Il freddo in Africa e altre storie di un’Italia nata altrove, recensione di Vaifra Palanca

Il libro è di piacevole lettura. Ogni storia imprenditoriale è inquadrata nel contesto politico ed economico del momento con particolare riferimento al settore di attività. Non mancano aneddoti, situazioni, dialoghi che le particolarmente reali. Un modo per ripercorrere gli ultimi anni di storia di questo paese, non solo attraverso numeri, leggi e decreti, ma attraverso i racconti delle persone. Divertente è anche visitare i siti delle aziende facilmente reperibili sul web.


Karima Moual, esperta di politica mediorientale, del mondo arabo islamico e dell’immigrazione, giornalista de la Stampa e de la Repubblica, volto noto della TV, da poco direttrice responsabile de “Il Settimanale”, una rivista di politica, cultura, economia e attualità dedicata alle PMI, ha pubblicato un nuovo libro dal titolo Il freddo in Africa e altre storie di un’Italia nata altrove. Un libro che, indagando su uno spaccato non scontato del nostro paese, ci fa partecipi delle scelte, dei rischi, dei successi e degli insuccessi di alcune persone che, con lo studio, la caparbietà, l’intelligenza e la passione hanno realizzato i loro sogni e messo in piedi aziende che concorrono alla ricchezza del paese, occupano spazi lasciati liberi da aziende obsolete, danno risposte ai nuovi bisogni della società contemporanea.

Il corpo principale del libro si compone di 11 capitoli ciascuno dei quali racconta la storia, professionale e personale, di un imprenditore o un’imprenditrice attualmente titolare di un’azienda in Italia ma di origine straniera, o se vogliamo immigrata. Fanno da cornice a queste interviste un’introduzione di Malika Ayane, cantante che “nonostante”  la sua origine marocchina ha conquistato la notorietà in Italia e all’estero, e due appendici, di cui una costituita da un’intervista a Mohammad Yunus, l’inventore del microcredito e della Grameen Bank e attuale primo ministro del Bangladesh, l’altra da un’approfondita analisi di Enrico Di Pasquale, della Fondazione Leone Moressa, sui dati ufficiali relativi all’imprenditoria di origine straniera, solo in parte “etnica”.

Le 11 storie, sebbene di numero limitato, sono rappresentative di una realtà ben più ampia e sono la dimostrazione di quanto l’immigrazione sia ormai parte integrante dello sviluppo economico e della vita quotidiana del paese.  Nei racconti non c’è retorica né paternalismo, non c’è sensazionalismo né indulgenza, ma un susseguirsi di fatti, di incontri, di opportunità e di sacrifici, che hanno portato alla realizzazione di un progetto. “…….si tratta solo di storie, di alcune tra le migliaia di storie che, come tasselli di un puzzle, compongono le otto miliardi di storie che in questo preciso istante si stanno svolgendo sulla terra. Storie che attendono solo di essere raccontate. E che in comune hanno che nascono da un’idea nella testa di chi, come me e come molti altri, ha trasformato un nonostante in una possibilità.” (Malika Ayane)

È quel nonostante, con cui gli altri esprimono il proprio pregiudizio nei confronti di chi non risponde ai canoni dettati dal conformismo (colore della pelle, lingua, gusti), il pungolo che spinge le persone di origine straniera a dimostrare la loro normalità, a esprimere la propria personalità, le proprie capacità e a realizzarsi professionalmente.  

Le storie raccontate riguardano imprese appartenenti a vari settori: al settore della cosmetica (prodotti per capelli ricci), dell’alimentare, della ristorazione, della logistica, dell’informatica, dell’abbigliamento (Safiramilano - moda di lusso e Pattyboom - reggiseni su misura). Sono esperienze dalle quali traspare una grande libertà di pensiero, di adattamento e di movimento nello spazio e tra esperienze diverse della vita; una forte capacità di innovazione, di cogliere e coniugare conoscenze e opportunità appartenenti a mondi spesso lontani; l’umiltà dello studio, a volte impegnativo, se ritenuto necessario per la crescita professionale, e infine, in alcuni casi, la volontà di riscatto per le rinunce e i sacrifici affrontati dalle generazioni precedenti.

Alcuni esempi. Sarà capitato a molti di dover cercare un parcheggio all’aeroporto e di averlo trovato attraverso l’App Parkingmycar?  Ebbene dietro questo servizio, presente su tutto il territorio nazionale e anche all’estero, c’è Yassine El Aouak di Fes, Marocco, che si fa chiamare Mattia per facilitare la comunicazione, che ha avuto questa intuizione a Papiano, nel comune di Marsciano, in Umbria, dove viveva con la sua famiglia. Oppure chi non ha visto sulle strade squadre di operai intenti a far rivivere la segnaletica orizzontale, importantissima per la salvezza di tante vite? Molte di queste squadre rispondono a Indrit Mema, di origine albanese, proprietario e anima organizzativa della Segnalgrafica di Morbegno in provincia di Sondrio, che ora opera su tutto il territorio nazionale.

E che dire della Newcoldsystem, un’impresa del settore della refrigerazione che opera in Italia e in Africa. Un’azienda che offre prodotti e assistenza per risolvere problematiche particolari relative alla refrigerazione di prodotti alimentari in paesi in cui la fame è un vero problema con l’obiettivo di ridurrne lo spreco. Così Madi Sakandé, arrivato in Italia dal Burkina Faso con un visto turistico, scaduto il quale è passato attraverso tutta la trafila della disperazione - raccolta di pomodori, il calcio, sicurezza nei negozi Fendi, il lavoro in azienda-  ha infine acquisito l’azienda in cui lavorava. Da quel momento è diventato il leader sul mercato africano della lotta alla fame attraverso il suo business di refrigerazione.

Per concludere vorrei citare la storia di Mbaye Ndiaye, un imprenditore del settore immobiliare, senegalese, venuto in Italia per affari, finito, per diverse vicissitudini, nel lager in provincia di Foggia a raccogliere pomodori. Oggi gestisce una cooperativa di lavoratori per l’agricoltura in regola e un centro di accoglienza, alternativo al ghetto, chiamato “Casa Sankara”, tutto per contrastare il caporalato. I prodotti alimentari sono presenti nella grande distribuzione con il marchio “Riaccolto”.

Colpisce in queste storie imprenditoriali l’assenza di qualunque supporto da parte dello Stato italiano e la difficoltà di accesso al credito. Sebbene alcune esperienze siano molto innovative, il reperimento dei capitali indispensabili per l’avvio è invece molto tradizionale: risparmi privati e delle famiglie. Un altro fatto per me sconosciuto è il passaggio di aziende tra vecchi imprenditori italiani e giovani di origine straniera capaci e formati nel settore.

Il libro è di piacevole lettura. Ogni storia imprenditoriale è inquadrata nel contesto politico ed economico del momento con particolare riferimento al settore di attività. Non mancano aneddoti, situazioni, dialoghi che le particolarmente reali. Un modo per ripercorrere gli ultimi anni di storia di questo paese, non solo attraverso numeri, leggi e decreti, ma attraverso i racconti delle persone. Divertente è anche visitare i siti delle aziende facilmente reperibili sul web.

Vaifra Palanca

Karima Moual

Il freddo in Africa e altre storie di un’Italia nata altrove

Luisa University Press, 2024

11 ottobre 2024