Percorsi europei, di Graziella Falconi

Alla domanda su cosa tenga insieme i 27 paesi dell’UE, possiamo rispondere in modo certo: la convenienza. E’ convenuto alle donne, ai giovani, all’economia, alla sicurezza alimentare e ambientale. Ma soprattutto dal 1950 a oggi si è sempre più evidenziata una identità europea fatta di meno orgoglio eurocentrico e più di valori liberaldemocratici, di cultura, di storia. Un suo arretramento sarebbe un arretramento di vari secoli. 


Un’occhiata quotidiana al mappamondo potrebbe essere un utile promemoria per rammentarsi che geograficamente l’Europa è piccola. Uno sputo; con un’importante storia alle spalle. Già a partire dal nome che deriva dalla parola erek con la quale i popoli asiatici indicavano la terra dove il sole si corica in contrapposizione alla loro da dove invece il sole sorge. Radice alla quale si è aggiunto il prefisso greco eu che significa bene, buono, vero. Tanto era bella Europa che il re degli dei, Zeus – amante amato -, si trasformò in toro e la rapì, svolazzando sui mari che la buona terra circondano.

L’etimo e il mito indicano già di per sé la differenziazione tra Europa e Asia che nei secoli sarà fondamentale nella definizione di un’idea autonoma di Europa. Erodoto - mentre sottolinea il fatto che i Greci avessero dato nomi di donna - Europa, Asia e Libia alle grandi terre emerse - riferisce che il continente era conosciuto come Europa, ma ammette che i suoi confini non erano noti e precisi. Più che ai suoi confini geografici, che la possono anche fra apparire come una propaggine del grande continente asiatico, nei secoli si è cercato di comprendere cosa significhi Europa come individualità storica e morale, dal punto di vista politico, culturale, religioso, filosofico.

E’ tra l’età delle guerre persiane, l’età di Alessandro magno, che si forma per la prima volta il senso di un’Europa opposta all’Asia, per costumi e soprattutto per l’organizzazione politica; un’Europa che rappresenta lo spirito di libertà contro il dispotismo asiatico. Secondo Federico Chabod per Machiavelli è la molteplicità di stati che in Europa garantisce la salvezza della libertà e impedisce l’avvento di una monarchia universale. Per il fiorentino, l’Europa vuol dire molte virtù individuali, mentre l’oriente, l’Asia, vuol dire dispotismo,” uno padrone e tutti gli altri servi”. E tuttavia questa molteplicità di stati fece della buona terra europea un campo di battaglia di continue lunghissime guerre. Nel 1713, l’ abate Charles-Irénée Castel de Saint-Pierre -detto l'Abbé de Saint-Pierre (Saint-Pierre-Église, 18 febbraio 1658 – Parigi, 29 aprile 1743) - , nel suo progetto di pace perpetua, prefigura una unione europea capace di far sorgere in Asia una società, simile a quella del nostro continente, per mantenervi la pace; e soprattutto “per non aver nulla da temere da alcuno sovrano asiatico, sia per propria tranquillità, sia per il commercio in Asia”.

Con ancora più largo respiro, Voltaire afferma che malgrado le guerre, malgrado le religioni e le lingue diverse, l ’Europa è innanzitutto una unità culturale. Secondo Voltaire da gran tempo si poteva considerare l’Europa cristiana, eccettuata la Russia, come una specie di grande Repubblica divisa in vari Stati: “Tutte le scienze, tutte le arti hanno ricevuto così dei soccorsi reciproci; le accademie hanno costituito questa Repubblica” (Voltaire “le siècle de Louis xiv). Non è da meno Jean Jacques Rousseau per il quale “ tutte le potenze dell’Europa costituiscono tra di loro una specie di sistema che le unisce con una stessa religione con un identico diritto delle genti, con i costumi, con le lettere, con il commercio e con una sorta di equilibrio come l’effetto necessario di tutto ciò”.

