Per la prima volta nel nostro paese, una donna, Giorgia Meloni, ha assunto il ruolo di Presidente del Consiglio, una donna Elly Schlein è la leader del più grande partito della sinistra. E’ un segno dei tempi, è il segno della forza e della responsabilità delle donne.
In questo 8 Marzo siamo tutte profondamente scosse dalle immagini di morte, distruzione di vite, bambini straziati che provengono dall'attacco di Hamas nei confronti di Israele e della carneficina che il governo Netanyahu si ostina a perpetrare nei confronti dei palestinesi.
La forza dell'odio che distrugge ogni umanità. Immagini da Gaza e da Israele che riportano in primo piano quella storia cruciale del nostro tempo e del nostro mondo: il conflitto tra Israele e Palestina e che potrà essere risolta soltanto con la realizzazione dell'obiettivo “due popoli in due Stati” sanciti in quella fotografia scattata davanti alla Casa Bianca con la stretta di mano tra YitzhaK Rabin e Yasser Arafat, sotto lo sguardo di Bill Clinton, il 13 settembre 1993, che ci aveva fatto molto sperare, in occasione della ratifica degli accordi di Oslo cui si era giunti attraverso la mediazione degli Usa.
Questa tragedia, insieme alle tante guerre, alla terza guerra mondiale a pezzetti, come ha ricordato efficacemente Papa Francesco, si inserisce dentro un contesto e un tempo che ha visto attenuarsi il valore dell'umanità delle persone. Siamo in un mondo più disumano e rischiamo di assuefarci a tante disumanità che vediamo di fronte ai nostri occhi di giorno in giorno.
Rischiamo di assuefarci alle morti in mare degli immigrati, alle forme di sfruttamento che colpiscono tanti lavori ,alle diseguaglianze che si annidano nelle famiglie, nei quartieri, nelle scuole, alle tante discriminazioni che colpiscono le donne. Credo ci sia un rapporto tra questa perdita del valore dell'umanità delle persone, dell'amicizia, della consapevolezza del valore delle relazioni umane e la perdita di fiducia nella democrazia che percorre il nostro mondo.
Noi che conosciamo la forza ed il valore della democrazia dobbiamo sentire un sussulto di responsabilità, per dare forza, senso, capacità di incidere ai sistemi democratici. Non può non preoccuparci la constatazione che c'è una riduzione del numero delle democrazie nel mondo. Nel 2022 solo il 20% della popolazione mondiale vive in una democrazia mentre il 38%, la percentuale più alto dal 1997, si trova in condizioni di totale assenza di libertà. Il 42% vive in regimi parzialmente autoritari. Lo spettro che minaccia le democrazie e che dunque costringe oggi ad impegnarsi per la loro difesa è la” tirannia elettiva “il potere assoluto di un solo uomo, giunto al vertice non attraverso un colpo di Stato ma attraverso le elezioni.
È il caso per esempio di Vladimir Putin, Victor Orban ,Recept Tayyp Erdogan ,del leader indiano Narendra Modi, di Xi Jinping. Questi uomini insieme governano più della metà del mondo e aspirano alla leadership della governance globale.
E’ una forma di governo chiaramente ostile alla democrazia, che legittima il dispotismo come regola fondamentale dell'azione dei poteri pubblici: respinge la laicità dello Stato, disconosce i diritti di libertà individuale, pone il tradizionalismo alla base delle relazioni familiari, sociali e sessuali. La caratteristica che ha reso popolari i nuovi tiranni nelle democrazie occidentali è la loro capacità di decisione di fronte alle difficoltà, alle macchinosità delle procedure democratiche, alle lentezze, ai conflitti che le caratterizzano. I sistemi autoritari sono certamente più capaci di reagire con rapidità e cambiamenti.
Se non è possibile mutare integralmente il sistema di governo politico autoritario molti leader ricorrono a compromessi aggressivi tipici dell'autoritarismo: il disprezzo dell’avversario, il dileggio dell'istituzione, la violazione sistematica delle regole attraverso atti di forza. Proprio in questo tempo di guerra, di disumanità, di crisi della democrazia due donne vincono il premio Nobel: l'economista Claudia Golding, per le sue ricerche sul gender gap e Narges Mohammadi, attivista iraniana dei diritti umani e della pace.
Per la prima volta nel nostro paese, una donna, Giorgia Meloni, ha assunto il ruolo di Presidente del Consiglio, una donna Elly Schlein è la leader del più grande partito della sinistra. E’ un segno dei tempi, è il segno della forza e della responsabilità delle donne.
Non solo dobbiamo batterci per i nostri diritti ma dobbiamo costruire una società umana, una società a misura di donne e di uomini, una società della convivenza e della cittadinanza plurale ,una società della pace nel mondo, una società che faccia dei grandi beni comuni, come il lavoro, la salute, la scuola, gli interventi sociali, l'inclusione sociale, il motore dello sviluppo economico e sociale.
Una società in cui le persone sentono il vincolo che le unisce le une e le altre; sentono la bellezza dell'amicizia. Come ci ha ricordato il presidente Sergio Mattarella nel suo mirabile discorso pronunciato al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione nel settembre 2023 “l'amicizia non è una questione intimistica, nasce dal riconoscimento dell'altro, nella sua diversità uguale a noi stessi”.
Solo la forza della democrazia può costruire questa società umana perché la democrazia è la promozione dell'eguaglianza, della dignità delle persone, si nutre della partecipazione attiva delle persone, della libertà, del pluralismo, ed ha come fine la costruzione del bene comune. Il compito nostro, di noi donne è riaccendere la fiducia nella democrazia come costruzione di un mondo umano e del bene comune, che si realizza la partecipazione attiva e con la competenza di ogni persona.
Fiducia nell'umanità delle persone e fiducia nella democrazia vanno di pari passo e devono essere il motore che anima il nostro cuore e la nostra mente, per affermare fino in fondo la nostra forza di donne nella costruzione di un mondo e di una società che possiamo consegnare ai nostri figli e figlie con la gioia e la serenità di chi ha fatto fino in fondo la sua parte.
Livia Turco