Nella storia della nostra Repubblica, una forza politica fondativa della democrazia e della Costituzione, il Partito comunista italiano, animato dal principio della giustizia sociale e del riscatto degli oppressi ha promosso e realizzato una straordinaria politica di concreta fraternità, pur non essendo questo il valore ispiratore nominato.
Il Presidente francese Macron nell’ inaugurare la Cattedrale di Notre Dame ha affermato: “Abbiamo riscoperto ciò che le grandi Nazioni possono fare: raggiungere l’impossibile. Abbiamo scelto la reazione d’orgoglio, la volontà della speranza ed una fraternità senza precedenti.” La riscoperta della fraternità nella dimensione pubblica e politica è una questione che dobbiamo prendere molto sul serio. Proprio Parigi e Notre Dame ci ricordano che le parole della rivoluzione francese erano: libertà, eguaglianza, fraternità. La rivoluzione francese del 1789 si concluse con la ”Dichiarazione dei diritti dell’uomo e dei cittadini” che recita nella sua premessa: “ Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
La lezione del riscatto nelle battaglie del Partito comunista italiano
Il principio di fratellanza nato dall’Illuminismo e poi abbandonato trova una sua riscoperta nelle Costituzioni approvate dopo la seconda guerra mondiale. La Costituzione italiana, fondata sul principio della pari dignità umana, principio tradotto in particolare negli articoli due e tre, propone il volto della fraternità in un peculiare personalismo, principio che pone lo Stato al servizio dello sviluppo della dignità della persona. La Carta Europea dei diritti umani fondamentali, propone nel suo preambolo come motto dell’Unione Europea “L’unità nella diversità” e nei suoi articoli anima concretamente il principio della fraternità.
Nella storia della nostra Repubblica, una forza politica fondativa della democrazia e della Costituzione, il Partito comunista italiano, animato dal principio della giustizia sociale e del riscatto degli oppressi ha promosso e realizzato una straordinaria politica di concreta fraternità, pur non essendo questo il valore ispiratore nominato. La politica di quel partito era aiuto concreto a chi era in difficoltà e sprone alla lotta per cambiare la società. In cui ciascuno, ciascuna, doveva essere protagonista. La politica era relazione umana, c’era la bellezza di chiamarsi compagni\e, di costruire luoghi politici come comunità accoglienti e calorose, luoghi di studio, di emancipazione e di lotta. Quella comunità ha scritto pagine straordinarie ed inedite di fraternità politica, come avvenne in occasione del drammatico terremoto dell’Irpina del 1980. Difronte allo Stato latitante, che si trovò sprovvisto addirittura della Protezione Civile, partirono da ogni parte d’Italia compagni e compagne, organizzati dal PCI, che per giorni e giorni scavarono tra le case distrutte per salvare vite, consolare le vittime, aiutare le popolazioni a costruire il proprio riscatto.
Papa Francesco e la sfida della libertà e dell’uguaglianza
Negli ultimi anni è stato Papa Francesco nell’Enciclica “Fratelli tutti” ad aver proposto con molta forza la fraternità come “nuovo paradigma antropologico su cui ricostruire leggi e gesti, perché la fraternità ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza”. Dopo più di 200 anni la Chiesa sfida il mondo per colmare il significato di fraternità che l’Illuminismo aveva prima introdotto e poi tradito. La fraternità può essere esemplificata in quella parola del Vangelo Di Matteo (7,12 ): “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi anche voi fatelo a loro”. Dopo l’Enciclica “Fratelli Tutti” e anche in base all’esperienza del Covid-19, nell’ambito del cattolicesimo democratico si è aperto un dibattito e una ricerca molto interessante sulla capacità della fraternità di illuminare, far vivere, declinare in modo nuovo e più coerente con il tempo che viviamo le parole Democrazia e Uguaglianza. Cito fra tutti il libro di padre Francesco Ochetta “Democrazia, la sfida della fraternità”.
Credo sia importante dare ascolto a questo dibattito e accogliere l’invito di Papa Francesco, anche nella dimensione pubblica e nel dibattito politico e in particolare soffermarsi sul tema: come la fraternità illumina e fa rivivere la democrazia e l’uguaglianza. Credo che, come ci propone Papa Francesco, bisogna partire da quella rottura antropologica, vale a dire superare l’ipertrofia dell’io, l’individualismo esasperato, la riduzione dell’uomo a merce e a consumo e la conseguente società liquida che ha perso il senso e la densità delle relazioni umane. Per sostituire questa visione antropologica in modo netto e radicale con quella antropologia della persona umana intesa quale soggetto relazionale, connesso all’altro, vulnerabile, la cui libertà dipende dal legame con l’altro.
E’ un tema che si era imposto nel dibattito dopo il Covid-19, quando abbiamo toccato con mano quanto siamo legati gli uni agli altri, soggetti interdipendenti e globali, e quanto la nostra salute e il nostro benessere dipendano dalla salute e dal benessere che godono le persone in ogni parte del mondo. Lezione che abbiamo dimenticato. Oggi constatiamo i danni di quella antropologia dell’ipertrofia dell’io, e i danni sono la disumanità crescente che si traduce nel disagio vissuto da tante persone, anziani, giovani, uomini e donne. Si traduce nella solitudine che è il dato fondamentale di questa nostra società, la svuota di senso, deprime la qualità della vita ed è fonte di molti disagi e di molti mali. L’antropologia dell’Io solitario e autosufficiente ha inaridito la democrazia, ha impoverito la politica ed ha messo in secondo piano la lotta per l’uguaglianza.