Aggiungeteci, la particolare situazione dell’Europa, che, secondo Rousseau è ” più ugualmente popolata, più ugualmente fertile, più unita in tutte le sue parti, l’intreccio continuo di interessi che i vincoli di sangue, gli affari commerciali, le arti, le colonie hanno stabilito fra i sovrani… L’umore incostante degli abitanti che li trascina a viaggiare senza posa, l’invenzione della stampa e l’inclinazione generale alle lettere, che ha costituito fra essi una comunanza di studio di conoscenza…” Tutte queste cause insieme fanno dell’Europa non soltanto una espressione geografica, ma una società reale. Inoltre nel 1721, Montesquieu pubblicò le Lettere persiane (Lettres Persane) in cui tratteggia i caratteri essenziali che contraddistinguono l’Europa:” la libertà contro dispotismo, attività incessante contro nonchalance, pigrizia, mollezza; progresso portentoso delle scienze, della tecnica, contro tradizionalismo, immobilità; vita di società europea, brio e gaiezza contro l’isolamento, la gravità, la melanconia degli asiatici”.

Siamo in pieno eurocentrismo, il risultato ultimo è un inno alla civiltà europea che predomina sugli altri continenti, e ” fiorisce mentre il resto del mondo geme nella schiavitù è nella miseria, tanto essa è più illuminata, in proporzione, delle altre parti, dove le lettere sono immerse in una notte profonda”. Anche se si guarda al passato, secondo Montesquieu, la storia non offre nulla che possa essere paragonato al grado di potenza a cui l’Europa è pervenuta. E perciò si deve rendere omaggio ai tempi moderni, alla ragione presente, alla religione di oggi, alla sua filosofia, ai suoi costumi.

E tuttavia da una pluralità di Stati sovrani scaturisce una confusione internazionale . Immanuel Kant, in un saggio del 1784 intitolato Idea di una storia universale dal punto di vista politico, scrisse con spirito realistico che occorreva superare l’anarchia internazionale derivante dalla molteplicità di stati. Si chiede, il filosofo, come sia possibile realizzare compiutamente un regime repubblicano se ogni Stato deve far fronte come priorità assoluta alle ragioni della sicurezza, se deve rispondere con le armi alle minacce altrui e a sua volta minacciare i suoi vicini. Dunque occorrerebbe un trattato di pace per impedire il verificarsi di qualsiasi conflitto futuro. Kant “ non vuole costruire un ordinamento giuridico internazionale volto a mantenere la pace, ma una pratica politica repubblicana a livello statuale e internazionale che mantenga aperto il mutamento politico.”

Con queste idee nel suo bagaglio formativo, Giuseppe Mazzini, nel 1831, accanto al movimento della Giovane Italia, fondò la Giovine Europa, nell’auspicio che i popoli dell’intero continente, una volta conquistata la libertà e l’indipendenza dai loro oppressori, si sarebbero costituiti in una unità più vasta. In realtà l’esaltazione romantica dell’idea di nazione non facilitò affatto questa convergenza di intenti.

Settanta 70 milioni di morti, tra soldati e popolazione civile, furono il prezzo delle due guerre mondiali europee e questa immane tragedia del secolo breve stimolò nuovamente l’idea di Europa.
Nell’esilio di Ventotene, tra il 1942 e il 1943, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni , produssero Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto, noto come il Manifesto di Ventotene. Reso pubblico dapprima in forma ciclostilata, il Manifesto è stato pubblicato clandestinamente a Roma nel gennaio del 1944 insieme ai due saggi di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi Gli Stati Uniti d’Europa e le varie tendenze politiche, scritto nella seconda metà del 1942, e Politica marxista e politica federalista, scritti tra il 1942 e il 1943. Il volume, intitolato Problemi della federazione europea, è stato curato e prefato da Eugenio Colorni.

