Donne, una risorsa per battere la crisi Susanna Cenni, da l'Unità del 21 settembre

Sabato scorso, 22 settembre, si è svolto a Siena il convegno promosso dalla Fondazione Nilde Iotti dedicato ad una lettura della crisi dal punto di vista delle donne. Coordinatrice dell'iniziativa è stata l'on Susanna Cenni del Partito Democratico, membro del Comitato scientifico della Fondazione che su L'Unità ha anticipato i temi del dibattito di cui parleremo nei prossimi giorni. Ecco il suo articolo. 

Come sarà il mondo dopo la crisi? Come saranno le nostre vite? Chi non se lo chiede? E' chiaro ai più che dopo questa crisi inedita, pesante e portatrice di cambiamenti epocali niente tornerà come prima, e che oltre ad attendersi politiche adeguate per difendere la nostra politica industriale e una virtuosa gestione del debito pubblico è necessario attrezzarsi per guardare oltre lo spread, le oscillazioni di borsa e oltre quel modello economico che ha prodotto diseguaglianze e la crisi stessa. Guardare oltre significa provare a rispondere ai problemi con ricette diverse, perché come diceva Einstein non possiamo risolvere i problemi con la stessa impostazione mentale che li ha generati. 
Se vale per la scienza e, la matematica, forse tale principio vale per l'economia, il welfare, la crescita e anche per la politica. Possiamo quindi continuare il nostro monitoraggio dello spread incrociando le dita, o provare a indagare nuove impostazioni mentali, magari ragionando a partire dal pensiero e dall'esperienza di molte donne, economiste, esperte di politiche di genere e sociologhe che, da alcuni anni a questa parte e esaminando dati economici e mutamenti sociali in atto, hanno prodotto nuovi modelli di sviluppo. 
Se la signora Thatcher negli anni '80 sosteneva che l'unico sistema economico possibile era il libero mercato capitalistico basato sull'interesse individuale e sulla competizione sfrenata, forse, come ha scritto Giampaolo Fabris qualche anno fa "L'era della crescita bulimica è finita, la decrescita è impossibile" e quindi oggi l'idea di una crescita più solidale, cooperativa e attenta ai bisogni di singoli e comunità, dove il consumo è più critico e consapevole e la crescita investe su green economy, infrastrutture sociali e sull'economia della cura può essere una seria strada da esplorare. 
Non sto parlando di piccole esperienze folcloristiche, ma di analisi economiche, tendenze, esperienze e potenzialità. Non è sorprendente che nel parlamento europeo si discuta di un documento sul ruolo delle donne nell'economia verde, o che le imprenditrici italiane siano più propense dei loro colleghi a condividere conoscenza e strumenti e ad attivare «reti di imprese», che stanno resistendo di più agli scossoni e alla stretta creditizia. Come non sorprende che le donne abbiano intrapreso nuove esperienze d'impresa nella cultura o che tra i giovani imprenditori in agricoltura le donne siano quelle più istruite e più presenti nel biologico. Donne che anche a 50 anni si mettono in rete e reinventino mestieri. 
E tutto ciò non rimette forse in discussione un'idea della competizione sul mercato solo orientata a indurre forzatamente consumi massificati e introduce, invece, valori nuovi ed elementi di riflessione importanti per dare una svolta significativa? I governi conservatori occidentali e un modello di sviluppo che ha creduto solo nel mercato hanno prodotto e accresciuto diseguaglianze gravanti soprattutto sulle donne. 
Il tema oggi non può essere solo la ripresa dei consumi e della produzione, ma una riflessione e una svolta su come produrre, distribuire, consumare, dare valore al lavoro e alle nostre comunità e come rendere questi processi sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale, introducendo anche dentro alle analisi economiche la riproduzione sociale. La Fondazione «Nilde Iotti” sta provando ad approfondire alcuni di questi ambiti portando alla luce intuizioni e analisi che hanno l'ambizione di sfidare e dare forma al futuro attraverso i saperi femminili, e lo farà sabato 22 settembre a Siena».
Susanna Cenni

24 settembre 2012