Migranti. La difficile via della convivenza fotografata dal nuovo rapporto ISMU, di Vaifra Palanca

Presentato il XXVII Rapporto sulle migrazioni 2021 della Fondazione ISMU (Iniziative e Studi sulla Multietnicità). Oltre ad un ricco quadro statistico, il Rapporto presenta anche approfondimenti sulla situazione della popolazione immigrata, dai livelli occupazionali all’accesso ai servizi, quali salute e istruzione, dalle difficoltà burocratiche, ai rapporti con gli enti locali, da cui emerge un quadro di particolare sofferenza a seguito delle restrizioni imposte dalla strategia di contrasto del covid -19. IL RAPPORTO.
 


La Fondazione Ismu, nel celebrare il suo trentesimo anno di attività, ha pubblicato lo scorso 12 febbraio il XXVII Rapporto sulle migrazioni che, anche quest’anno, può essere liberamente scaricato dal sito della Franco Angeli.

Un Rapporto nel quale il fenomeno migratorio in Italia viene letto in tutte le sue sfaccettature, con dati, analisi, approfondimenti, mettendolo in relazione al contesto geopolitico internazionale (Afganistan, Siria, Bioelorussia-Polonia) e alle vicende politiche e socio-economiche nazionali. Anche quest’anno, come nel 2020, la chiave di lettura principale è quella della pandemia che ha flagellato l’Italia ed il mondo intero, dei suoi effetti sui flussi migratori e sulle condizioni di vita degli immigrati.

Oltre ad un ricco quadro statistico, il Rapporto presenta anche approfondimenti sulla situazione della popolazione immigrata, dai livelli occupazionali all’accesso ai servizi, quali salute e istruzione, dalle difficoltà burocratiche, ai rapporti con gli enti locali, da cui emerge un quadro di particolare sofferenza a seguito delle restrizioni imposte dalla strategia di contrasto del covid -19.

Nella quinta sezione il Rapporto presenta alcuni approfondimenti su temi specifici, derivanti da progetti realizzati dall’Ismu con altri partner nazionali e internazionali. Nello specifico: La issue immigrazione nelle elezioni comunali italiane; L'implementazione delle misure alternative alla detenzione; Rifugiati e richiedenti asilo; Donne migranti tra opportunità e discriminazioni: la necessità di un approccio intersezionale; L'affido familiare dei minori non accompagnati in Italia. Tutti gli argomenti sono interessanti e da leggere con attenzione per le informazioni che forniscono sui singoli temi in termini quantitativi e qualitativi, peri riferimenti e gli approfondimenti sugli approcci culturali, per i richiami alle politiche nazionali ed europee.

Alcuni dati. L’Ismu stima il numero di stranieri presenti in Italia al 1 gennaio 2021 in 5.756.000 persone di cui 519.000 irregolari. Rileva inoltre un trend negativo pari a -167.000 persone (-2,8%) rispetto alla stessa data del 2020, dovuto ad una riduzione dei flussi in ingresso, all’acquisizione della cittadinanza italiana di una parte degli stranieri presenti, ma anche ad un aumento della mortalità (23,3%). Nel complesso gli stranieri, provenienti per il 70% da Paesi extra-UE, rappresentano il 10% della popolazione presente in Italia. La comunità più numerosa è quella dei Rumeni (1.138.000) seguita da Albanesi e Marocchini.

La pandemia, la conseguente crisi del settore produttivo, ma anche gli ostacoli alla mobilità, hanno portato alla riduzione dei flussi di ingresso regolari che, misurati attraverso i nuovi permessi di soggiorno, ammontano a 107.000, il numero più basso degli ultimi anni. Ma contemporaneamente sono quasi raddoppiati rispetto al 2019 gli sbarchi (67.040) e sono aumentati gli ingressi per via terra senza visto (6.718) come risposta al fabbisogno di fuga da paesi falcidiati da guerre, carestie e disastri climatici. Sono contemporaneamente aumentate, quasi raddoppiate, le richieste di asilo che hanno raggiunto le 56.388 unità. Tra queste in forte aumento sono state le domande di asilo da parte della popolazione afgana, arrivata in Italia anche attraverso i corridoi umanitari. Sono cresciuti inoltre anche gli ingressi dei minori stranieri non accompagnati che hanno raggiunto le 11.159 unità nel corso dell’anno.