Frutto di riflessioni sviluppatesi nel corso della cosiddetta “guerra dei 30 anni” che dal 1914 al 1945 ha sconvolto l’Europa, il Manifesto di Ventotene rappresenta un mutamento di paradigma essenziale nel progetto di un continente europeo unificato. E’ un documento che nasce con l’idea di una rivoluzione democratica d'Europa, della creazione di una federazione europea ispirata ai principi di pace e libertà, con una base democratica dotata di parlamento e governo, ai quali affidare ampi poteri, dal campo economico alla politica estera. Il Manifesto venne diffuso grazie all’aiuto di donne come Ursula Hirschmann e Ada Rossi, che lo portarono sul continente dall'isola di Ventotene e lo fecero conoscere agli ambienti dell'opposizione antifascista di Roma e Milano .

“La storia – recita il Manifesto - viene falsificata nei suoi dati essenziali, nell’interesse della classe governante. Le biblioteche e le librerie vengono purificate di tutte le opere non considerate ortodosse. Le tenebre dell’oscurantismo di nuovo minacciano di soffocare lo spirito umano. La stessa etica sociale della libertà e dell’eguaglianza è scalzata. Gli uomini non sono più considerati cittadini liberi, che si valgono dello stato per meglio raggiungere i loro fini collettivi. Sono servitori dello stato, che stabilisce quali debbano essere i loro fini, e come volontà dello stato viene senz’altro assunta la volontà di coloro che detengono il potere. Gli uomini non sono più soggetti di diritto, ma, gerarchicamente disposti, sono tenuti ad ubbidire senza discutere alle autorità superiori che culminano in un capo debitamente divinizzato. Il regime delle caste rinasce prepotente dalle sue stesse ceneri. Questa reazionaria civiltà totalitaria, dopo aver trionfato in una serie di paesi, ha infine trovato nella Germania nazista la potenza che si è ritenuta capace di trarne le ultime conseguenze. Dopo una meticolosa preparazione, approfittando con audacia e senza scrupoli delle rivalità, degli egoismi, della stupidità altrui, trascinando al suo seguito altri stati vassalli europei — primo fra i quali l’Italia — alleandosi col Giappone, che persegue fini identici in Asia, essa si è lanciata nell’opera di sopraffazione”.

Winston Churchill, nel 1946, parlò della necessità di costruire una specie di Stati Uniti d’Europa il cui primo passo avrebbe dovuto essere la riconciliazione e l’associazione tra Francia e Germania. Il problema della ricostruzione tedesca era infatti, nell’immediato dopoguerra, il nodo principale da risolvere. Spinelli, proprio con il metodo costituzionale, da tutti giudicato utopistico, è riuscito due volte -nella sua successiva attività di parlamentare europeo - a portare l’Europa sulla soglia della vera unità: una prima forma di governo federale nel 1951, insieme a De Gasperi, con il tentativo di sottoporre l’esercito europeo ad un potere politico democratico europeo e nel 1984 con il progetto di Trattato per l’Unione
La storia è andata così: c’è stato da parte dei governi un tentativo goffo e incerto di costruire l’Europa; un tentativo condotto sul terreno della politica estera con il metodo intergovernativo. Tentativo che ha lasciato l’Europa occidentale a metà strada tra l’unità e la divisione.

Nel maggio del 1950 Robert Schumann - capo del governo francese - anche per dare una risposta europea alla ricostruzione della Germania - propose l’istituzione di un’autorità sovranazionale che sottraesse agli Stati nazionali il controllo sulle industrie strategiche del carbone e dell’acciaio. Si diede così vita alla comunità europea del carbone e dell’acciaio. L’europeismo moderno nasce quindi come risposta alla crisi dello Stato nazionale, crisi che settori importanti dell’élite culturali politiche avevano avvertito in modo particolarmente acuto nel nuovo contesto internazionale, contrassegnato dalla spaccatura dell’Europa in due blocchi contrapporti. Ironia della sorte nel Regno unito vi era una parte consistente di classe dirigente, sostenuta da una quota maggioritaria della pubblica opinione, a schierarsi esplicitamente su posizioni europeiste.

