Discorsi registrati da Radio Radicale nella trascrizione a cura di Graziella Falconi.
1) Lavarone convegno della sinistra DC 31-8-91
…il senso della democrazia, la rifondazione etica della politica nella ispirazione cristiana è tema più che mai attuale. E’ vero che noi parliamo di riforma delle istituzioni e di riforme elettorali, ma mentiremmo verso noi stessi se ignorassimo come buona parte della domanda, che viene dal voto del nove giugno, sia una domanda che attiene la questione etica, il modo di essere dei partiti: come si acquisisce il consenso e come si gestisce il potere che ci viene dal consenso dei cittadini. Quindi il problema della questione etica, o della questione morale nella politica e della politica, è un tema sul quale non solo dobbiamo riflettere ma sul quale dobbiamo dar vita a quei cambiamenti istituzionali che possono aiutarci a rendere più trasparente il sistema.
Anche la legge elettorale e il risultato del referendum del nove giugno toccano questo aspetto: la preferenza unica è un passaggio per moralizzare il rapporto con il Paese, per dare più potere all' elettore, o non lo è ? Il problema della questione morale nella politica, e della politica , credo siano i due aspetti che dobbiamo insieme esaminare, partendo da quello che l' antico e il nuovo Testamento ci dicono dell' uomo e della sua somiglianza con Dio; laddove all' uomo , e solo all' uomo, è stato dato, tra tutte le creature, il potere sulla natura e sulla propria vita. In questo dono del potere, che Dio ha dato all' uomo, consiste la sua somiglianza con Dio, quindi noi non dobbiamo avere un atteggiamento manicheo di rifiuto del potere. Il problema non è di rifiutare il potere, vedendo il potere quasi come un male; il problema è nella nostra capacità di farne un uso corretto, nell’esercitare questo potere senza immaginare di avanzare la pretesa di un dominio e di un potere che derivi da noi stessi.
L' esercizio del potere è un esercizio a cui siamo obbligati, che ci è consentito dalla libertà. Ma se il potere non è servizio, esso finisce col ferire la libertà e la dignità dell’uomo su cui si esercita. Se il potere non è a servizio dell' uomo, il potere finisce con l’asservire l' uomo, diventa demoniaco. Nella pagina del Vangelo, dove si narra delle tentazioni che Cristo ha avuto nel deserto, Cristo caccia il demonio alla terza tentazione, quando il demonio indica tutto il mondo e dice a Cristo: tutto questo sarà tuo, se tu mi adorerai. Indica il potere sulle cose.
Come in altre pagine del Vangelo, Cristo continua a ricordare agli apostoli che l' essere maestro significa servire gli altri: servire gli uomini . Ebbene io credo che dobbiamo recuperare questa profonda verità che tante volte ci ripetiamo ma che , credo sia, poco, in fondo, praticata, tanto che nello stesso linguaggio, da noi usato, neghiamo questo valore del potere come servizio. Ci diciamo, pensate , quel tale controlla tot tessere, quel tale controlla tot voti; si usa la parola controllare che diventa negazione del potere come servizio e diventa negazione della democrazia, poiché il controllo è del cittadino sull’ eletto, non dell' eletto sul cittadino. E questa è la fine della democrazia. Allora, ecco, bisogna recuperare questo senso del servizio e recuperare quella esigenza di una moralità più diffusa alla quale ci richiama anche un brano di De Gasperi, che vogliono leggervi , e alcune righe di don Primo Mazzolari.
Diceva De Gasperi, nel 1947, che nessun paragrafo della Costituzione, nessuna alta corte di giustizia, nessuna autorità, può essere di aiuto se l' uomo medio non sente che la res pubblica, il bene comune di un' esistenza umana libera e dignitosa, è affidata alle sue mani. La situazione odierna ha bisogno non del grande singolo, ma di una cresciuta moralità comune.
Don Mazzolari ci dice che in un mondo che muore di fame, di miseria, di pesantezza, un mondo in cui gli egoismi più abietti e più feroci vanno divorando tutto, le parole non bastano. Occorre che qualcuno esca e pianti la tenda dell' amore accanto a quella dell' odio, in uno sforzo di santità sociale che restituisca un' anima a questo povero mondo che l' ha perduta. Questo mondo cerca con angoscia non soltanto dei giusti, ma una generazione di giusti, che correggano le istituzioni e i costumi della città. Ieri Achille Ardigò ci ricordava invece come il declino dei partiti nei Paesi occidentali sia un declino che , in questi ultimi anni, si accompagna a un connubio sempre più mostruoso tra affari politica e criminalità: in ogni parte del mondo, nell' URSS e America.
