Nilde Iotti, intervista a Livia Turco: “La mia maestra, figlia di Egidio, il ferroviere antifascista”, di Umberto De Giovannangeli

L’amore per Togliatti, la Costituente, le battaglie per la democrazia e l’Europa unita. «Era una donna libera e moderna, ci ha insegnato il valore del noi, ci spronava a studiare, voleva una politica popolare colta: la classe operaia che diventa classe dirigente».

Intervista a l'Unità.


Vi sono persone che ti possono segnare, e insegnare, la vita. Non solo quella politica. Persone che hanno fatto la storia della sinistra, del PCI che ne fu gran parte. Persone come Nilde Iotti. Livia Turco – una vita a sinistra, più volte parlamentare, già ministra per la Solidarietà sociale (1996-201) e ministra della Salute (2006-2008), oggi fa parte della Direzione nazionale del PD – ha conosciuto da vicino e ha voluto bene alla “compagna Nilde”. Con passione e orgoglio è presidente della Fondazione Nilde Iotti. Con l’Unità ne ricorda l’insegnamento e l’attualità nei giorni del venticinquesimo anniversario della scomparsa.

Il 4 dicembre è ricorso il 25° anniversario della morte di Nilde Iotti. Delle importanti cariche politiche e istituzionali che ha ricoperto si sa già. Ma, più in profondità e da chi come lei l’ha conosciuta da vicino, cosa ha rappresentato la “compagna Nilde”?
La Compagna Nilde Iotti era una donna libera, moderna, che ha vissuto con profondità e libertà il suo grande sentimento d’amore per Palmiro Togliatti. Ci ha insegnato che per essere autorevoli in politica bisogna avere una forte consapevolezza di sé, il coraggio delle proprie idee, la capacità della battaglia politica insieme ad un forte legame con gli altri, le altre. Ci ha insegnato, con la forza dell’esempio, il valore della politica popolare, della partecipazione attiva del popolo. Il valore del NOI. Nilde ci sollecitava a studiare, a formarci una competenza, credeva e voleva una politica popolare colta. La classe operaia deve diventare classe dirigente del paese. Non a caso ci raccontava spesso dell’appello appassionato che le rivolgeva il suo papà Egidio, ferroviere, antifascista, licenziato dalle Ferrovie dello Stato per il suo antifascismo: “Studia Nilde, Studia!! Perché loro (i borghesi) loro sanno. Per essere e diventare classe dirigente del paese bisogna studiare”. Il papà Egidio muore giovane, Nilde e la mamma, Alberta Vezzali, casalinga, devono affrontare le non floride condizioni di vita. Nilde insegna e poi vince la borsa di studio promossa dalle Ferrovie dello stato e si iscrive alla facoltà di Magistero della Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Si laurea in Lettere e Filosofia. Lo studio sarà sempre il suo cimento, un tratto peculiare della sua Eleganza della politica. Tra i suoi impegni di Presidente della Camera forte e tenace è stato quello di fare della Biblioteca della Camera un luogo pubblico, accessibile a tutti, aperta tutti i giorni della settimana. Oggi, a partire dal 2020, su deliberazione degli organismi della Camera dei Deputati tale Biblioteca è a lei intitolata.

La prima donna ad essere presidente della Camera dei deputati, la terza carica dello Stato. La prima comunista. Donna e comunista.
Donna Comunista per Nilde Iotti ha sempre significato essere fedele ai valori della lotta Antifascista ed essere costruttrice della Democrazia Progressiva e dunque della Costituzione che lei stessa ha contribuito a scrivere. D’altra parte si iscrisse al PCI dopo avere “ascoltato da Radio Londra (radio clandestina del PCI) la voce gracchiante di Ercole (Palmiro Togliatti) che annunciava la svolta di Salerno e la democrazia progressiva”. Nei molteplici ruoli ricoperti è sempre stata dalla parte delle donne promuovendo riforme importanti come la pensione alle casalinghe, il divorzio, la riforma del diritto di famiglia. È stata una innovatrice della cultura politica del PCI sul tema della famiglia. A partire dal ruolo di relatrice da lei ricoperto nella Commissione dei 75 nella Assemblea Costituente. La famiglia è centrale nella società e nella vita delle persone. Deve essere una famiglia basata sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, sul rispetto delle personalità del minore a partire dal riconoscimento dei pari diritti tra i figli nati nel matrimonio e quelli nati fuori dal matrimonio. Soprattutto, la famiglia deve essere basata sulla forza dei sentimenti. Per questo il matrimonio non può essere indissolubile. Il suo cimento è stata la passione per la democrazia che lei voleva popolare, colta, decidente, capace di risolvere i problemi dei cittadini. Dunque: centralità del Parlamento che doveva essere rappresentativo della società ed efficiente; centralità dei partiti politici popolari; riforme Istituzionali per garantire maggiore rappresentatività ed efficacia del parlamento, a partire dal superamento del Bicameralismo, istituire il Senato delle Regioni, ed, in questo contesto, la riduzione del numero dei parlamentari. Una democrazia EUROPEA. Nilde Iotti è stata protagonista della nascita del Parlamento Europeo, eletto direttamente dal popolo e per la costruzione dell’Unione Europea. Un Europa unita, costruttrice del dialogo multipolare e della Pace nel mondo.