Alla contrapposizione Est-Ovest, a quella fra nazionalisti e europeisti, se ne è aggiunta un’altra all’interno dello stesso campo europeista, che verte quasi sempre sul tema della cessione di quote di sovranità nazionale. Da una parte ci sono quelli che ritengono che l’unificazione possa realizzarsi mediante una serie di accordi di collaborazione e cooperazione tra gli Stati nazionali e i loro governi, senza che questi debbano rinunciare a quote della loro sovranità, e vi sono quelli che sostengono che nessuna unità sarà effettiva senza la creazione di un potere federale indipendente dagli Stati membri e legittimamente, democraticamente, responsabile nei confronti dell’elettorato europeo. Per l’europeismo internazionalista l’Europa è una unione di Stati sovrani ovvero una confederazione in cui gli stati che vi aderiscono mantengono la propria sovranità e autonomia- (Sulla scena internazionale esistono anche altre realtà riconducibili al modello confederale: l'Unione africana, l'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, la Lega araba, la GUAM, la Comunità degli Stati Indipendenti, l'Unione di Russia e Bielorussia, l'ASEAN, la Mercosur o l'OTCA.)

Mente la federazione, o stato federale, è una unione di Stati caratterizzata dall’attribuzione all’Unione della personalità giuridica internazionale, e dal riconoscimento, ai singoli Stati federati dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario nei limiti previsti dalla Costituzione federale. Costituzione articolata su una divisione di competenze tra il governo federale e i governi degli Stati o regioni federate. La federazione può avere due livelli di governo (locale e federale), o anche più, indipendenti e coordinati. La nascita degli Stati Uniti d’America (1776, Dichiarazione di indipendenza; 1787, Costituzione federale) ha fatto assumere a questa forma di Stato una connotazione compiuta. Nella federazione il potere legislativo è sempre composto da due Camere; una rappresenta i cittadini della federazione; quindi gli Stati o regioni con una maggiore popolazione eleggono più deputati. Nell’altra camera, invece, ogni Stato o regione federata ha un eguale numero di rappresentanti. Vi sono diversi Stati federali in tutti i continenti del mondo, oltre gli Stati Uniti: il Canada, la Germania, la Svizzera, l’India, l’Australia, il Brasile e altri.

L’Unione europea ha un sistema istituzionale ibrido, ha la struttura di un’organizzazione internazionale, ma è meno di una vera e propria federazione. Nella riunione di Salonicco era stata gettata una prima pietra verso la costruzione dell’ultima fase del processo di allargamento dell’Unione e le sue tappe ( tutte rispettate). Il 20 giugno 2003 è stato trasmesso al consiglio europeo il testo di un futuro trattato di istituzione della Costituzione europea. La bozza di Costituzione era un punto di partenza forse persino lontano dal suo punto di arrivo, il cui linguaggio – abbastanza burocratico - non era nemmeno lontanamente paragonabile nella forma e nella essenzialità, a quello di Beniamino Franklin. Gli americani tuttavia erano avvantaggiati dall’aver conosciuto il solo status di colonie e non di Stati nazionali, con una storia secolare.

La bozza di Costituzione era ispirata all’avvicinamento dei cittadini alle istituzioni europee, alla strutturazione della vita e degli spazi politici di un’Unione allargata, a fare dell’Unione un fattore di stabilizzazione e un punto di riferimento del nuovo ordine mondiale libertà d. Una Europa dei popoli. Nell’articolo uno venivano riconosciuti i diritti, le libertà e i principi sanciti nella carta dei diritti fondamentali di cittadinanza, la libertà di circolazione e di soggiorno, il diritto di voto e di eleggibilità. Si dispiegano poi i diritti del cittadino in quanto individuo e un ‘elencazione puntigliosa dei diritti acquisiti. Una bozza di Costituzione che non ebbe fortuna; nemmeno fu presa in grande considerazione. Fu quindi bocciata nel referendum della Francia prima e dei Paesi Bassi, e nel 2005 abbandonata.