Ardigò non a caso, in un articolo dell' Economist, richiamava l' esempio del Giappone, presentando il suo sistema politico come il frutto di una sorta di parallelogramma, di separati centri di potere, nessuno dei quali chiaramente predominante, ma tutti interdipendenti nel lavorare insieme per la necessità di assicurare la loro sopravvivenza politica. L’Economist commentava che in qualche misura tutte le democrazie sono come quella nipponica. Ma se noi non vogliamo entrare, come dice Ardigò , nella società post politica dobbiamo affrontare questo tema che è uno dei temi che va esautorando il potere politico, la sua capacità di guida effettiva del cambiamento che oggi è in atto nel mondo.
Ecco perché il chi gestisce veramente, chi guida veramente le trasformazioni in atto nel mondo, è un problema morale ed è un problema squisitamente politico. Ebbene in questa nostra analisi dobbiamo riflettere anche su un altro aspetto: sulla commistione di poteri, anche delittuosi, tanto che non a caso la mafia per annunciare una sfida al potere legittimo, prende come oggetto della sua violenza, gli uomini simbolo del potere. Ma va anche ricordato - perché io credo che la memoria di qualcuno troppo rapidamente vuole cancellarla - , dobbiamo anche ricordare il dibattito sulla stampa del nostro Paese, sulla democrazia italiana e la commissione d' inchiesta sulla P2 stava terminando i suoi lavori , nel mille novecentottantaquattro. Di quel dibattito voglio solo ricordare alcune frasi di Norberto Bobbio nell' articolo ,molto bello, “ il potere in maschera” .
Ebbene dice Bobbio molte sono le promesse non mantenute della democrazia reale rispetto alla democrazia ideale. La graduale sostituzione della rappresentanza degli interessi alla rappresentanza politica è una di queste, ma rientra, insieme con altre, nel capitolo generale delle cosiddette trasformazioni della democrazia. Il potere occulto, no, non trasforma la democrazia, la fa perdente, non la colpisce più o meno gravemente in uno dei suoi gli organi vitali: la uccide. Lo Stato invisibile è l' antitesi radicale della democrazia. Vittime dei poteri occulti - come la P2 o come la mafia- sono tutti i cittadini che vengono privati del loro reale potere di decidere della vita politica del loro paese. Don Milani ci ammonirebbe a questo punto: se la ricchezza del povero è data dalla parola e dal voto, se non gli dai né parola né voto, il povero sarà sempre più povero e non farà la storia, ma la subirà.
Allora, cari amici , noi ci dobbiamo domandare in che cosa consiste la moralità della politica. Io non ho trovato una espressione più convincente, più profonda di quella che fa Simone Weil, non tanto e non solo in relazione alla politica, ma a tutta la dimensione e l' espressione della vita e dell' uomo. Dice Simone Weil che la moralità è nel fare ogni singola cosa così come in essa deve essere fatta, secondo la sua verità. Credo che in questo secondo termine –‘la sua verità ‘- sta anche la corretta laicità della azione politica. Quando San Tommaso parla dell’ azione politica come l' azione che ha come suo proprio fine il bonum humanum simpliciter , io vedo in quel simpliciter l’incontro tra il pensiero di San Tommaso con il pensiero di Simone Weil. Ieri abbiamo detto che non è così automatico il consenso intorno alla definizione di ciò che è il bene comune.
E’ vero. Però cari amici, se è vero che in questo periodo noi viviamo la crisi delle ideologie, e se questa crisi colpisce tutti i partiti - anche quelli come noi che avendo una ispirazione e non una ideologia, non siamo rimessi in discussione, come altri - , se è vero che in qualche modo i partiti tutti devono rifondarsi su questa realtà nuova, se non vogliamo che questo momento impoverisca i partiti dopo la troppa politica, dobbiamo chiederci qual è il vero terreno di confronto e di scontro delle forze politiche. Se vogliamo cercare di dare un contenuto comune ad alcuni valori; se vogliamo su un nuovo tessuto dei valori, dare vitalità al sistema dei partiti, quale può essere il terreno di confronto se non quello della ricerca del bene comune da realizzare nel nostro Paese? Vogliamo immiserire, ridurre il dibattito politico solo a problemi di schieramento , di alleanze, o non vogliamo partire da questo punto di riferimento per verificare ciò che può esserci di comune un domani nel nostro Paese, per dare vitalità e radici profonde alla democrazia?
