G7 Salute. Promuovere un’economia del benessere, di Grazia Labate

Il Pilastro europeo dei diritti sociali che stabilisce i principi essenziali per costruire un'Europa più giusta, dovrebbe essere considerato un "Pilastro per l'equità sanitaria". Devono essere intraprese azioni specifiche per realizzare il Principio sull'accesso equo e conveniente a servizi sanitari tempestivi (preventivi) di buona qualità all'interno e tra gli Stati membri. Di fronte a un futuro incerto, dobbiamo promuovere convergenza, solidarietà, fiducia e resilienza in tutta Europa


Mentre la nostra attenzione sembra essere focalizzata, come ogni anno del resto, sulla manovra finanziaria e le necessarie risorse per una giusta ed equa politica sanitaria per tutti, mi pare stia sfuggendo alla nostra attenzione la riunione dei Ministri della Salute del G7 che si terrà ad Ancona dal 10 all’11 ottobre.

Il Ministro Schillaci ne ha parlato ad uno mattina sottolineandone l’importanza.

L’Italia ospiterà i Ministri degli Stati Membri del G7, il Commissario Europeo per la salute e la sicurezza alimentare, i Ministri della Salute dei Paesi ospiti: Albania, Brasile, India, Sudafrica e Arabia Saudita, oltre ai rappresentanti di organizzazioni internazionali quali la FAO, l'OMS e l'OCSE. La discussione durante l'incontro mi pare si concentrerà su tre pilastri: - Architettura Sanitaria Globale e Prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie; Invecchiamento sano e attivo attraverso la prevenzione lungo tutto l'arco della vita e innovazione.

Approccio One Health, con particolare attenzione alla resistenza antimicrobica. L’obiettivo comune dovrebbe essere quello di individuare strategie dirette ad affrontare adeguatamente le crisi e le sfide attuali che hanno gravi costi sociali ed economici, contrastando le disuguaglianze e promuovendo la salute come valore comune delle nostre società.

Migliorare i nostri sistemi sanitari, assicurare un accesso equo alle cure sicure, renderle accessibili e di qualità, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito, al fine di garantire la sicurezza sanitaria globale e raggiungere la copertura sanitaria universale, è la sfida più grande difronte a noi.

L'agenda affronterà anche il tema della prevenzione lungo tutto l'arco della vita, la necessità di adottare modelli alimentari sostenibili, al fine di contrastare l’obesità e le malattie cronico-degenerative e oncologiche e, allo stesso tempo, combattere la malnutrizione nei Paesi in via di sviluppo.

La Presidenza Italiana incoraggerà inoltre, l'utilizzo di soluzioni innovative, come la telemedicina e l'intelligenza artificiale, volte a migliorare sia la qualità della vita che i servizi alla comunità attraverso un moderno approccio centrato sulla persona.

Il dibattito comprenderà anche l’Approccio One Health, modello che riconosce l'interconnessione tra la salute umana, animale e degli ecosistemi con l'obiettivo di limitare le future emergenze sanitarie derivanti dai cambiamenti climatici, dall'inquinamento e dalla perdita di biodiversità.

I ministri della salute del G7 concluderanno l'incontro sottoscrivendo un Comunicato in cui si impegneranno ad affrontare le principali sfide sanitarie per garantire una vita sana a tutti, ed adotteranno un “Policy brief” sulle opportunità offerte dall'Intelligenza Artificiale sia per gli operatori sanitari che per i pazienti.

Un occasione dunque importante per portare nel consesso la nostra idea di miglioramento dell'equità sanitaria a partire dal nostro vecchio continente l’Europa.

Quanto mi sarebbe piaciuto caro Ministro Schillaci se avesse costruito la posizione italiana, da sostenere, con un coinvolgimento corale delle nostre istituzioni: Parlamento, conferenza Stato regioni, Agenas, ISS, CSS, Mondo scientifico accademico, ospedaliero e di medicina territoriale, per trovare una vision comune, per un futuro difficile che gli stati e le nazioni hanno difronte a se sul delicato tema della salute che oggi vede la sfida della longevità come questione cruciale dei sistemi di protezione della salute.

In Europa vi è grande discussione e fermento sulle sfide del futuro per la salute. Soprattutto EuroHealthNet che è una organizzazione senza scopo di lucro, formata da oltre quaranta enti pubblici che operano in tutta Europa a livello locale e regionale, nazionale e internazionale nel campo della sanità pubblica, nella prevenzione delle malattie, nella promozione della salute, nel contrasto alle disuguaglianze di salute e nella riduzione delle determinanti sociali di cattiva salute, elabora e propone agli stati membri dell’Unione progetti e strategie in direzione di una maggiore equità delle politiche oggi necessarie.