Nell’ultimo mezzo secolo, poiché gli stati tendevano a conservare intatta la propria sovranità , si è scelta la via di una via ‘funzionalista’ all’integrazione europea, proprio come risultante del compromesso di volta in volta realizzato tra le due tendenze precedenti. Si sono cioè sottratte quote di sovranità , conservando intatta la sovranità del singolo stato. Una via più indolore rispetto alla cessione di sovranità, una via che lascia agli stati il ruolo di protagonisti del processo della loro stessa autolimitazione .

Nel decennio degli anni ’60 i parlamentari europei venivano designati, in modo proporzionale rispetto alle forze politiche, dai Governi e nel 1969 entrarono per la prima volta i comunisti tra i quali c’era Nilde Iotti. Un decennio molto proficuo sotto il profilo economico, anche grazie all’abolizione dei dazi doganali. Si stabilì, allora, un controllo comune della produzione alimentare, garantendo così a tutti il sufficiente approvvigionamento di tutta la popolazione.
Il 1 gennaio 1973 aderirono all’Unione Danimarca, Irlanda e Regno Unito. Il numero degli Stati membri salì a nove.
Il conflitto arabo-israeliano, dell’ottobre 1973 , scatenò una crisi energetica e causò problemi economici in Europa. La caduta del regime di Salazar in Portogallo nel 1974 e la morte del generale Franco in Spagna nel 1975 decretarono la fine delle ultime dittature di destra al potere nel continente. La politica regionale comunitaria cominciò a destinare ingenti somme al finanziamento di nuovi posti di lavoro e di infrastrutture nelle aree più povere. Il Parlamento europeo accrebbe la propria influenza nelle attività dell’UE e, nel 1979, venne eletto per la prima volta a suffragio universale. Nel 1986 venne firmato l’Atto unico europeo, che pone le basi per un ampio programma di sei anni finalizzato a risolvere i problemi che ancora ostacolavano la fluidità degli scambi tra gli Stati membri dell’UE e creò così il ‘Mercato unico’..

Con la caduta del Muro di Berlino e la conclusione della guerra fredda, il posto occupato dall’Europa nella storia è cambiato. Secondo la storico Mazower “Quello europeo è tornato ad essere un continente unito, ma nella sfera delle relazioni internazionali non ho più quel posto centrale goduto prima dell’inizio della guerra fredda….”. Ma è un giudizio che si può controbattere, poiché i popoli europei hanno riscoperto , al di là delle differenze di costumi, di partecipare, come sostenevano già gli Illuministi nel 18mo secolo, a una cultura comune, di una identità europea. Difronte alla disillusione sul precario trionfo della democrazia , la politica europea è diventata un’attività totalmente pragmatica. Lo spirito dell’epoca è riassumibile nella frase dell’ex cancelliere austriaco Franz Vranitski ”chiunque abbia delle visioni necessita di un medico”. Dopo la seconda guerra mondiale l’Europa occidentale ha avuto un’assistenza finanziaria dagli Stati Uniti d’America assai importante e , per taluni, questa sarebbe una deprimente prova dell’incapacità europea di programmare il proprio futuro con una visione di lungo periodo. Taluni sostengono che il vero vincitore del 1989 non è stata la democrazia ma il capitalismo e che l’Europa si trova a fare i conti con il problema di stabilire tra i due un rapporto funzionale.