Non può esserci democrazia, direbbe Maritain, senza un mondo di valori senza un' eticità a cui tutti ci dobbiamo rifare. Ebbene io credo che da questo punto di vista dobbiamo anche avere il coraggio di sciogliere gli ormeggi avendo come punto di riferimento sicuro, per noi, ciò che ci viene da tutto il pensiero cristiano, nella consapevolezza che se vogliamo costruire qualcosa di nuovo, di vero, per il Paese, questo patrimonio va messo in comune con tutti. Almeno come linea di confronto, come linea di ricerca di ciò che può essere l' azione dei partiti nel futuro del nostro Paese. Diversamente non credo che la crisi dei partiti avrà uno sbocco che ci porti a una dimensione più alta più valida più certa
2) Festa di cuore “La storia e i suoi servizi segreti” Montecchio , 20-07-91
Tina parla dopo Sandra Bonsanti, la quale ricorda come pochi si interessassero alla P2, con sua grande frustrazione . E chiede: che farà ora la Anselmi ? la Presidente della repubblica? Nel corso del dibattito viene proposto alla Anselmi di candidarsi a Presidente , di farsi eleggere Presidente e poi stracciare la tessera della DC
Dovrei dire no a tutte e due le domande perché credo che siamo ancora lontani dall' aver chiarito i misteri e devo dirti che anzi io sono un po' pessimista.
Perché anche in altri Paesi quando sono avvenuti fatti così gravi, come quelli che abbiamo vissuto - stragi e pressioni, tentativi di condizionare la vita democratica - questi fatti non avvengono senza la copertura di qualche organo dello Stato e allora quando questo avviene - e credo che nel nostro Paese sia avvenuto perché diversamente qualche verità la conosceremmo e invece su tutti i fatti più angosciosi non conosciamo la verità - non siamo ancora in grado di rispondere sul perché questo è avvenuto, chi li ha fatti avvenire. Mi sono fatta una convinzione amara: fin quando la verità può ancora influenzare la vita del paese ,questa verità molto difficilmente emergerà . E’ una verità che, temo, sarà tale anche quando sarà storia.
Non dico questo solo per il nostro Paese: penso all' assassinio di Kennedy, penso ad altri fatti, a come si è legittimata la prima guerra mondiale, ad altri avvenimenti che oggi conosciamo, ma che allora sono stati conosciuti con motivazioni e con elementi completamente diversi. Ecco allora la mia preoccupazione è che se questa verità è in grado di influenzare ancora oggi la vita del nostro Paese, sarà una verità che con molta difficoltà verrà alla luce. E tuttavia io torno a dire convintamente che bisogna cercarla, che non possiamo in nessun modo indulgere nei confronti di chi vuole tutto minimizzare, vuole tutto ridurre a poche banalità, perché il resto, la tragedia, sarebbe il frutto dell' invenzione, della caparbietà di una verità soggettiva che qualcuno di noi vuole imporre al Paese.
Tu sai benissimo che ci sono ambienti che quando vedono che ci scambiamo qualche parola, dicono subito: ecco là, le fanatiche della P2,/ ndt : riferito a lei come deputata e a Sandra Bonsanti come giornalista / quelle, cioè che si sono innamorate di una idea e hanno tentato di presentarcela come la verità. Noi abbiamo avuto il torto di credere che la P2 sia stata una cosa seria, mentre c'è qualcuno che dice che non è stata una cosa seria , che era un' invenzione, che al massimo c' era sotto qualche piccolo imbroglio sul piano del denaro, degli affari eccetera.
Noi, no, abbiamo ricavato la convinzione che c'è stato un tentativo di condizionare la vita politica del nostro Paese, un tentativo che il Paese è riuscito a sconfiggere, ma ancora non c’è chiarezza su tutti gli aspetti entrati dentro questa vicenda. E perciò dobbiamo continuare a parlarne. Chiunque ha delle responsabilità deve continuare a indagare perché occorre che il nostro popolo, che il Paese abbia la convinzione che sono le sue scelte a determinare la vita del paese, che non c'è una parvenza di democrazia e nella sostanza c'è chi usa altri poteri per affermare una politica non legittimata dal voto. Noi dobbiamo continuare ad esserci per legittimare con la nostra presenza la vita democratica, per non lasciare lo spazio - che è nostro - a chi magari in nome di un falso moralismo, ci dice andate a casa perché la politica è sporca , subentriamo noi ,che siamo gli esperti tecnici della politica, e tutto camminerà bene. A questo tentativo dobbiamo dire no, abbiamo detto no e oggi come oggi siamo stati in grado, io credo di sconfiggere ieri la P2. ..
