Copresieduto da Amina J. Mohammed , vicesegretario generale delle Nazioni Unite, il Women Political Leaders Summit 2021 ha messo in evidenza il ruolo fondamentale delle donne nel determinare la nuova normalità. La necessità di un cambiamento è urgente e il momento di agire è adesso. Questo il messaggio lanciato con forza.
L'ultimo anno e mezzo è stato un punto di svolta nella storia umana. Vivere in questi tempi difficili ha reso chiaro che non si torna indietro. Dobbiamo guardare in avanti e muoverci verso una nuova realtà, una nuova normalità e un mondo migliore per tutti . Il Women Political Leaders Summit 2021 che si è appena concluso ha riunito i leader da tutto il mondo per condividere proposte e soluzioni al gender gap divenuto ormai intollerabile.
Copresieduto da Amina J. Mohammed , vicesegretario generale delle Nazioni Unite, il Women Political Leaders Summit 2021 ha messo in evidenza il ruolo fondamentale delle donne nel determinare la nuova normalità. La necessità di un cambiamento è urgente e il momento di agire è adesso. Questo il messaggio lanciato con forza.
L’alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet in qualità di uno dei leader della Generation Equality Action Coalition on Feminist Movements and Leadership, intervenendo in apertura del vertice ha affermato:
“L'impegno incrollabile delle donne leader ha prodotto molti progressi nel nostro percorso verso l'uguaglianza di genere, soprattutto dall'adozione della storica Dichiarazione e Piattaforma d'azione di Pechino venticinque anni fa”.
Ma la pandemia di COVID-19 ha minacciato e sta minacciando quei guadagni duramente conquistati.
L'esclusione e la discriminazione di lunga data significano che le donne in tutta la loro diversità sono state colpite in modo sproporzionato ed escluse dal processo decisionale negli sforzi di risposta. L'assenza di donne al tavolo delle decisioni, si riflette in ciò a cui viene data priorità.
Allo stesso tempo, l'anno passato è stato una testimonianza dell'importanza della leadership femminile, nel COVID-19 e oltre. Nei governi, ha portato a maggiori investimenti nella protezione sociale, nell'ambiente e nella salute. Nei negoziati di pace le donne lavorano a soluzioni più durature. E nel settore privato, si sono prodigate per migliorare le prestazioni aziendali.
Eppure, nonostante tutte le prove, le donne in posizioni di comando affrontano ancora resistenza, sospetto e persino ostilità, basate su stereotipi sulle loro capacità e sul loro posto nella società.
“Fin dalla tenera età, le donne sono portate a giudicare e dubitare di se stesse” ha affermato Michelle Bachelet.
Quindi, come possiamo rendere la leadership femminile “la nuova normalità”?
In primo luogo, l'uguaglianza di genere è un imperativo urgente.
È al centro della ripresa se si vuole uscire dalla pandemia con una nuova visione della salute e dello sviluppo sostenibile.
Il diritto di tutte le donne e le ragazze a una partecipazione significativa è fondamentale. “La fine della discriminazione di genere, non deve più essere considerata un ripensamento, non è una misura facoltativa.
Dobbiamo sostenere, pubblicamente e finanziariamente la leadership e i movimenti femministi, specialmente di fronte agli impatti di COVID-19, che hanno sferrato un contraccolpo contro i diritti delle donne e hanno ristretto lo spazio civico di partecipazione.
Ognuno di noi, può fare molto per promuovere l'uguaglianza di genere e la leadership delle donne. Lo facciamo denunciando atteggiamenti sessisti e coltivando la sorellanza e la solidarietà; celebrando il successo delle donne al potere e incoraggiando consapevolmente le ragazze a essere esplicite; chiedendo l'azione degli Stati e agendo noi stessi”.
"Se hai un po' di potere, allora il tuo lavoro è dare potere a qualcun altro".
“Con il nostro potere, le nostre voci e la nostra energia, contribuiamo tutti a creare un ambiente in cui le donne e le ragazze in tutta la loro diversità abbiano i loro diritti rispettati e siano autorizzate a perseguire i loro sogni e realizzare il loro pieno potenziale”.
Non è mancato per impegno e proposte il nostro premier Mario Draghi: "Il nostro obiettivo in Italia", ha detto il premier Draghi intervenendo nella sessione di apertura del "Women political leaders Summit 2021" è "quello di investire, entro il 2026, almeno 7 miliardi di euro per la promozione dell'uguaglianza di genere".
"Siamo determinati ad aumentare il numero di donne che scelgono di studiare le discipline tecnico-scientifiche. Vogliamo ampliare i servizi della prima infanzia e di istruzione primaria in modo tale da poter aiutare le mamme lavoratrici".
Anche la nostra vicepresidente della Camera dei Deputati Maria Edera Spadoni è intervenuta in qualità di rappresentante della Camera dei deputati al Women Political Leaders Summit 21.