L’unica visione disponibile è quella di una sempre più stretta unione europea. Nel 1993 venne completato il mercato unico in virtù delle ‘quattro libertà’ di circolazione di beni, servizi, persone e capitali.
Gli anni Novanta sono inoltre il decennio di due importanti trattati: il trattato di Maastricht sull’Unione europea (1993) e il trattato di Amsterdam (1999). Grande attenzione viene posta alla protezione dell’ambiente e a garantire la difesa e la sicurezza. Nel 1995 aderiscono all’UE tre nuovi Stati membri: Austria, Finlandia e Svezia. Una piccola località del Lussemburgo dà il nome agli accordi di ‘Schengen’ che consentono ai cittadini di viaggiare liberamente senza controllo dei passaporti alle frontiere. Milioni di giovani studiano all’estero con il sostegno finanziario dell’UE. Viene semplificata anche la comunicazione, in quanto sempre più cittadini utilizzano il telefono cellulare ed Internet. Nel 2000 l'euro è la nuova moneta per molti cittadini europei.

Con l’abbattimento delle torri gemelle a New York , l'11 settembre 2001, i paesi dell'UE hanno iniziano a collaborare molto più strettamente per combattere terrorismo e criminalità.
Nel 2004 aderiscono altri 10 paesi e 2 nel 2007..
Nel settembre del 2008 una crisi finanziaria ha investito l’economia globale, portando a una più stretta collaborazione in campo economico tra i paesi e l’UE. Per aiutare numerosi Paesi ad affrontare le loro difficoltà, si dà il via all’"Unione bancaria", allo scopo di rendere il settore bancario più sicuro e affidabile
Con Il trattato di Lisbona, che entra in vigore il 1° dicembre 2009, si hanno istituzioni moderne e più efficienti metodi di lavoro.
Nel 2012 l'Unione europea riceve il premio Nobel per la pace per aver sempre promosso la pace, la riconciliazione, i diritti umani e la democrazia.

Le elezioni europee del 2014 hanno visto, purtroppo, crescere il numero degli euroscettici. Il mondo si ingarbuglia: la Russia si annette la Crimea, l’estremismo religioso infetta varie parti del globo con relative guerre, le migrazioni, da povertà e da guerra, assumono proporzioni gigantesche
Nel giugno 2016 con il 52% dei voti contro il 48%, i cittadini del Regno Unito approvano in un referendum l'uscita dall'Unione europea. Un colpo duro. Tuttavia Il 25 marzo 2017 i 27 leader europei si riuniscono a Roma per celebrare il 60º anniversario della firma dei Trattati di Roma, che hanno aperto la strada a un’Unione di pace, solidarietà e democrazia.
Il Regno Unito continuerà ad essere uno Stato membro dell’UE fino a quando i negoziati sui termini di uscita non saranno completati, ovvero nel 2020.

Queste sono le prime elezioni europee senza la Gran Bretagna. Intanto si riprofilano antiche contrapposizioni date per vinte, quella est-ovest, tra nord e sud. Gravi contrapposizioni religiose e territoriali.

Alla domanda su cosa tenga insieme i 27 paesi dell’UE, possiamo rispondere in modo certo: la convenienza. E’ convenuto alle donne, ai giovani, all’economia, alla sicurezza alimentare e ambientale. Ma soprattutto dal 1950 a oggi si è sempre più evidenziata una identità europea fatta di meno orgoglio eurocentrico e più di valori liberaldemocratici, di cultura, di storia. Un suo arretramento sarebbe un arretramento di vari secoli. Le forze politiche e le istituzioni non fanno abbastanza per informare i cittadini, mentre pure si è formata una generazione di giovani europei. La festa dell’UE che cade il 9 maggio, è celebrata in tono minore, quando sarebbe invece da enfatizzare, da farne una festa nazionale e europea. Beethoven era, alla fine della sua vita terrena, ridotto a vivere quasi come un barbone, malato e sordo, eppure concepì l’inno alla gioia della nona sinfonia. E’ questa forza che gli europei, insieme, sapranno trovare?

Graziella Falconi