/ ndt :risponde a una domanda del pubblico/
Io non credo che i piccoli giochi si possano conoscere , in parte già emergono, ma io non mi riferivo ai piccoli giochi, alle piccole partite dove si può usare un dossier, una notizia per eliminare un avversario, un concorrente. Tutto questo si brucia nei tempi brevi, si conosce nei tempi brevi, io parlavo di atti che sono stati una svolta nella vita di un Paese .Non a caso mi son riferita all' assassinio di Kennedy dove mi pare sono state create undici commissioni d' inchiesta, undici verità, nessuna verità.
Parlo dell' attentato a Papa Wojtyla , mi auguro che se ne conosca la ragione e il mandante; l’uccisone di Moro; la strage alla stazione di Bologna; fatti che sono motivati da ragioni politiche profonde , fatti come questi che hanno un taglio e anche tali complicità all' interno dello stato, che appunto la conoscenza della verità potrebbe - finché non è storia- provocare tali conseguenze che tutto verrà fatto affinché la verità non emerga.
Questo mi rende pessimista. Devo dirle che avendo conosciuto i due Kennedy , dopo l' uccisione del presidente John, parlando con Bob di quella morte, di quell' uccisione, io ebbi la convinzione che lui conoscesse o avesse elementi per farsi la convinzione di chi poteva aver fatto uccidere il fratello e tuttavia ancora non conosciamo questa verità. Non dimentichiamo che qualche volta i servizi segreti sono in crisi al loro interno: c'è una parte che sta agli ordini del governo legittimo e c'è una parte che fa le sue scelte secondo la sua logica politica. Quello che avvenne alla Baia dei porci è stato un esempio di servizi segreti contro le scelte politiche del Presidente degli Stati Uniti.
Ecco perché Andreotti una volta ha detto - scherzando ma non troppo - che visti i guai che i servizi segreti hanno portato al nostro Paese, meglio sarebbe non averli proprio. Dico questa battuta per ricordare però che il Parlamento varie volte ha cercato di modificare la struttura e il responsabile dei servizi segreti, unificandoli, portandoli alla presidenza, riportandoli alla difesa e agli interni, cioè sono state cercate strade diverse. Il Parlamento ha cercato di avere maggiori garanzie rispetto ai servizi; tuttavia ogni tanto inciampiamo in qualcosa che ci riporta all' interrogativo: chi controlla veramente i servizi, qual è l' autonomia di cui essi godono ? Se sono avvenuti certi fatti io credo che in una serata come questa - dove anche scherziamo su queste cose, ma dove l' interrogativo è serio, ( si possono voler cose serie anche se si dibattono in modo scherzoso) - io credo che noi dobbiamo porre con profonda serietà l' interrogativo. Oppure se crediamo che a questo punto , visto che anche l' area internazionale è cambiata, questo strumento che dovrebbe essere di difesa del nostro Paese dall' esterno ed a chi lo minaccia all' interno, se questo strumento riteniamo sia ancora necessario, allora il Parlamento deve organizzarlo in modo da dare le garanzie.
Se invece riteniamo che a questo punto lo strumento sia superato, allora piuttosto che tenere in piedi qualcosa che continua a inquinare e a inquinare la vita politica, si può anche arrivare a una conclusione estrema. Oggi come oggi ,però, il problema è ancora aperto e, anche se non lo risolveremo noi questa sera, io credo che sia importante per tutti noi, che siamo cittadini ed esercitiamo la nostra responsabilità, sapere che cosa si deve fare intorno a questo problema. Perché rischiamo, altrimenti, che il dibattito politico intorno a problemi che non esistono ma che si fanno sorgere, faccia sembrare che la crisi politica del nostro Paese risieda nella vecchiaia della Costituzione. Io dico che, caso mai, è nel non averla applicata fino in fondo.