La vicepresidente ha sottolineato che l’obiettivo del summit è quello di mettere al centro del dibattito il ruolo cruciale delle donne leader in questa fase post pandemica al fine di potenziare la leadership delle donne, l’uguaglianza e le pari opportunità.
Obiettivi fondamentali per il raggiungimento di una società più giusta ed equa.
“Lavorare per l’uguaglianza di genere, promuovendo la parità delle donne, è un obiettivo sociale consolidato e sancito dal diritto nazionale e internazionale, ma ora è fondamentale investire nello sviluppo delle infrastrutture sociali per incrementare l’occupazione femminile, favorire le imprese femminili e il lavoro autonomo delle donne, raggiungere la piena parità sui luoghi di lavoro”.
Infatti quella tra uomini e donne è una delle principali disuguaglianze nel nostro Paese, certificata dal World economic fo-rum che colloca l'Italia al 76° posto su 153 Paesi.
Dunque analisi tutte condivisibili, proposte e soluzioni che vengono avanti, ma che ora occorre inverare in tutti gli aspetti del nostro PNRR per promuovere la parità di genere e l'occupazione femminile, messa a dura prova anche dalla pandemia. Serve uno sforzo eccezionale da parte tutti, nessuno escluso, comprese le imprese che già muovono "critiche" verso la clausola di condizionalità che invece "è la risposta" che va nella giusta direzione, per promuovere pari opportunità di lavoro, per cui "la discussione in Parlamento è cruciale.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi la definisce trasversale a tutto il Piano”, con riferimento alla priorità accordata al tema del sostegno all’occupazione giovanile e femminile, con annesso il superamento dei divari di genere, presente in tutte le sei missioni in cui si articola il Piano nazionale di ripresa e resilienza. In particolare nel “terzo asse strategico”, l’inclusione sociale, vengono elencate queste priorità: parità di genere, protezione e valorizzazione dei giovani e superamento dei divari territoriali.
“L’empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere, l’accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, il riequilibrio territoriale e lo sviluppo del Mezzogiorno non sono univocamente affidati a singoli interventi, ma perseguiti quali obiettivi trasversali in tutte le componenti del Pnrr”.
Si parte dal Family Act.
Per eliminare ostacoli che limitano la partecipazione delle donne al mercato del lavoro il Piano prende spunto dal percorso di riforma avviato con il Family Act. Draghi assume l’impegno a “lanciare entro il primo semestre 2021” la strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026. Per centrare questo obiettivo, si prevedono stanziamenti per 4,6 miliardi dedicati a costruire nuovi asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia. Vi si aggiunge un miliardo diretto a finanziare l’estensione del tempo pieno nelle scuole primarie.
In tal modo, si punta ad offrire un sostegno concreto alle famiglie e alle donne in particolare in quello che resta uno degli aspetti più problematici: la conciliazione della loro vita professionale e lavorativa. Vengono poi stanziati 400 milioni per favorire l’imprenditorialità femminile, e 1 miliardo per la promozione delle competenze in ambito tecnico-scientifico, soprattutto per le studentesse”. L’impegno è far divenire l’assegno unico “lo strumento centrale e onnicomprensivo per il sostegno alle famiglie con figli, in sostituzione delle misure frammentarie fino ad oggi vigenti”.
Obiettivo ambizioso. Per realizzarlo occorre lungimiranza e visione, ed è questa a ben vedere la scommessa di tutto il Piano nazionale, con le incognite connesse alla capacità effettiva del nostro Paese di realizzarlo in pieno.
Stando a quanto prevede il Pnrr, la creazione di opportunità per i giovani nel mondo del lavoro “sarà anche l’effetto naturale degli interventi sulla digitalizzazione che, tra l’altro, consentiranno di completare la connettività delle scuole”.
Il Pnrr punta a intensificare gli sforzi per contrastare il lavoro sommerso e a garantire che le politiche attive del mercato del lavoro e le politiche sociali “siano efficacemente integrate e coinvolgano soprattutto i giovani e le donne, il sostegno andrà alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro “attraverso una strategia globale, in particolare garantendo l’accesso a servizi di assistenza all’infanzia e a lungo termine di qualità”.
Per quanto riguarda le competenze digitali, nel Piano si prevede di potenziare le piattaforme educative, di istruzione e di aiuto all’inserimento nel mondo del lavoro. Sarà istituito il “Servizio civile digitale”, attraverso il reclutamento di diverse migliaia di giovani “che aiuteranno circa un milione di utenti ad acquisire competenze digitali di base”. Gli investimenti e le riforme sulla transizione ecologica – prevede il Piano – “contribuiscono alla creazione di occupazione giovanile e femminile in tutti i settori toccati dal Green Deal europeo, tra cui le energie rinnovabili, le reti di trasmissione e distribuzione, la filiera dell’idrogeno”.
In un prossimo decreto – ha annunciato il presidente del Consiglio - verranno stanziate risorse per aiutare i giovani a contrarre un mutuo per acquistare una casa e a ridurre l’anticipo da pagare, grazie all’introduzione di una garanzia statale.
