Ciao Miriam
di Livia Turco

La vita di Miriam Mafai è stata piena di cose eccellenti. Lei era una donna eccellente. Ma è sempre stata prima di tutto una “compagna” una coerente e battagliera militante della sinistra, autonoma, dissacrante, creativa.

 
Ho incontrato l’ultima volta Miriam Mafai ad un seminario di formazione promosso dalle donne del PD e dalla Fondazione Nilde Iotti ( alla quale Miriam era legata in qualità di membro del Comitato d’Onore della Fondazione) il 2 marzo scorso  sul tema “Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia”.
Le avevamo chiesto di essere relatrice e di proporci un inquadramento storico sull’evoluzione legislativa e di ricordarci le tappe fondamentali delle conquiste femminili.
Era la Miriam che conoscevamo. Preparata, arguta, combattiva. Aveva concluso il suo intervento ricordandoci che le donne si erano “sudate” tutte le conquiste, che tutto era stato frutto della loro determinazione e, soprattutto, della loro forza collettiva e della loro unità. Ci aveva squadernato tutta la sua preoccupazione sul rischio di arretramento sociale e culturale che vivono le donne italiane, arretramento emblematicamente racchiuso nelle difficoltà a vivere la maternità e il lavoro, il ricatto cui le donne sono sottoposte sul luogo di lavoro quando decidono di avere un figlio.  Ci aveva spronate a ritessere le fila per costruire una forte mobilitazione sociale che fosse capace di incidere sull’agenda politica e sulle istituzioni.
Ci ha ricordato che quando si ottennero le grandi conquiste del diritto di famiglia, del divorzio, della parità nel lavoro, della 194, contro la violenza sessuale, le donne in Parlamento non erano molte ma erano autorevoli e non erano sole, avevano la grande forza che derivava dai movimenti e dalle associazioni femminili. oggi che vogliamo raggiungere la parità anche nelle istituzioni attraverso le quote e le norme antidiscriminatorie dobbiamo non perdere di vista la lezione che ci viene dalla storia tanto più quando la rappresentanza politica e le istituzioni vanno rifondate. Stare nelle istituzioni vuol dire avere legami profondi con la società che va ascoltata e sollecitata nella sua capacità di iniziativa, di parola e di pensiero. La vita di Miriam è stata piena di cose eccellenti. Lei era una donna eccellente. Ma è sempre stata prima di tutto una “compagna” una coerente e battagliera militante della sinistra, autonoma, dissacrante, creativa. Una compagna, che non ha mai perso  l’idea della politica, che la portò nella battaglia contro il fascismo e poi a dirigere il PCI nell’Abruzzo dove ha conosciuto le mirabili donne raccontate nel suo indimenticabile libro “Pane nero”.
Livia Turco
 

11 aprile 2012