Spesso Nilde Iotti veniva raccontata come una persona severa, quasi dura.
A questa domanda rispondo attraverso l’esperienza personale. Era il 1974, referendum sul divorzio. Ero una giovane militante della FGCI di Torino. Scoprii in quella occasione cosa significasse fare il casa per casa, il porta a porta. Ci impegnammo, molto convinti che avremmo vinto il referendum. La campagna elettorale fu conclusa da un grande comizio nella maestosa Piazza S. Carlo. Il comizio fu svolto da Nilde Iotti. Per la prima volta ascoltai da vicino quella voce autorevole ed intensa, il suo argomentare semplice e colto sul valore della famiglia basata sulla forza dei sentimenti. Ne fui rapita! E mi stupì quando, durante lo svolgimento di un congresso nazionale, lei, seduta nella autorevole tribuna del congresso, mentre si discuteva animatamente, con grande disinvoltura davanti ai congressisti trasse fuori dalla sua elegante borsetta il rossetto e con lo specchio, aggiustò il suo trucco e la sua pettinatura. Una espressione di grande libertà e di grande affezione alla sua femminilità. Quando fui eletta responsabile nazionale delle donne Comuniste nel 1987 sentii in lei una interlocutrice attenta, partecipe che voleva “dare fiducia alle giovani compagne”. Mi sostenne in imprese anche ardue come la Carta delle Donne “Dalle Donne la Forza delle Donne”, nella politica dei Tempi di vita, nella battaglia per una rappresentanza di genere. Fu molto felice della prima volta della Sua sinistra al governo del Paese ed orgogliosa delle Ministre dell’Ulivo. Una sera invitò a cena a casa sua la sottoscritta ed Anna Finocchiaro, e cucinò lei stessa i famosi “cappellacci” della sua Reggio Emilia. Eccellenti! Quando, Ministra, entravo in Parlamento per presentare progetti di legge o rispondere alle interpellanze parlamentari cercavo sempre il suo sguardo. Nilde, ormai con molti anni ed anche malata era sempre seduta nel suo scranno a seguire i lavori parlamentari. Cercavo il suo sguardo, ed era uno sguardo orgoglioso e materno che mi trasmetteva molta fiducia. Quando autorevoli dirigenti uomini mi sentivano usare questa espressione su Nilde rimanevano sorpresi. A loro non venivano dispensati sguardi materni.

I tempi sono cambiati ma resta vero che senza memoria non c’è futuro. Ecco, se lei dovesse raccontare Nilde Iotti ad una millenial, che parole userebbe e cosa di quella storia è ancora attuale e valido?
Ad una giovane racconterei la vita di Nilde, la sua storia d’amore con Togliatti, il suo lavoro nella Assemblea Costituente, il suo essere sempre dalla parte delle donne, la sua capacità di studio, l’amore per la sua femminilità, in particolare racconterei le sue battaglie per la democrazia e per una Europa unita. E raccomanderei di dare grande ascolto e di riflettere sul valore di una famiglia, di una relazione uomo-donna basata sulla forza dei sentimenti…si, la farei riflettere sulla importanza di relazioni umane basate sulla forza dei sentimenti.

Partigiana, comunista, presidente della Camera. Un filo rosso nella sua biografia personale e politica è la difesa della Costituzione nata dalla resistenza antifascista. In tempi di revisionismi storici e di pericoli di svolte autoritarie, la sinistra non farebbe bene a impugnare con più forza quella “bella bandiera”?
Il PD, la sua brava segretaria Elly Schlein- cui rivolgo un ringraziamento per il suo esempio di rammendo sociale, di legami forti con le persone, con i territori e le comunità, per la sua tenacia unitaria e la sua nettezza di contenuti- ha difeso in modo strenuo la nostra Costituzione impegnandosi fortemente contro la proposta dell’Autonomia Differenziata, contro il Premierato, contro gli attacchi della destra. Ad esse dobbiamo aggiungere l’impegno della costruzione di una nuova forma partito per superare il pesante astensionismo.

Umberto De Giovannangeli

Questa intervista è apparsa oggi su l'Unità