Dare valore alle donne della terra e del mare. La chiave del cambiamento buono e giusto, di Susanna Cenni

Per questo abbiamo depositato una proposta di legge in una data importante, l’8 marzo a mia prima firma, sottoscritta da tante deputate Democratiche


E’ da molti anni che mi capita di parlare con loro, anche di scriverne. E’ da molti anni che ho occasioni per incontrare, ascoltare, donne che hanno avviato imprese e lavorano nel settore agricolo e della pesca.

Mettere assieme le storie, le parole, i racconti, le esperienze entusiasmanti come le difficoltà, è stato fondamentale per provare a scrivere una proposta di legge che spero possa essere utile alle donne. Sono tante, di generazioni diverse.

Alcune sono nel settore da generazioni, altre per seguire un compagno condividendone fatica e gratificazioni, altre lo hanno scelto con forza, autonomia.

Buona parte di queste storie racconta di un grande amore per la terra e per il mare, di una ostinata volontà di investire sulla qualità, sulla sostenibilità, sull’economia circolare.

Racconta di competenza, specializzazione, lauree, master, e di una sfida non sempre vita con l’accesso al credito, e alle opportunità di sostegno del settore.

Le donne sono oramai il 33% delle conduttrici (ufficiali) in agricoltura, il 28% delle lavoratrici, ma queste percentuali non corrispondono al credito e agli aiuti ottenuti.

Eppure le troviamo protagoniste di progetti innovativi, custodi della biodiversità e del recupero di varietà in via di scomparsa, creative promotrici di fattorie didattiche ed agricoltura sociale, le troviamo, come accadde con Agitu Ideo Gudeta, determinate nelle creazione di imprese in aree improbabili disagiate o montane, come raccontato nel bel docu film di Anna Kaufer, sulle pastore, o come straordinarie creatrici di filiere vitivinicole interamente al femminile, o curatrici di progetti di acquacoltura e itticoltura.

Nonostante questo se si ripercorre indietro la genesi delle misure dei Piani di Sviluppo di settore, scopriamo che raramente le competenze e i saperi femminili sono utilizzati nella definizione dei programmi, degli strumenti di sostegno, dei Piani di sviluppo rurale. Si progetta, si pensano gli strumenti ancora molto ragionando su protagonisti..neutri, e quindi maschi.

Eppure esistono analisi, ricerche, numeri che certificano sfide coraggiose e pesanti, titoli di studio piu elevati dei colleghi uomini.

Prevalentemente le donne scelgono di guidare aziende biologiche, investono sull’innovazione, seguono e curano il prodotto anche nella trasformazione e nella commercializzazione, piu attente all’economia circolare, a ciò che le circonda.
Nonostante tutto questo, non c’è una sola associazione di settore a livello nazionale che abbia una presidente, e l’immagine di quel tavolo durante i famosi Stati Generali ci racconta molto.

A tutto questo va aggiunto un dato di fatto: le aree rurali, le aree costiere, contribuiscono a complicare la loro vita per carenza di servizi, di trasporti, spesso dell’assenza di digitale. E questo vale per le imprenditrici come per le lavoratrici.

Ed ancora, se le criticità riguardano imprese e lavoro regolare e contrattualizzato, dentro lo sfruttamento le donne vivono uno sfruttamento maggiore, spesso con retribuzioni ancora piu infami e con l’aggiunta dei ricatti sessuali, come testimoniano i racconti di Marco Omizzolo nell’agropontino o di Borrometi in Sicilia.

Molte ricercatrici hanno lavorato sul tema a partire da quelle di CREA, e intrecciando la realtà delle tante, con l’analisi economica e sociale di altre si arriva alla conclusione che sostenere le donne in agricoltura e nella pesca non è solo un atto utile per attenuare le diseguaglianze, non significa solo raccogliere ciò che ONU, FAO, UE, indicano da anni e che il PNRR afferma con le sue scelte trasversali (rimuovere le diseguaglianze, attraversare la transizione ecologica). Fare questa scelta significa attivare un acceleratore giusto e buono per raggiungere gli obiettivi del Green Deal.

Per questo abbiamo depositato una proposta di legge in una data importante, l’8 marzo a mia prima firma, sottoscritta da tante deputate Democratiche http://documenti.camera.it/leg18/pdl/pdf/leg.18.pdl.camera.2930.18PDL0132720.pdf

La legge introduce strumenti per monitorare, conoscere, ed attivare politiche dedicate (un ufficio presso il Mipaf, un Osservatorio); prevede un Piano annuale di interventi per sostenere la nascita di imprese, tutelare la maternità, sostenere la nascita di servizi per le donne nelle aree rurali, di reti contro le molestie, e per l’offerta formativa; prevede azioni per garantire la presenza di donne nelle designazioni che il Mipaf fa negli enti e nelle consulenze che attiva; si prevede un fondo per le Reti di imprese femminili; si istituisce la figura del coadiuvante nel settore della pesca; si crea un fondo rotativo a sostegno delle imprese femminili; il sostegno a studi e ricerche sulle donne nell’agricoltura e nella pesca; si chiede il recepimento della Direttiva Europea 41/2010 per la parità nelle attività autonome.

La legge è incardinata in commissione agricoltura assieme alle iniziative di altre forze politiche, e spero davvero nella trasversalità che le donne,q usando vogliono, possono generare.

Credo che questo sia un tempo in cui tutto questo è possibile. E’ possibile perchè stiamo misurandoci con la ripartenza del Paese, in cui la cultura dell’economia della cura può diventare un cardine fondante del tempo nuovo e generare altri modelli di crescita, diversi da quelli che le crisi le hanno generate.

E’ possibile perchè in questo tempo donne, giovani, sud sono davvero le possibili chiavi del cambiamento.
E’ possibile perchè le scelte contenute nel PNRR, a partire dalla condizionalità di genere adesso sono una realtà.

Ma è anche vero che in questo tempo non bastano piu i titoli, servono coerenza ed azione, perchè le chiavi, per accendere un motore, non vanno solo definite e citate, vanno girate.
E adesso, in questo tempo, questa chiave formidabile è lì, va solo girata.”

Susanna Cenni
Vice presidente commissione Agricoltura Camera