Curato da Maria Paola Del Rossi, Debora Migliucci e Ilaria Romeo il libro raccoglie e introduce i contributi del webinar “rEsistiamo. Storia della Cgil e delle sue protagoniste” che si è svolto nell’autunno del 2021.
Come sintetizza Susanna Camusso nella sua postfazione questo volume è “una lettura della storia della CGIL nell’equilibrio o meglio nella evoluzione e nella compresenza tra emancipazione e femminismo (sindacale)”.
Curato da Maria Paola Del Rossi, Debora Migliucci e Ilaria Romeo il libro raccoglie e introduce i contributi del webinar “rEsistiamo. Storia della Cgil e delle sue protagoniste” che si è svolto nell’autunno del 2021.
Il testo ripercorre la storia delle donne nel sindacato prevalentemente dal 1944 al 2010, anno in cui venne eletta la prima Segretaria confederale.
Tutto il volume, come abbiamo visto spesso anche nella storia di altre organizzazioni di rappresentanza, parla di percorsi di doppia militanza, quella sindacale e quella femminista.
In particolare la costruzione di spazi femminili autonomi all’interno di organizzazioni e partiti (Commissioni, Coordinamenti, ecc.) si è sempre accompagnata a riflessioni, a volte ripensamenti, sulla loro effettiva utilità. E tuttavia nella pratica comune di realtà anche molto diverse tra loro, si è rivelata un passaggio inevitabile che ha consentito a tante donne di imporsi e “prendere la parola”.
Nell’intreccio tra storia del sindacato e presenza femminile il libro si sofferma a ricordare le “ madri simboliche”: Argentina Altobelli, segretaria della Federazione nazionale dei lavoratori della terra, Lina Fibbi, a fianco delle tessili e tra le fondatrici dei Gruppi di difesa della donna Adele Bei e Teresa Noce, tra le madri della Repubblica elette all’Assemblea costituente, Nella Marcellino ed il suo lavoro sul campo, Donatella Turtura la prima donna a far parte della Segreteria nazionale della Cgil.
Figure di riferimento per ciò che hanno rappresentato nei diversi contesti storici, di cui viene ricordato l’impegno e l’azione. Contributo prezioso utile a diffondere la conoscenza di figure femminili così significative di cui si corre il rischio di perdere memoria.
Nella seconda parte del libro le interviste a Susanna Camusso, Carla Cantone, Titti Di Salvo, Valeria Fedeli, Annalola Geirola, Betty Leone e Alessandra Mecozzi danno un affresco della storia più recente. Ci parlano dell’esperienza di alcune donne che hanno incontrato il sindacato negli anni ’70 e che hanno raggiunto, negli anni successivi, ruoli apicali nel sindacato stesso.
Nelle loro storie c’è tutta la fatica per superare il famoso “tetto di cristallo” e c’è anche la complessità del rapporto tra femminismo e sindacato che si evidenzia in particolare con le prime riflessioni sulla leadership femminile, tema ancora oggi quanto mai attuale.
Paradossalmente tutto il volume che è teso a non perdere la memorie di figure e biografie femminili di grande spessore, sollecita in realtà una riflessione sull’oggi.
Molte sono le domande.
Come cambia il mondo del lavoro in questa epoca di rivoluzione digitale e di transizione ecologica.
Come cambia la percezione dei giovani sul “posto del lavoro”, sul suo valore e i suoi tempi, nel loro percorso di vita
Come rappresentare al meglio le esigenze e le istanze dell’oggi, così diversificate e meno riconducibili a schemi di lettura che abbiamo usato nel passato, non solo in una ottica di tutela ma anche in quella di promozione di nuove opportunità.
Cosa significa oggi stare da donne dentro organismi di rappresentanza, portandovi la vita reale delle donne con le loro diverse e autentiche aspirazioni. superando anche quel tanto di autoreferenzialità e pigrizia che spesso abbiamo letto nella esperienza dei gruppi femminili.
Come fare spazio a leadership femminili che si costruiscono sulla forza e sul carisma delle singole persone ma anche sul sostegno e sul riconoscimento delle altre.
E infine un tema ricorrente: come misurarsi da donne con il potere.
Come si vede un volume che vuole ripercorrere una storia e una memoria, in realtà apre nuove domande e nuove ipotesi di lavoro.
Alessandra Tazza