agricolo era stato relegato da una idea di modernità e di sviluppo di cui oggi finalmente misuriamo tutti i limiti.

Il Movimento si aprì al confronto con mondi esterni, con altre realtà associative e politiche in un dialogo che voleva essere a tutto campo. In questo quadro fu certamente “storico” l’incontro con le donne del Partito comunista italiano, allora guidate da Livia Turco, che proposero una interlocuzione sulla loro proposta della “Carta delle donne”. Era la prima volta: Maria Pia guidò la delegazione con piena convinzione e con grande apertura.

Poi volle e sostenne l’inserimento delle rappresenti di Coldiretti in tutti gli organismi di parità a tutti i livelli territoriali e valorizzò al massimo la presenza a livello europeo. Anzi si preoccupò sempre che al momento delle prese di decisione nella Commissione femminile europea la rappresentanza italiana, pur differenziata tra le diverse organizzazioni di appartenenza , uscisse con una voce unica. E dava cosi’ valore sia al momento europeo che al dialogo tra donne di diverse organizzazioni in nome del bene comune delle agricoltrici

Se oggi l’imprenditoria femminile agricola è cosi’ vivace ed innovativa, una risorsa per la crescita del Paese, lo si deve anche al grande lavoro di Maria Pia e del suo Movimento.
Io ho avuto la fortuna ed il privilegio di lavorare insieme a lei, di vedere con quanto garbo sapesse affrontare le numerose questioni che una gestione complessa come è quella di un movimento presente su tutto il territorio nazionale, puo’ presentare

A Maria Pia volevano molto bene le “sue donne” e godeva del rispetto e della simpatia di quanti avevano occasione di incontrarla. Anche perché aveva connaturato un tratto autenticamente gentile, da vera signora. Sapeva ascoltare, non si imponeva ma dialogava e convinceva.

E’ stata una grande dirigente del mondo femminile agricolo! Spero che il suo contributo non venga dimenticato e le giovani agricoltrici di oggi non perdano la memoria di quanto impegno è costato il percorso di emancipazione e affermazione delle loro madri ed in definitiva di loro stesse.

Infine c’è stato tra di noi un rapporto professionale e umano vero, fatto di amicizia e condivisione, spesso di complicità, sempre di rispetto reciproco.
Maria Pia era una delle persone più “belle” che ho conosciuto.

Alessandra Tazza