/Risposta ad altra domanda/……
Credo che un minimo di approfondimento delle ragioni della presenza politica della Democrazia Cristiana in questi anni non posa certo essere ricondotto alla compera dei voti. Se questa fosse la nostra analisi, la democrazia cristiana continuerà per cento anni a governare, perché veramente i suoi oppositori non sanno far politica. Lo dico con molta franchezza perché non è questa la spiegazione nella storia politica del nostro Paese, in ciò che la Democrazia Cristiana ha offerto nella sua guida, nel fatto che una parte larga di cittadini sia riconosciuta e si riconosce in questa proposta e la maggioranza del Paese non si è mai riconosciuta in una proposta alternativa, tant' è che non è stata vincente. Io non esco dalla Democrazia cristiana conoscendone anche i difetti e gli errori, perché complessivamente la sua proposta politica è una proposta a cui io aderisco. Per quanto riguarda aspetti, diciamo di moralità al suo interno, credo che all' interno del mio partito vi sia lo spazio per fare le battaglie in cui credo. E le faccio, pertanto, all' interno.
Così come mi auguravo che Leoluca /Orlando/continuasse a farle all' interno , ma ha scelto un' altra strada ed era legittimato a sceglierla. Tuttavia io ritengo il suo, un errore politico. Ritengo il mio, un impegno, come ho cercato di dimostrare con i fatti della mia vita. Chi vive nel Veneto sa che io non sono certo un personaggio di potere, che non uso il potere, anche quando l’ ho avuto, da ministro. Cerco di far politica facendo crescere la gente con me, di camminarci insieme, e devo dirvi che sono anche gratificata perché pur non avendo un pacchetto di tessere, ho un consenso della gente che mi permette di fare politica in modo non condizionato.
Se io mi sentissi condizionata, e quindi dovessi operare contro alcune ragioni anche morali , che sono al fondo del mio impegno politico, credo che farei politica in altro modo, nella società, farei altre cose che sono utili alla gente. Ho cominciato da partigiana, ho fatto la sindacalista e poi sono approdata in Parlamento, non mi costerebbe fare marcia indietro perché ritengo che ogni impegno nella società ha un suo valore e penso, care amiche ed amici, che questo è quello che dobbiamo fare. Guai se abbandoniamo i partiti a se stessi, vittime e cause di tanti limiti che oggi verifichiamo nella vita politica. Dobbiamo denunciare gli errori e i limiti dei partiti, e cambiarli, sapendo che chi sistematicamente distrugge i partiti, vuole distruggere il sistema democratico.
Lo diceva ai suoi compagni di scuola un ragazzo di queste parti - mi pare proprio di Parma - Giacomo Ulivi , diciannovenne partigiano, prima di essere fucilato: tutto è cominciato dal giorno in cui ci hanno convinto di stare a casa e di non occuparci di politica. E i partiti sono gli strumenti della politica. Allora ciascuno - secondo i propri valori, la lettura anche storica - deve fare il suo mestiere per cambiarli dove sbagliano, ma sapendo che sono necessari e che il giorno che venissero distrutti dalle loro inadeguatezze e insufficienze noi corriamo dei grossi rischi sul piano della libertà. Questa è la ragione per cui continuo la mia militanza politica e mi auguro che ognuno di noi faccia militanza politica. Oggi c'è bisogno di ricreare questo rapporto fra istituzioni e paese . Se i partiti non sì ricostituiscono, io non vedo come potremo uscire da questa crisi. Ecco, se tutti, ciascuno nella propria parte, facciamo il proprio mestiere e ci auguriamo insieme di uscire da questo passaggio difficile - e quindi il mio augurio è che ci ritroviamo non per parlarci addosso ( io non credo e parlare discutere sia un perdere tempo)- se ci ascoltiamo veramente, sì ,sì ascoltiamo veramente, io credo che anche da una serata come questa usciamo più motivati e con le idee più chiare , non per un abbracciamoci che non ha senso. Ma con la tolleranza e il rispetto dell' altro. Senza rispetto dell' altro non c' è cammino democratico.
Voglio ricordare una frase che ci disse Kennedy con cui avemmo un incontro alla Casa Bianca: ricordate che democratica è la società dove ogni cittadino si sente utile, nessun cittadino deve essere lasciato inutilizzato. Ecco: cogliere la disponibilità di ogni cittadino ad essere utile per il proprio Paese è il segreto della democrazia, è ciò che fa della democrazia un regime migliore della dittatura. Ma dobbiamo crederci; perciò non è che siamo qui per dirci siamo tutti bravi ci vogliamo tutti bene, siamo qui ognuno con le proprie idee, sapendo che su questa diversità di idee c'è anche lo scontro ma è uno scontro che deve sempre avvenire nel rispetto dell' altro sapendo che l' altro è altrettanto necessario di quanto non lo sia io. Questa è la fine della violenza politica, questo il vero dialogo che dobbiamo portare avanti nella politica. Grazie.