Il Governo punta ad assumere con contratto triennale circa 1.600 giovani laureati, 750 diplomati specializzati e 3.000 diplomati che andranno a costituire lo staff amministrativo e tecnico a supporto degli uffici giudiziari. Poi è prevista l’assunzione con contratti a tempo determinato di circa 16.500 laureati in legge, economia e scienze politiche che formeranno lo staff dell’Ufficio del processo. E qui come sappiamo dai numeri, la maggior parte di quelle lauree sono femminili.
Dunque il tema gigantesco e di lunga lena è come colmare il divario di genere.
La sfida è creare le condizioni per evitare che le donne siano costrette a dover scegliere “tra maternità e carriera”.
Per questo nel Pnrr sono previste misure di potenziamento del welfare. In particolare, i nuovi meccanismi di reclutamento nella PA e la revisione delle opportunità di promozione alle posizioni dirigenziali di alto livello puntano a garantire “pari opportunità sia nell’ambito della partecipazione al mercato del lavoro, sia nelle progressioni di carriera”, anche attraverso il ricorso al lavoro agile.
Gli investimenti in banda larga e connessioni veloci previsti dal Piano puntano poi alla creazione “dell’infrastruttura tecnologica necessaria a fornire all’imprenditoria in genere, e all’imprenditoria femminile in particolare, gli strumenti con i quali ampliare il proprio mercato”. E si punta altresì al potenziamento dell’offerta turistica e culturale nella premessa che tali attività generano “significative ricadute occupazionali su settori a forte presenza femminile come quello alberghiero, della ristorazione, delle attività culturali”. Altro obiettivo del Piano è favorire l’imprenditoria femminile, e potenziare gli strumenti legati alla fiscalità di vantaggio soprattutto nel Mezzogiorno.
La clausola di condizionalità.
Nel priorità trasversali, per le imprese che parteciperanno ai progetti finanziati dal Pnrr e dai fondi del programma React-EU, si cita espressamente l’impegno a “condizionare l’esecuzione dei progetti all’assunzione di giovani e donne”, anche attraverso contratti di formazione e specializzazione. Nei bandi di gara saranno indicati, come requisiti necessari e, in aggiunta, premiali dell’offerta, criteri Pnrr per gli obiettivi di parità. I criteri saranno definiti tenendo conto fra l’altro degli obiettivi attesi in termini di occupazione femminile e giovanile al 2026 e dei corrispondenti indicatori medi settoriali europei.
Anche quest’ultima priorità trasversale pare condivisibile. Ora la scommessa è metterla effettivamente in pratica. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, mette un punto fermo dopo le polemiche sulla norma inserita nel Pnrr, diretta a subordinare l'esecuzione dei progetti all'assunzione di giovani e donne.
Nel corso all'evento online "Parità di genere e sviluppo sostenibile" organizzato dall'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, ASviS, anche la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, annuncia che la Strategia nazionale della parità di genere sarà finalizzata "entro fine mese" ponendo passo dopo passo degli obiettivi" e sarà dunque "utile e importante come slancio e inquadramento di sistema del Pnrr, ma an-che come strumento di verifica e monito-raggio dello stesso piano".
Il superamento del divario di genere è un obiettivo "non più rinviabile", ha affermato Pierluigi Stefanini, presidente dell'ASviS, e il Pnrr va nella giusta direzione, ma ora si deve "accelerare". Secondo il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, bisogna superare gli stereotipi di genere che "rischiano di diventare un blocco allo sviluppo" e mettere "al centro di tutto la scuola", con un piano per "liberare i ragazzi dai gap in cui sono incatenati".
"Aumentare quel tasso di occupazione femminile è un fattore molto importante per la crescita del Pil", sottolinea Patrizia Grieco, presidente di Assonime.
Un punto su cui insiste Linda Laura Sabbadini, Chair Woman 2021 “La strada è ancora lunga e i risultati non saranno immediati. Bisogna agire in fretta. Il mondo è troppo indietro e ha bisogno della guida delle donne. L’uguaglianza di genere è l’obiettivo chiave: migliora la condizione delle donne, riduce la povertà, e le altre disuguaglianze”. Sono le parole cruciali che Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell’Istat, in qualità di Chair del Women2021 che sara’ a guida italiana, ha stigmatizzato nel suo intervento che dice: "ora al centro delle politiche deve esserci l'aumento delle quantità del lavoro femminile e la spinta verso nuovi settori, per abbattere il grande divario dell'occupazione femminile, che in Italia è al 49% contro una media europea del 62,5.
Dunque al lavoro ed occhi sgranati per verificare passo dopo passo che alle parole seguano i fatti. L’Europa ci ha promosso stanno per arrivare 25 miliardi di euro, oc-chio noi siamo la priorità, niente furbizie, apriamo subito con il governo la strada di alcune nostre priorità: lavoro e servizi subito.
Grazia Labate
Ricercatrice in economia sanitaria già sottosegretaria alla sanità