Recuperare la fraternità ci aiuta anzitutto a capire il disagio di oggi che è legato alle diseguaglianze ma molto alla mancanza di comunità, alla mancanza di calore nelle relazioni umane, alla visione dell’altro come usurpatore del proprio benessere. La dimensione della relazione umana richiama, deve richiamare, il paradigma della cura, vale a dire quello sguardo ampio delle donne su tutte le dimensioni della vita che è il portato più prezioso delle loro battaglie ed è il portato più prezioso del femminismo. La fraternità deve rivisitare la nostra democrazia per esempio rivalutando e rendendo nuovamente protagonisti i corpi intermedi, ricordando quel principio scritto nell’articolo 2 della nostra Costituzione – “l’inderogabile dovere della solidarietà” – ricordandoci che siamo portatori di diritti e di doveri, che il pluralismo è componente fondamentale della nostra società ed è principio fondante della nostra Costituzione e della nostra Repubblica.
Dobbiamo agire con lo sguardo della fraternità
Una democrazia vissuta con lo sguardo della fraternità si preoccupa anzitutto di andare incontro alle persone, di ascoltarle, guardarle negli occhi, prenderle in carico e valorizzare le loro competenze per renderle soggetti protagonisti della vita di tutti i giorni. La fraternità sollecita la democrazia a rispettare fino in fondo il suo pluralismo, il rapporto tra i diversi poteri ed a costruire una democrazia popolare, attuando, ad esempio, l’articolo 49 della Costituzione che sollecita la costruzione di partiti politici con regole interne molto precise.
Lo sguardo della fraternità propone una nuova dignità del lavoro in cui ci sia la fine di ogni sfruttamento, la fine dello strazio delle morti sul lavoro, il riconoscimento di professionalità e di competenze, la formazione continua, la giusta retribuzione ma anche il posto che il tempo di lavoro deve avere nell’ambito dei tempi della vita. Questo aspetto è molto sentito dai giovani che vogliono un lavoro che abbia diritti, che sia portatore e realizzatore delle proprie competenze ma che non sia tiranno degli altri tempi di vita e consenta di vivere con pienezza il tempo della cura, il tempo per sé, il tempo per gli altri.
Lo sguardo della fraternità sul lavoro suggerisce per esempio che bisognerebbe, oltre a combattere lo sfruttamento, promuovere una riduzione dell’orario di lavoro e consentire il diritto e il dovere al tempo della responsabilità e della cura verso gli altri e verso la società: il servizio civile obbligatorio per i giovani ma anche il servizio civile per gli anziani. Vale a dire il diritto ed il dovere alle “pluri attività”. Lo sguardo della fraternità sulle diseguaglianze ricolloca innanzitutto il tema dell’eguaglianza come cruciale nella vita di oggi e nell’agenda politica di tutti i paesi del mondo. Sono drammatiche le diseguaglianze, difficili addirittura da nominare eppure dobbiamo imparare a guardarle in faccia e dobbiamo stabilire un’agenda concreta per combatterle: dalla lotta contro l’evasione fiscale, ad un fisco equo, ad una retribuzione equa, all’investimento sui grandi beni comuni come la scuola pubblica, la sanità pubblica, un welfare sociale. Una lotta per l’eguaglianza che attivi, responsabilizzi tutti i soggetti economici e sociali, metta in campo politiche pubbliche adeguate, sia per le risorse che vengono stanziate per sostegno alla vita delle persone, sia per la pratica con cui si realizza la politica dell’eguaglianza. Una pratica basata sulla partecipazione attiva dei cittadini, sulla capacità del welfare pubblico di andare incontro al disagio e alla sofferenza, di scoprirle, di catturarle e di prenderle in carico.
Bisogna scardinare la cultura dei confini chiusi
Una pratica dell’eguaglianza che si fondi sulla valorizzazione delle competenze delle persone. Anche qui torna una frase che considero eccellente di Papa Francesco: “Non bisogna fare politiche per i poveri ma con i poveri”, bisogna “costruire nuovi poeti sociali”. Per non parlare della assuefazione che sta prevalendo nella nostra società alle morti in mare dei bambini migranti, l’indifferenza rispetto ai corpi assorbiti dalle onde di chi abbandona il proprio paese alla ricerca di un po’ di fortuna. C’è bisogno di un sentimento e di un pensiero della fraternità molto forte per scardinare la cultura dei confini chiusi e le politiche Europee e Italiane dell’immigrazione. Per tornare ad essere un paese umano e sicuro, per far prevalere il principio di realtà che smentisce radicalmente l’idea della Società della Bianchezza proposta da Giorgia Meloni e constatare invece che la realtà dell’Italia e dell’Europa già da tempo ci fa vedere una società plurale. Bisogna irradiare il principio del Prendersi Cura delle persone come ingrediente fondamentale della democrazia, perché, come dice la nostra Costituzione, c’è un nesso molto stretto tra lotta alla diseguaglianza e forza della democrazia, perché una responsabilità fondamentale della democrazia è quella di includere, di coinvolgere, di rendere attivi coloro che stanno ai margini, che vivono sofferenze e disagi e non si sentono pienamente parte della comunità.
Una democrazia inclusiva è quella che coinvolge quelli che fanno fatica e dunque è fondamentale “praticare” le politiche dell’uguaglianza parlando al cuore delle persone, spronandole ad avere fiducia nella propria capacità, fiducia nella possibilità di essere utili verso gli altri.
Brevi considerazioni le mie, per sottolineare quanto credo sia fecondo l’invito che ci proviene dalla riflessione aperta nel cattolicesimo democratico oggi sulla base del messaggio di Papa Francesco di riproporre la fraternità come grande principio costitutivo della nostra Repubblica e del nostro vivere comune.
Livia Turco