3) 23 giugno 1992 , Conegliano veneto, convegno organizzato dalla Rete “Questione morale e società”
Parto concordando con una valutazione di Maurizio De Luca. E’ importante esserci nel momento in cui la questione morale è esplosa con tale violenza – la violenza dei fatti - dei fatti che poteva esserci un atteggiamento di riflusso, come del resto è stato predicato per tanti anni: la politica è sporca andiamocene a casa. Questo sarebbe un errore enorme, un errore per la libertà del nostro Paese, una libertà che esige responsabilità e presenza. Ecco perché la democrazia e più difficile. Le dittature hanno bisogno di servi, le democrazie hanno bisogno di persone consapevoli che si assumano la loro parte di responsabilità . Fosse solo quella di votare, è pur sempre una responsabilità.
Anch' io voglio sottolineare come la presenza di questa sera esprima questa consapevolezza - esprimerà anche tante altre consapevolezze ed esigenze- ma credo anch' io che la reazione del Paese al lavoro dei magistrati, scoprire che c'è qualcuno, nel momento in cui tanti vengono meno alle loro responsabilità , c'è qualcuno invece che le sue responsabilità se le assume fino in fondo. Abbiamo ricordato Giovanni Falcone, pochi parlano della moglie, eppure che responsabilità si è assunta! anche solo sposando un uomo a rischio e pagando quello che ha pagato, come moglie come donna, ad aver sposato un uomo che si era assunto fino in fondo la sua responsabilità.
Io credo che dobbiamo partire da qui per avere la consapevolezza che per recuperare una moralità della politica, e una moralità nella politica, occorre partire dalla società che è il vero punto di riferimento, di forza. Usando un' immagine di la Pira potrei dire: la società è il corpo, le leggi lo Stato l' ordinamento sono il vestito. Una società esigente cresciuta intorno a valori, esige e provoca un ordinamento e leggi che siano coerenti ai valori . Credo che proprio la crisi che viviamo delle ideologie esiga un maggiore radicamento nei valori, altrimenti cadiamo nel cinismo, nello scambio, nell’affare: occorrono oggi più valori di ieri perché ci sono meno fedi, appunto meno ideologie. In una società dove c'è una frammentazione di interessi così vasta - tutte le società postindustriali hanno questa caratteristica- se vogliamo ridare una unità una solidarietà vera, una capacità di lavorare insieme per costruire il proprio Paese ebbene dobbiamo essere capaci di offrire un modello di crescita per questo Paese. perché la crisi che viviamo è pur sempre una crisi di crescita e perciò va letta positivamente. Oggi parlare di questione morale vuol dire porre questo tema come pregiudiziale ad ogni altro tema. Se non acceleriamo sulla questione morale, il sistema dei partiti andrà in crisi.
E’ già in crisi perché ha perso credibilità rispetto alla società. Tuttavia, anche quando possiamo constatare che di fronte al corruttore c' era il corrotto - quindi non si può parlare di una società buona e di un sistema dei partiti tutto marcio -, il recupero della vita della politica esige che prima si risolva la questione morale. Questa è la responsabilità che abbiamo, anche perché al di là del voto, di come esso si è distribuito nel Paese, se c'è stata una voce, se c'è stata una consapevolezza nel Paese, tutto, comunque abbia dato il suo voto, era questa: bisogna cambiare ,occorre recuperare una profonda una più alta moralità. Vorrei fare solo un altro cenno: quando parliamo di questione morale dobbiamo affrontarla da due punti di vista. Il primo riguarda la moralità nella politica, e questa moralità sta nella capacità della politica, nella volontà di chi fa politica, per raggiungere i fini propri della politica, non distraendo e deviando ad altri fini. Morale è quella politica che si pone come strumento capace di realizzare il bene comune.