EuroHealthNet supporta l’Unione Europea e gli Stati membri attraverso lo sviluppo di politiche e progetti specifici e sperimentali, la diffusione di buone pratiche e la gestione di iniziative strategiche nel settore della ricerca e della comunicazione.

Abbiamo bisogno di migliorare l'equità sanitaria e il benessere in Europa entro il 2030, attraverso azioni sui determinanti della salute, ovvero le condizioni di base in cui le persone nascono, crescono, vivono, imparano, lavorano e invecchiano.

L'obiettivo dell'UE di proteggere la salute in tutte le politiche dell'UE (art. 168 del TFUE fornisce la base giuridica per l'UE e i suoi Stati membri per accelerare l'azione politica per l'equità sanitaria. C'è ancora una differenza di 9 anni nell'aspettativa di vita tra i paesi dell'UE e il divario nell'aspettativa di vita sana è ancora più grande: fino a 18 anni.

Le disuguaglianze portano a disordini sociali e mancanza di fiducia nelle istituzioni. Ridurre le disuguaglianze dovrebbe quindi essere una priorità fondamentale per l'UE.

Certo, come il Ministro affermava a proposito del nostro SSN, siamo fieri di avere un sistema pubblico a base universalistica, ma non possiamo negare che il sistema è in sofferenza ha bisogno di una forte iniezione in risorse umane motivate e disponibili e di una forte riorganizzazione informatizzata e tecnologicamente avanzata per dare maggiore efficienza ed efficacia al sistema, volta a superare sprechi ed inefficienze che pesano sui costi complessivi di gestione.

La nostra visione globale dovrebbe essere quella di realizzare un'economia del benessere nell'UE, e nel nostro paese, che apporti benefici alle persone e al pianeta e garantisca pace, dignità umana, pari opportunità ed equità.

L'Europa affronta in questo momento crisi multiple, conflitti armati, alimentati da pressioni sociali, politiche, ecologiche ed economiche.

Queste crisi stanno causando l'aumento di disuguaglianze sanitarie prevenibili tra e all'interno dei paesi europei.

Risposte isolate, populiste e disconnesse non possono superare queste sfide complesse; esse richiedono una risposta comune, onnicomprensiva e visionaria. Questa risposta deve essere trasversale a tutti gli attori governativi a livello europeo e dell'UE, e delle grandi potenze, nonché a tutti i settori, e deve basarsi sul coinvolgimento dell'intera società.

Un'economia del benessere è un modello economico alternativo che ruota attorno all'investimento in tutte le persone, alla riduzione delle disuguaglianze e all'allineamento della produzione e del consumo con i limiti planetari. Si tratta di garantire che le nostre economie siano riorientate per raggiungere meglio gli obiettivi di sviluppo sostenibile e andare oltre, valorizzando non solo il capitale economico, ma anche quello umano, sociale, naturale e culturale in egual misura.

Tutti gli attori hanno un ruolo da svolgere nel supportare questo riorientamento. Istituzioni dell'UE, autorità degli Stati membri, società civile, comunità e cittadini, imprese sociali, aziende. Tutti devono essere resi consapevoli, incoraggiati e abilitati a contribuire a questa visione. Strutture di governance dell'UE solide e trasparenti che supportino la coesistenza pacifica e soddisfino i bisogni umani sono dunque fondamentali.

Per garantire un'attenzione di alto livello e un coordinamento degli sforzi nell'intera nuova Commissione europea, oltre a sollecitare il nuovo commissario per la salute e l'alimentazione. Non intendo essere una inguaribile ed utopista ricercatrice in economia sanitaria che da tempo è vicina e studia modelli di

"Wellbeing Economy" che mirano a mettere il benessere delle persone e del pianeta al centro del processo decisionale e delle politiche. So che tutto ciò richiede ai governi di ridurre la loro tradizionale dipendenza dal capitale economico come indicatore di progresso e di migliorare e misurare il capitale sociale, umano e naturale.

Un'economia del benessere sostiene inoltre la coesistenza pacifica e valorizza la responsabilità, la trasparenza, la partecipazione, l'inclusione e la cooperazione intersettoriale, nonché un processo decisionale basato su prove concrete. Incorporare considerazioni ambientali e sociali. proprio come un'economia del benessere richiede, una maggiore attenzione al capitale umano, sociale e naturale, questo meccanismo potrebbe aiutarci molto per affrontare le riforme necessarie. Lavorare verso un meccanismo di equità e allerta benessere in salute, che potremmo incorporare in un Social Scoreboard aggiornato con indicatori sociali, sanitari e ambientali aggiuntivi, per aiutare a identificare, prevenire e affrontare gli squilibri, che si tramutano in malattia nelle nostre società sarebbe un grande record.

