La Madri della Costituzione, di Eliana Di Caro. Recensione di Graziella Falconi

Il libro di Di Caro, dà conto del lavoro di ciascuna delle 21 Costituenti, come ad esempio, del dibattito sulla famiglia e della mediazione di Nilde Iotti per arrivare a una soluzione condivisa da parte comunista e democristiana. A Nadia Spano fu affidato il compito di celebrare , per la prima volta in Parlamento, l’8 marzo.


Il 10 marzo 1946, con Decreto luogotenenziale - ‘ Norme per l’elezione dei deputati all’Assemblea Costituente’- , si stabiliva che i cittadini e le cittadine italiane, che il giorno delle elezioni avessero compiuto il 25º anno di età , erano eleggibili all’assemblea costituente.

È la prima rivoluzione dell’Italia unita. E come tutte le rivoluzioni suscitò sospetti e timori. Si temeva che le donne avrebbero disertato le urne, e che, se pure si fossero recate a votare, avrebbero espresso un voto pasticciato.

Bisognò insegnare alle donne a votare , andando casa per casa. E lo fecero soprattutto altre donne, con la pazienza tanto più necessaria quando si trattava di analfabete o di persone anziane, timorose di sbagliare. Come racconta una donna dell’Unione donne italiane – protagonista della battaglia per il suffragio universale – “… era bello entrare in una casa e sentirsi accolti dal sorriso di una donna che diceva semplicemente: “ Sì, lo so, la pupazza”, riferendosi all’Italia, turrita simbolo della Repubblica.

Reazioni diverse: c’era anche chi sbatteva la porta difronte a quelle donne che iniziavano ‘ a fare politica’ e che dovevano rassicurare di voler continuare a essere brave mamme, brave spose, brave sorelle, ma accanto a quest’opera quotidiana volevano anche partecipare alla ricostruzione del nostro paese e partecipare fattivamente alla vita pubblica.

Nell’Italietta arretrata c’era il timore, nutrito da un pregiudizio , duro a morire, tanto che anche successivamente alla tornata elettorale del 2 giugno, in occasioni di altre campagne elettorali, c’era sempre un benpensante che si alzava in piedi per sostenere che in Italia le cose sarebbero andate meglio senza il voto alle donne.

Le donne si recarono in massa alle urne, con il vestito della festa, trepidanti. Le testimonianze che ci hanno consegnato quelle prime elettrici, esprimono tutte, oltre a una grande felicità, la scoperta del valore di se stesse.

Marisa Ombra partigiana piemontese, ricorda che andare in guerra e imparare allo stesso tempo la politica , è stata la sconvolgente scoperta che la vita era, poteva essere, qualcosa che si svolgeva su orizzonti molto più vasti di quelli fino allora conosciuti. Che esisteva un’ altra dimensione del mondo. La scrittrice Alba De Cespedes scrive che mettere quel segno di croce sulla scheda era come porre fine a un’era in cui per le donne non era neppure permesso di respirare. Uscì - scrive - dal seggio “liberata e giovane come quando ci si sente i capelli ben ravviati sulla fronte”.

L’estensione del voto alle donne immise nella vita politica italiana una visione del mondo diversa, una psicologia , un’azione, che incideva con forza sulla vita quotidiana, sullo sviluppo del paese.

Si è dibattuto se il voto alle donne sia stato voluto o concesso, accettato passivamente o con entusiasmo. Ma le donne dell’Udi - associazione cui potevano aderire donne di ogni orientamento politico e religioso - lo rivendicano pubblicamente , esplicitamente, giustamente come conquista.

Tanto più quindi è un bene celebrare la festa della Repubblica , rammentandolo a un vasto pubblico come ha fatto il Sole 24 ore che in occasione del 2 giugno ha allegato al giornale un agile volume di biografie intitolato “Le madri della Costituzione” della giornalista Eliana Di Caro, la quale annovera nella sua attività di saggista vari contributi storici e sociologici sulle donne , i diritti, l’emancipazione femminile. Azzeccato il titolo che assume una maternità riconosciuta non immediatamente a ridosso del varo della nostra Carta ( 1 gennaio 1948), e solo grazie al femminismo e agli studi di genere.

Alla Costituente dei 556 deputati eletti alla Camera, 535 erano uomini e 21 le donne. Una pattuglia sparuta che destava la curiosità della stampa. Tuttavia 13 donne , su 304 membri, avevano già fatto parte della Consulta nazionale, un nuovo organismo transitorio, di supporto al Governo , in attesa del nuovo assetto costituzionale.

Di esse, tutte candidate alla Costituente, otto non vennero elette. Come per esempio Gisella Floreanini commissario di governo della repubblica della Val d’Ossola, che, pur autorevolissima non fu sostenuta, come del resto accadde ad altre. Alla Consulta e alla Costituente sì, ma, come affermò lo stesso Ferruccio Parri, ( primo presidente del Consiglio dei ministri a capo del governo di unità nazionale ) per l’accesso al governo , per salire sul quel tram, dovevano aspettare un’ altra fermata. Ben più di una , a dire il vero.

Per una fotografia di gruppo: l’età media delle elette è di quarant’anni; la più anziana è Angela Merlin di anni 65, la più giovane Teresa Mattei di 25. Di provenienza varia, rappresentano tuttavia l’intero territorio nazionale. Si contano 14 laureate, una percentuale assai alta per l’epoca, la maggioranza in materie umanistiche, ad eccezione Maria Maddalena Rossi laureata in chimica. Numerose sono le insegnanti ; tutte hanno potuto colmare le lacune nel campo dell’istruzione – allora assai limitata per le donne - , nell’esperienza della migrazione. Due soltanto le casalinghe :Maria Fiorini Nicotra e Ottavia Penna Buscemi. Tutte erano caratterizzate da un profondo senso di responsabilità e dalla consapevolezza dell’importante compito.