Ma c'è anche una moralità nella politica che attiene ai comportamenti dei singoli, siano essi cittadini, siano rappresentanti della società. Ebbene questi due aspetti della moralità nella politica già vengono chiariti. Mi ha molto colpito l' affermazione di uno dei magistrati che sta scavando dentro la questione morale. Ha detto che se ci fosse un' amministrazione trasparente e una amministrazione dove nei vari passaggi si responsabilizza chi ha un compito amministrativo, metà della questione morale sarebbe già risolta.
Allora qui c'è una responsabilità legislativa: pensiamo alle procedure per gli appalti se le cambiamo si riduce l' area possibile di corruzione? I magistrati dicono sì, e hanno già individuato alcuni snodi. Ecco la prima responsabilità di chi ha il compito di rappresentanza del paese e di governo del paese: modificare regole che rendono più difficile un cedimento sul piano della questione morale. Così come io credo che la legge sul finanziamento dei partiti ha solo in parte affrontato il problema. Dobbiamo darci regole diverse, non so se vadano bene quelle degli Stati Uniti, o altre, ed è comunque meglio avere referenti con nome e cognome individuati ,meglio render tutto chiaro qual è il rapporto della Società con la sua rappresentanza politica, piuttosto che ipocrisie e insufficiente che rendono poi possibili campagne elettorali costosissime non certamente documentabili dal punto di vista della ricchezza delle singole persone candidate.
Se non vogliamo fare moralismo credo che dobbiamo individuare regole da cambiare per ridurre l' area della questione morale. L'altro aspetto riguarda il comportamento di noi tutti: quante volte da me, parlamentare, sono venute persone a chiedere qualcosa che era illecito e quanto fatica facevo a far capire che non mi potevano chiedere una cosa illecita; poteva essere più semplice illuderli una letterina . Questo sarebbe stato diseducante, diseducativo. C'è, dunque, anche un problema di comportamenti morali da parte del cittadino con chi ha una funzione pubblica. Insieme bisogna costruire un comportamento, un modo di essere perché anche per questa strada diminuisca l' area dove può nascere, dove può sorgere la questione morale.
Chiudo esprimendo una convinzione: una società democratica non può essere morale solo con le leggi o con i poliziotti che controllano. Una società democratica poggia sulla libertà, sulla responsabilità di ciascuno di noi. C 'è qualcosa che ciascuno di noi può fare; anche questo è un segno di cambiamento che dobbiamo dare al Paese affinché nel Paese torni la speranza di coniugare società e istituzioni al servizio della crescita di ogni persona.
4) Pesaro 8-9-1992 "Il costo necessario della democrazia: moralità e trasparenza"
Ho spesso in questi giorni fatto una riflessione sulla questione morale nella politica. E credo che, come tutti noi siamo costretti a questa riflessione per trovare una via di uscita, per rispondere a quella domanda che ci viene da tanti amici, da tanta gente, che vuole ancora credere nella politica, che vuole ancora credere e trovare la possibilità di un impegno nella politica attraverso la democrazia cristiana.
La domanda esige una risposta in tempi molto più rapidi di quanto noi stessi invece non stiamo offrendo perché siamo ancora dentro rituali passaggi che non aiutano la gente a conservare una speranza per il suo impegno. Ecco riflettendo su questo problema - non è più un tema, è un problema- mi sono ricordata di una riflessione di Simone Weil, la quale afferma - e io condivido questa affermazione - che la moralità consiste nel rispettare la natura di ogni cosa e di ogni azione. Rispettare la natura.
Per San Tommaso la politica è il Bonum humanum simpliciter. Dove simpliciter non è una diminutio, ma definisce che 'è un bene umano, questo il suo offrire, questa è la sua grandezza la politica non deve servire ad altri fini. La sua moralità appunto consiste nel rispettare la natura di ogni cosa quindi di essere politica ovvero risposta ai problemi dell'uomo,
E vede questa moralità della – e nella – politica esige dei comportamenti coerenti alla realizzazione di quel fine che è appunto il bene comune. Nei giornali di oggi si è aperta questa discussione se sia più grave la corruzione per fini propri del singolo o se sia più grave la corruzione del sistema, in quanto tale.
Voglio ripetere qui quello che ho detto in altre occasioni.
Può essere più sgradevole la corruzione di chi delle tangenti ha fatto motivo per un proprio arricchimento , ma, care amiche ed amici, io credo che da un punto di vista politico sia molto più grave la corruzione del sistema rispetto alla corruzione del singolo. Perché la corruzione del sistema rende molto più difficile anche per il singolo di opporsi alla corruzione. Perché la corruzione del sistema viola, rompe le regole fondamentali della vita democratica.
