L'hanno rivolta i senatori del PD Valente, Camusso, Malpezzi, D’Elia, Rando, Verducci e Crisanti che hanno chiesro conto, tra l'altro, al Ministro dell'Economia delle motivazioni che hanno determinato il taglio delle risorse per le spese di gestione, arrivando ad uno stanziamento ad oggi di 260 milioni, ovvero meno di un quarto rispetto ai 1.100 milioni effettivamente stanziati e se non ritengano che tali tagli determinino una grave sperequazione a danno delle regioni del Sud.
Ai Ministri dell’Economia e delle Finanze, per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR e dell’Istruzione e del merito:
Si chiede di sapere:
L’articolo 1, comma 172, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, definisce, in attuazione dell’articolo 117, lett. m) della Costituzione, quale livello essenziale delle prestazioni (LEP) per il servizio di asilo nido, una copertura del servizio in ciascun comune o bacino territoriale pari al 33 per cento, inclusivo del servizio privato, con riferimento alla popolazione dai 3 ai 36 mesi d’età;
la medesima norma finanzia progressivamente l’incremento del costo per la gestione del servizio con uno stanziamento di 120 milioni nel 2022, 175 milioni nel 2023, 230 milioni nel 2024, 300 milioni nel 2025, 450 milioni nel 2026 e 1.100 milioni annui a decorrere dal 2027;
tale finanziamento a regime di 1.100 milioni rappresenta un incremento di oltre l’80% rispetto ai 1.300 milioni di spesa complessiva sostenuta nel 2021 dai comuni per il servizio di asili nido, al netto del contributo delle famiglie, così come riportato dall’Istat nel report sull’Offerta dei nidi pubblicato il 23 novembre 2023 e relativo al 2021/2022;
con il finanziamento previsto dal comma 172 della legge n. 234 del 2021 avrebbero dovuto essere attivati a regime 141.855 nuovi posti, ripartiti per singolo ente comunale;
la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 73 del 2023, ha stabilito che i comuni inadempienti nella progressiva attivazione del servizio non devono limitarsi a restituire le somme ma devono essere commissariati e, le somme destinate agli asili nido, devono confluire in un fondo specifico, distinto dal Fondo di solidarietà comunale, il quale non ha vincoli settoriali di utilizzo;
il Governo si è adeguato alla sentenza della Corte Costituzionale facendo confluire le erogazioni per il servizio di asili nido nel Fondo Speciale Equità Livello dei Servizi e, nel corso della riunione della Conferenza Stato-Città del 31 maggio 2024, è stato approvato un decreto del Ministero degli Interni che avvia le procedure di commissariamento per i comuni che non hanno attivato la prima quota di servizi di asilo nido, relativa al 2022 e finanziata con 130 milioni;
con ulteriori bandi del PNRR, sono stati assegnati agli enti locali finanziamenti per 3,24 miliardi di euro, per la realizzazione entro il 2026 di nuovi asili nido, a queste somme vanno aggiunte anche quelle stanziate dal Decretoper un nuovo Piano per gli asili nido PNRR, emanato dal Ministero dell’Istruzione e del merito il 30 aprile 2024, del valore di 734,9 milioni di euro, che ha assegnato direttamente le risorse a 845 comuni in ritardo con la realizzazione del servizio, con l’obiettivo di attivare ulteriori 31.600 posti;
grazie ai bandi del PNRR e agli stanziamenti del Decreto n.79 del 30 aprile 2024, si potrebbero realizzare, entro il 2026, strutture in grado di ampliare considerevolmente, anche se non ancora in modo ottimale, la copertura dei servizi per la prima infanzia; come è stato segnalato anche da una indagine di SDA Bocconi, le province che raggiungeranno il target del 33% saranno 74 a fronte delle 32 del 2021, mentre le province con una copertura molto bassa (inferiore al 15%) scenderanno dalle 17 del 2021 a una (Caltanissetta) nel 2026;
a fronte di tale quadro finanziario e normativo complesso ed impegnativo ma finalizzato a raggiungere, sia pure in ritardo, l’obiettivo europeo del 33% di copertura del servizio asili nido entro il 2030, e di avvicinarsi all’obiettivo del 45% indicato dall’Unione europea -, il Governo, nel Piano Strutturale di bilancio di medio termine 2025- 2029, trasmesso all’Unione Europea, in particolare, nell’Allegato VI , investimento 1.1 della M4C1, ha indicato delle risorse stanziate che si discostano fortemente dal quadro finanziario delineato in premessa e dagli obiettivi programmatici concordati con la stessa Unione Europea;
nello specifico, nella tavola A.VI.4, il Governo ha rimodulato il LEP del 33% previsto dalla legge n. n. 234 del 2021 per gli asili nido, impegnandosi a garantire il 33% “a livello nazionale”, eliminando il riferimento al “livello comunale” e introducendo una sorta di nuovo LEP del 15% denominato “a livello regionale”;
inoltre, sempre nell’ambito del Piano Strutturale di bilancio 2025 – 2029, tavola A.VI.4, il Governo ha indicato come obiettivo per il 2027 quello di “aumentare la spesa pubblica per coprire i costi operativi delle strutture di assistenza all’infanzia di almeno il 20% rispetto alla spesa pubblica annua dedicata nel 2021 ai costi di gestione delle strutture di assistenza all’infanzia disponibili per i bambini sotto i 3 anni d’età, considerando anche i nuovi posti resi disponibili dal PNRR”;
a giudizio dell’interrogante il nuovo livello di copertura del servizio nidi del 15% regionale – fermo restando quello del 33% medio nazionale - è sensibilmente inferiore a quello di legge; un incremento nel 2027 rispetto al 2021 delle spese di gestione di “almeno il 20%” equivale a un importo minimo annuo di 260 milioni, ovvero meno di un quarto rispetto ai 1.100 milioni effettivamente stanziati e necessari a coprire le spese per 141.855 nuovi posti nei nidi;
in sostanza, a PNRR concluso, proprio quando le strutture dovrebbero funzionare a pieno regime, una maggiorazione di “almeno il 20%” rispetto alla spesa pubblica annua dedicata nel 2021, risulta essere assolutamente insufficiente non solo per nuovi investimenti ma addirittura per completare gli investimenti in essere, dal momento che i Comuni non potranno intervenire per completare le opere con risorse proprie, a causa degli ulteriori tagli alle risorse già previsti nel disegno di legge di bilancio 2025;
peraltro, la rimodulazione dei LEP di cui in premessa rischia di abbattersi con effetti disastrosi particolarmente nelle regioni del Sud dal momento che, secondo quanto emerge sempre dalle proiezioni del Piano Strutturale di bilancio 2025- 2029, nelle aree più popolose del Sud, quali le provincie di Palermo e Napoli, la copertura non raggiungerà il 20%:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza, per quanto di rispettiva competenza, delle motivazioni che hanno determinato il mancato rispetto dell’obbligo di cui all’articolo 1, comma 172 della legge 234 del 2021;
se siano a conoscenza delle motivazioni che hanno determinato il taglio delle risorse per le spese di gestione, arrivando ad uno stanziamento ad oggi di 260 milioni, ovvero meno di un quarto rispetto ai 1.100 milioni effettivamente stanziati e se non ritengano che tali tagli determinino una grave sperequazione a danno delle regioni del Sud;
se ritengano questa scelta in linea con le politiche di sostegno alle famiglie ed alla natalità già ampiamente annunciate dal Presidente del Consiglio.
VALENTE, CAMUSSO, MALPEZZI, D’ELIA, RANDO, VERDUCCI, CRISANTI