Nelle scuole italiane gli alunni con background migratorio sono più di 870.000, pari al 10% degli iscritti percentuale in crescita soprattutto per il calo demografico degli italiani. Di essi però i nati in Italia rappresentano i 65,4%, me raggiungono l’82% nelle scuole d’infanzia. Un altro dato interessante riguarda l’aumento di alunni di origine straniera nei licei (+9,3%) a fronte di una diminuzione negli istituti professionali (-9,8%). Il ritardo scolastico riguarda circa il 30% degli alunni di origine straniera, contro il 9% degli italiani, ma rispetto a 10 anni orsono sono diminuiti di oltre 10 punti percentuali.

Particolarmente colpita dalla crisi del mercato del lavoro è l’occupazione delle donne immigrate che per la prima volta scende al di sotto di quella delle donne italiane (52,8% contro 54,9%). Preoccupante è inoltre l’aggravamento della povertà tra gli immigrati, pesante anche tra coloro che comunque hanno un lavoro, per la diffusione del lavoro irregolare e per i livelli retributivi costantemente più bassi di quelli degli italiani.

Convivenza. Visto l’interesse della Fondazione Nilde Iotti per i temi riguardanti la convivenza riporto brevemente alcune riflessioni su questo tema tratte dal Rapporto. Le difficoltà dell’ultimo anno infatti hanno portato ad un inasprimento dei rapporti e delle relazioni sociali di cui gli immigrati sono stati particolarmente vittime. Sono aumentate le denunce di episodi di razzismo, verso gli asiatici all’inizio della pandemia, verso tutti nel corso dell’anno, ma si sono rafforzati quelli che Vincenzo Cesareo, citando Pierre Bordieu, chiama atti di “violenza simbolica” verso donne e uomini etichettati come diversi. Atti radicati profondamente nella cultura dominante, determinati da “meccanismi di riproduzione, spesso inconsapevoli, di comportamenti discriminatori “che si realizzano attraverso ”l’imposizione occulta di categorie cognitive, ruoli sociali, modi di vedere il mondo e la realtà da parte di soggetti dominanti su soggetti dominati” (pag. 21). Pertanto nella costruzione di convivenza i pregiudizi, la diffidenza, la paura nei confronti di chi viene ritenuto “altro” hanno il sopravvento sulla conoscenza, il dialogo, l’incontro, l’empatia.

Quanto sia difficile giungere ad una reale convivenza è dimostrato anche dall’analisi della distribuzione della popolazione in alcune città multiculturali europee ed arabe, da cui risulta che gli abitanti si distribuiscono in base alla classe sociale e alle fasce di reddito, e le popolazioni immigrate sono confinate nelle aree periferiche o degradate dei centri urbani.

Disuguaglianze, ghettizzazione, chiusura generano però conflitti, mette in guardia l’Ismu: un’escalation da cui hanno preso vita le rivolte delle banlieue parigine, solo per fare un esempio.
L’Ismu, come ricorda Cesareo, ha definito la situazione di convivenza come il “pluralismo culturale tendenzialmente consensuale e scarsamente conflittuale”. La regola fondamentale è la possibilità per tutti di esprimere le proprie credenze, bisogni, tradizioni, specificità culturali in un quadro generale di rispetto delle norme che regolano la vita collettiva e pubblica.

Ricorda sempre Cesareo, citando Raymond Aron, bisogna tendere ad affermare “l’unicità dell’umanità e la diversità delle culture”. E’ infatti certo che le migrazioni riprenderanno e in misura maggiore che nel passato, quindi è necessario accompagnare, con politiche inclusive e di valorizzazione del pluralismo, di “mutuo accomodamento” il processo di coesione sociale presupposto per la convivenza. Convivenza che per gli immigrati significa in primo luogo la garanzia del diritto al soggiorno e la certezza dei percorsi di cittadinanza, oltre alla possibilità di esprimere e vedere riconosciuta una propria identità, plurale e dinamica, sia a livello di singola persona che di comunità, secondo una logica dell’et-et (donna e immigrata e insegnante, ecc) e non dell’aut-aut (immigrato o italiano o sindacalista, ecc.). Come ormai, in una società globalizzata, è l’identità.

Vaifra Palanca

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