Devo dire che sono stata molto colpita dalle dichiarazioni fatte da Mongini in televisione, quando ha detto “ma io a Milano conto per due mila e cinquecento tessere che mi danno il diritto di avere questa parte, questa fetta di potere nelle ULSS, nelle municipalizzate”. Voi capite che se il potere è nelle tessere - e così è – e se le tessere si comprano sulla base anche delle tangenti. Quale la classe dirigente che con questo sistema si dà al partito? Quella dei padroni delle tessere. E allora la battaglia interna al partito non è più la battaglia sulle idee dove si può vincere o perdere. Io sono stata tante volte in minoranza nella mia provincia
Nella mia provincia io ho avuto il dodici per cento dei consensi significa che quella era l'adesione che veniva dalla realtà in cui io operato e di questo non devono né dolermi né scandalizzati, casomai devo impegnarmi di più. Ma se quel dodici per cento è un dodici per cento condannato a rimanere sempre tale perché si gioca con pacchetti di tessere che comunque rendono vincenti i padroni delle tessere, allora è inutile la battaglia sulle idee e sulle proposte. Allora non c'è più democrazia e dove non c'è democrazia non ci sono più di idee su cui fondare la politica. Ecco perché è tragico sentire chi perfino nella scelta di morte non si riconosce colpevole ma riconosce solo di aver sbagliato.
E’ tragico. Io credo che dovendo anche ricostruire una cultura della moralità nella politica e della politica dobbiamo essere molto attenti a quali sono i riferimenti che offriamo alla gente per aiutare il sistema dei partiti ad uscire da una delegittimazione a cui oggi il Paese lo condanna. Perché la delegittimazione nasce appunto non solo dalla corruzione in sé ma dalla deformazione che da questa corruzione avviene al sistema dei partiti rispetto al Paese, alla vita democratica all'interno dei partiti, laddove, quindi, e’ delegittimata anche una classe dirigente che nasce da un sistema delegittimato.
Dobbiamo essere molto attenti: che maggioranze, che minoranze ,se tutto si stabilisce prima a tavolino ?
Il passaggio davanti a noi è un passaggio che ci obbliga a quella riflessione sollecitata da monsignor Charye. Se non recuperiamo dei valori fondanti su cui rilegittimare la democrazia all'interno del partito e del sistema dei partiti, come sistema fondante la democrazia politica, noi arriviamo rapidamente alla crisi del sistema. E questo, ho l'impressione, ancora non sia nella consapevolezza di tanti, di troppi dirigenti politici, di tutti i partiti. C'è il problema della moralità e c'è il problema della trasparenza
Se non c'è trasparenza non c'è moralità. Direbbe Bobbio: non c'è democrazia, perché una democrazia
che abbia la maschera è di per sua natura non più democrazia. La democrazia esige la trasparenza perché ogni cittadino deve poter vedere cosa c'è nella casa di tutti, per fare le sue scelte, per collocare il suo impegno.
Quindi la trasparenza delle regole. E qui i legislatori hanno un vasto campo davanti a sé. Quando ho riferito al Parlamento sui lavori della commissione d'inchiesta sulla P2, il Parlamento ha votato una risoluzione in cui si impegnava alla trasparenza rispetto a quel fenomeno occulto su cui avevamo indagato e anche a qualsiasi altro possibile centro occulto di potere.
Già abbiamo tanti persuasori occulti che rischiano di manipolare il consenso; guai se i centri di potere
non vengono determinati da norme, da comportamenti assolutamente trasparenti.
La corruzione, il potere economico è stato, e può tornare ad essere, un elemento di inquinamento della vita democratica. Ecco io credo che dobbiamo ampliare l’area della democrazia che significa l'area della partecipazione. Ma perché ci sia più partecipazione bisogna che ogni cittadino - come diceva John Kennedy:
la società è democratica quando nessun cittadino si sente inutile - nessun cittadino sia lasciato inutilizzato. Questa è la scommessa che dobbiamo vincere: ogni cittadino sia utilizzato a far crescere in ciascuno di noi la convinzione che più democrazia significa più responsabilità ,che la libertà deve avere una più alta e più profonda moralità.
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Discorsi registrati da Radio Radicale. Trascrizione a cura di Graziella Falconi che non ha, volutamente, modificato le espressioni della lingua parlata.