Siamo tutti chiamati a favorire il CAMBIAMENTO CULTURALE: istituzioni civili ed educative, le figure professionali che costituiscono la rete di prevenzione, gli organi di informazione e comunicazione.
Possiamo essere tutti e tutte redimenti.
E non solo il 25 novembre di ogni anno, ma tutti i giorni.
Non vorremmo in questo 25 novembre 2022, enunciare dati e percentuali, pronunciare il nome delle donne uccise per mano di mariti, conviventi, compagni.
Ogni nome, ogni storia che lo accompagna è una ferita indelebile.
Eppure lo dobbiamo fare, ancora.
Dal 1° gennaio 2022 ad oggi sono 104 le donne uccise in Italia, in leggero calo rispetto al 2021, che pure aveva segnato un + 6% rispetto al 2020, con un + 1% di femminicidi in ambito familiare e affettivo. Calano i reati spia (stalking, maltrattamenti ), in crescita le violenze sessuali (dati dal Rapporto della Direzione Centrale di Polizia Criminale, novembre 2022).
Sono dati che ci impongono di ribadire la vera natura della violenza di genere che e’ strutturale e non occasionale ed emergenziale, di continuare nell’impegno, svincolato da retoriche e riti, per correggere e migliorare l’approccio complessivo.
Un fenomeno questo che ha radici antiche - il rapporto squilibrato tra uomini e donne la mancata parita’ tra i 2 sessi al di là di quanto stabilito dalla Costituzione e dalla legge, “UNO DEI MECCANISMI CRUCIALI PER MEZZO DEI QUALI LE
DONNE SONO COSTRETTE IN UNA POSIZIONE SUBORDINATA RISPETTO AGLI UOMINI “ (preambolo della Convenzione di Istanbul) - ma che si presenta sempre in forme nuove, spesso sommerse e subdole.
Un fenomeno che non si può’ affrontare in modo parziale con risposte estemporanee.
La Legislazione si è’ particolarmente attivata, soprattutto negli ultimi 10 anni, aggiungendo, anno dopo anno, un tassello agli strumenti di intervento.
Le norme ci sono e sono tante.
Non c’è quindi un deficit normativo, ci sono criticita’ da correggere, lacune che determinano disfunzioni del sistema di prevenzione e contrasto dovute in gran parte al carattere ‘emergenziale’ con cui si sono via via aggiunti ‘pezzi legislativi’.
Servirebbe un Testo Unico, e questo potra’ essere un obiettivo di questa Legislatura .
Come anche indicato dalla Commissione Speciale sul Femminicidio e sulla violenza di genere attivata dal Senato della Repubblica, spesso manca una corretta applicazione dei principi e delle norme per l’inadeguatezza della formazione e carenza delle specializzazioni delle figure professionali che si trovano a gestire contesti e situazioni segnate dal femminicidio (forze dell’ordine, operatori del sistema giudiziario, personale medico e sanitario, operatori dei servizi sociali).
Carenze di formazione spesso determinate dall’esiguità delle RISORSE (umane, finanziarie, strumentali).
A tutto ciò’ va aggiunto la lacuna culturale, la capacità’ di riconoscere i segnali e quindi di operare con tempestività’ .
Per noi rimane costante la risposta al CHE FARE?. Ancora, ancora e ancora.
Per sintesi riprendiamo le 4 P - Prevenzione, Protezione, Punizione, Politiche - indicate nella ‘road map’ della Convezione di Istanbul, un testo che rimane fondamentale proprio per l’approccio strutturale ed olistico che la caratterizza.
PREVENZIONE : serve andare oltre l’intervento occasionale ma impostare sempre più’ interventi organici e coordinati con le diverse istituzioni preposte al SISTEMA EDUCATIVO (a quando una legge approvata su educazione sessuale nelle scuole?), ALL’ISTRUZIONE UNIVERSITARIA, ALLA FORMAZIONE PROFESSIONALE, per lo sviluppo di programmi stabili che promuovano l’educazione all’ uguaglianza di genere, capace di costruire relazioni basate sulla parità, sull’ uguaglianza, sull’equità’ , sul valore della DIFFERENZA.
Servono qui investimenti stabili e non impegni da rinnovare anno per anno.
PROTEZIONE : bisogna rendere più’ facilmente accessibili e fruibili i DIRITTI delle donne a ricevere un supporto immediato al bisogno indilazionabile di garantire la propria sicurezza e nel contempo ricostruire la propria autostima e autodeterminazione. Bisogna avere la capacità’, in contesti che cambiano continuamente, di innovare i modi della presa in carico.
Vuol dire potenziare l’offerta dei servizi. Per questo e per la capacità’ che hanno dimostrato nell’efficacia dei metodi di lavoro, sono fondamentali i CENTRI ANTIVIOLENZA e le CASE RIFUGIO.
Vanno potenziati e costantemente FINANZIATI. Vanno inoltre sostenuti i centri che trattano gli uomini autori di violenza nelle relazioni affettive.
PUNIZIONE : questo è l’asse maggiormente sviluppato dalle normative negli ultimi 10 anni. Rimane tuttavia aperta la questione della riforma di alcune fattispecie di reato a partire dalla violenza sessuale fino a quelle sugli abusi e le molestie nel mondo del lavoro . Bisogna che al più’ presto il nostro Parlamento recepisca la direttiva UE che prevede il principio del CONSENSO (del solo SI’ vuol dire SI’).
POLITICHE : dare piena attuazione al PIANO NAZIONALE ANTIVIOLENZA, che definisca con chiarezza chi deve fare cosa e in quanto tempo lo debba fare, con monitoraggi permanenti, che attui una GOVERNANCE precisa quanto estesa, che dia linee guida alle REGIONI, con gestione certa delle RISORSE.
Una Governance che pensiamo soprattutto mantenuta vicino ai luoghi dove i servizi sono attivati, assegnando direttamente le risorse ai COMUNI, lasciando la programmazione alle Regioni.
Ancora: che renda stabili i supporti economici alle donne vittime di violenza : il congedo indennizzato, il fondo per il ristoro, il gratuito patrocinio, il reddito di libertà’. .
Siamo tutti chiamati a favorire il CAMBIAMENTO CULTURALE: istituzioni civili ed educative, le figure professionali che costituiscono la rete di prevenzione, gli organi di informazione e comunicazione.
Possiamo essere tutti e tutte redimenti.
E non solo il 25 novembre di ogni anno, ma tutti i giorni.
Antonella Incerti
Portavoce Conferenza Donne Democratiche di Reggio Emilia
25 novembre 2022