Adottare un approccio più orientato all'economia del benessere per soppesare in modo più equilibrato le risorse economiche, sociali e ambientali e le opportunità di riforma. Rendere operativo un quadro di monitoraggio del benessere come parte del processo annuale di previsione strategica della Commissione europea, per la salute ci fornirebbe un catalizzatore per agire sui punti di pressione per la trasformazione dei sistemi sanitari , ridurre il sovratrattamento e le inappropriatezze e garantire un'assistenza di qualità per tutti; modificare gli incentivi economici e commerciali nel sistema; affrontare gli sprechi e il basso valore nell'assistenza sanitaria; costruire approcci sanitari comunitari inclusivi, intersettoriali (e a zero emissioni di carbonio); e rafforzare la promozione della salute e la prevenzione delle malattie.

Il Pilastro europeo dei diritti sociali che stabilisce i principi essenziali per costruire un'Europa più giusta, dovrebbe essere considerato un "Pilastro per l'equità sanitaria". Tutti i 20 principi e diritti costituiscono condizioni essenziali per garantire che tutti raggiungano il loro pieno potenziale per la salute e il benessere. Lavoro di qualità e adeguatamente retribuito, protezione sociale e servizi pubblici devono essere garantiti per tutti i gruppi della società, in particolare quelli che si trovano in condizioni di svantaggio. Devono essere intraprese azioni specifiche per realizzare il Principio sull'accesso equo e conveniente a servizi sanitari tempestivi (preventivi) di buona qualità all'interno e tra gli Stati membri.

Un approccio basato sull'economia del benessere offre un quadro complementare più ampio per l'attuazione del piano d'azione entro il 2030, guidato da una strategia anti-povertà a livello dell'UE.

Di fronte a un futuro incerto, dobbiamo promuovere convergenza, solidarietà, fiducia e resilienza in tutta Europa. Il cambiamento demografico e le transizioni digitale e verde, richiedono una governance forte e visionaria e servizi pubblici adattabili per garantire che tutte le popolazioni ne traggano beneficio.

In particolare, dobbiamo garantire che la prossima generazione tragga beneficio dai diritti sociali essenziali in modo che possa svilupparsi in condizioni che promuovano la loro salute e il loro benessere e sviluppare competenze essenziali per ereditare un mondo in rapido cambiamento. Le misure politiche per garantire il benessere dei bambini, dei giovani, degli anziani in tutti i gruppi sociali devono pertanto essere considerate prioritarie alla luce di una rinnovata equità sanitaria, quale indicatore chiave del progresso del nostro vecchio continente.

Le nuove sfide e opportunità digitali possono costituire una spinta verso una copertura sanitaria universale che dovrebbe essere ampliata per includere un'azione più decisa sui determinanti commerciali della salute, può ridurre gli squilibri di potere, creare condizioni di parità per le aziende, stabilire condizioni per la crescita e limitare la proliferazione di prodotti non salutari e non sostenibili. Abbiamo bisogno che si acceleri l'attuazione degli impegni nel pilastro della prevenzione del piano europeo di lotta contro il cancro, in particolare i fascicoli legislativi riguardanti alcol, fumo e alimentazione, attualmente ritardati a causa di vari interessi acquisiti. La crisi climatica è una delle sfide più urgenti che affrontiamo oggi.

Il suo impatto sulla salute del pianeta mette a rischio la nostra salute e la resilienza dei nostri sistemi sanitari. Questo impatto è distribuito e percepito in modo diseguale. Mentre tutti noi siamo colpiti, le persone in situazioni più vulnerabili sono particolarmente a rischio, sia per le conseguenze del cambiamento climatico sia per il fatto di essere lasciate indietro dalle soluzioni per adattarsi e mitigarlo. Non c'è salute umana senza salute planetaria. Il Green Deal dell'UE e gli sforzi correlati per garantire una transizione verde devono ricevere notevoli investimenti finanziari, che potrebbero essere sfruttati per l'equità sanitaria.

Adottare l'approccio One Health, assicurando un'attenzione all'equità sanitaria, e proporre un quadro One Health dell'UE con azioni obbligatorie, vincolate a scadenze e orientate agli obiettivi, che vadano oltre l'azione sulla resistenza antimicrobica, garantendo la coerenza con le agenzie delle Nazioni Unite quali l'Organizzazione mondiale della sanità, l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura e il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente.

Tutti gli attori della salute hanno un grande ruolo da svolgere, non solo per rendere più resilienti e avanzati i nostri sistemi sanitari, ma con soli 6 anni rimasti per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite per il 2030, possono contribuire fattivamente, sotto la bandiera di un'economia del benessere, a garantire la salute e il benessere duraturi delle persone e del pianeta, migliorando l'equità sociale nella salute per tutte le persone che questo pianeta popolano.

In questo senso se i G7 vogliono essere fattivi devono potersi misurare e guardare oltre la pur doverosa formalità che il consesso impone.

Grazia Labate
Ricercatrice in economia sanitaria già sottosegretaria alla sanità