Per molte di esse la vita cambiò radicalmente: tutte furono sottoposte allo stress lunghi viaggi su una scalcinata rete ferroviaria; a Roma prendono alloggio negli alberghi vicino al Montecitorio o condividono abitazioni. “Quanto guadagnano poco i nostri deputati”, scrisse nel 1947 l’Europeo.

Ad attendere le colleghe, sull’ingresso di Montecitorio, per gli onori casa, Anna Maria Guidi coniugata Cingolani Mario, anche lui costituente. Il primo ostacolo da superare è dato dal timore reverenziale verso i colleghi uomini: importanti filosofi, giuristi, personalità della cultura e della vita politica antecedente il fascismo. Ma le donne resistono perché si sentono rappresentanti di tutte le donne , forti in quanto tali, anche al di sopra dei partiti di appartenenza, pronte a battersi all’interno di essi e fuori di essi per i diritti delle donne, che sono i diritti di tutti cittadini. Esattamente come le madri per i propri figli.

Senza le loro battaglie, diversi articoli della Costituzione, compresi i principi fondamentali, non sarebbero stati assunti nella Carta, come ben descrive Eliana Di Caro. Cinque le costituenti chiamate a far parte della Commissione dei 75, incaricata di elaborare e redigere la Costituzione: Nilde Iotti (Pci) e Angela Gotelli (Dc) in Prima Sottocommissione ‘Diritti e doveri dei cittadini’, presieduta da Tupini ; Teresa Noce (Pci), Lina Merlin (Psi), Maria Federici (Dc) (DC) nella terza sottocommissione ‘Rapporti economici e sociali’, presieduta da Gustavo Ghidini (PSI). Nella seconda Sottocommisione,’organizzazione costituzionale dello Stato, presieduta da Umberto Terracini (PCI), invece nessuna donna, forse perché – sbagliando clamorosamente - non ritenute all’altezza. In ufficio di presidenza viene eletta Teresa Mattei, la Guidi Cingolani nella commissione del disegno di legge elettorale per il Senato e nella commissione speciale per la scelta dell’emblema della Repubblica italiana, Maria de Unterrichter Jervolino per i trattati internazionali. Sebbene poche le donne si fecero sentire. Gli articoli 3, 30, 31, 37, 48, 57, e dal 100 106 furono i più dibattuti.
Angela Minella nel suo diario scrive “…La nostra costituzione è un patto di amicizia e di fraternità di tutto il popolo italiano che deve esserne garante ...”

Il libro di Di Caro, dà conto del lavoro di ciascuna delle 21 Costituenti, come ad esempio, del dibattito sulla famiglia e della mediazione di Nilde Iotti per arrivare a una soluzione condivisa da parte comunista e democristiana. A Nadia Spano fu affidato il compito di celebrare , per la prima volta in Parlamento, l’8 marzo.

“La mia voce non è qui una voce isolata – dice Nadia - . E’ quella possente donne italiane le quali consce della loro funzione, richiedono i loro diritti… Esse si sono conquistate questo diritto partecipando con tutto il popolo alla grande battaglia della Liberazione”. Di non minore importanza , il discorso di Maria de Unterrichter Jervolino in onore di Maria Montessori di cui esalta la poliedrica personalità e le battaglie per la pace nel mondo. Discorsi entrambi pubblicati nel volume a cura della Fondazione Iotti ‘Costituenti al lavoro’ (Guida editore). Maria Maddalena Rossi e Teresa Mattei presentarono un emendamento - “le donne hanno diritto di accesso a tutti gli ordini e gradi della magistratura” -, fortemente contrastato da Giovanni Leone, futuro presidente della Repubblica, il quale sostenne: “che la femminilità e la sensibilità sono antitetiche alla razionalità” e che pertanto la partecipazione illimitata delle donne alla funzione giudiziaria non fosse da ammettersi perché negli alti gradi della magistratura bisogna arrivare alla rarefazione del tecnicismo e sono gli uomini possono mantenere quell’equilibrio di preparazione che più corrisponde loro per tradizione. Credenza contraddetta dalle numerose donne che oggi ricoprono cariche importanti nel campo della scienza, della filosofia, della tecnologia e … della magistratura.

21 donne che, pur partendo da sé, parlano non in nome proprio, ma nell’interesse dell’intera società italiana. Di diverso , e opposto, orientamento politico, seppero costruire tra loro una forte relazione, nè esse ruppero la tela tessuta insieme, a seguito della caduta dei governi di unità nazionale, avvenuta nel maggio 1947, o discutendo dell’introduzione del divorzio, che seppero opportunamente accantonare in modo da rendere possibile il referendum del 1974. Relazione che darà frutti non solo nella stagione Costituente, ma negli anni seguenti, nel lavoro di applicazione dei principi costituzionali attraverso l’elaborazione di numerose leggi, che hanno segnato un avanzamento del costume e della cultura del nostro Paese.

Quando cessarono l’attività parlamentare molte onorarono il loro impegno civile spendendosi come sindache dei loro paesi e città, mettendo ancora una volta al servizio della comunità locale e nazionale la loro esperienza .

Dobbiamo essere grate quindi al Sole 24 ore e ad Eliana Di caro per aver editato e elaborato un testo accurato e semplice, destinato a un vasto pubblico, per dar conto di quell’ enorme lavoro .

Graziella Falconi

Edito dal Sole 24 ore il libro Eliana De Caro "Le Madri della Cosituzione", è in edicola dal 1° giugno per un mese con Il Sole 24 Ore al prezzo di € 12.90, mentre è disponibile in libreria dal 17 giugno € 14,90 e in formato elettronico a € 9,99.