La Fondazione Nilde Iotti per il "Sì" al Referendum sulla Cittadinanza

 La Corte Costituzionale  ha dato parere favorevole e l'8 e 9 giugno prossimi saremo chiamati al voto per il referendum, tra gli altri, proprio per la modifica della legge sulla cittadinanza. Votando sì, sostanzialmente, si ridurrà il periodo di residenza legale nel paese, passando da 10 a 5 anni, mantenendo fermi tutti gli altri requisiti, per lo straniero/a che voglia acquisire la cittadinanza italiana. 


APPELLO DELLA FONDAZIONE NILDE IOTTI PER IL SI’ AL REFERENDUM SULLA CITTADINANZA

“E’opportuno che stranieri adulti per poter soltanto avanzare domanda di naturalizzazione debbano attendere un periodo di 10 anni?”.

“Quando si nasce, o si viene molto piccoli e si  cresce in un paese, quando di quel paese si parla la lingua, che è spesso la sola lingua davvero conosciuta, quando di quel paese si sono acquisiti gli stili di vita, può quello stesso paese continuare a considerare il minore un ospite solo perché i suoi genitori sono stranieri? Non deve quel paese essere capace di riconoscere a quei bambini, a quei ragazzi, che sono già di fatto parte della comunità, il diritto ad essere formalmente cittadini?“ 

Sono queste alcune delle domande con le quali Livia Turco nel 1999 apriva la Conferenza sulla cittadinanza organizzata nell’ambito del suo Ministero (Solidarietà sociale) dall’allora Commissione integrazione.

La Conferenza si poneva come obiettivo di approfondire la riflessione sui cambiamenti intervenuti negli anni nella società italiana grazie anche ad una crescita costante  della comunità di immigrati e quindi sulla necessità di apportare modifiche sostanziali alla legge n.91 del 1992, Nuove norme sulla cittadinanza.

Una legge incentrata sul principio dello ius sanguinis, ereditato dalla legislazione civile dell’Italia preunitaria sulla scia del Codice Napoleonico, storicamente collegato al principio di nazionalità, un principio obsoleto, strumento di conservazione dell’identità nazionale in un periodo in cui un considerevole numero di cittadini italiani  lasciavano il paese per emigrare all’estero. In occasione della Conferenza fu presentato anche una proposta di disegno di legge di riforma che prevedeva un ricorso moderato allo ius soli e facilitazioni per i figli di genitori stranieri nati in Italia, che fu successivamente la base per il disegno di legge n. 1462 , 2001 a firma Turco Violante Montecchi, presentato alla Camera.

Sono passati anni. Le domande sono sempre attuali ma ancora senza risposte, nonostante nel paese sia cresciuta la consapevolezza di riconoscere diritti e doveri a chi condivide i principi ispiratori della Costituzione, vive nel rispetto delle leggi, partecipa alla vita economica e sociale, proietta in questo Paese il proprio futuro. Infatti è grazie alla partecipazione popolare che è stato possibile compiere un importante passo avanti con la proposta di referendum di modifica della legge vigente avanzata da alcuni partiti politici, da associazioni, dal movimento degli immigrati stessi.  

Proposta che la Fondazione Nilde Iotti condivide e sostiene. Siamo convinte che  non possiamo trascurare le esigenze  di coloro che risiedono a lungo nel nostro paese, che sono in Italia per restarci e che qui realizzano i loro sogni partecipando attivamente alla vita economica, sociale, culturale e religiosa.

Un passo che pone fine ad anni di proposte, di dibattiti, di speranze e di delusioni. Ha scritto nel documento di presentazione il comitato promotore: “Quanti ‘no’ si possono sopportare in una vita?  Siamo italiane e italiani, ancora oggi privi di un diritto che spetta anche a noi: quello di vederci riconosciuta la cittadinanza italiana. Quella che ci siamo cuciti addosso frequentando la scuola, quella che fa affiorare una gelosia paziente se qualcuno critica il nostro Paese, quella che ci rende accaniti tifosi quando a stare in campo è uno di noi con indosso la scritta ‘Italia’. Perché, fondamentalmente, l’Italia è casa nostra e nessuno può additarci di esser ospiti abusivi. Nessuno può guardare sotto la nostra pelle per dichiarare quanto siamo ‘diversi’ da un’idea di italianità che guarda solo ed esclusivamente al passato. Noi siamo le figlie e i figli di una storia iniziata anni fa, ma che oggi non può continuare a ignorare la nostra presenza.”

Ci siamo. La Corte Costituzionale  ha dato parere favorevole e l'8 e 9 giugno prossimi saremo chiamati al voto per il referendum, tra gli altri, proprio per la modifica della legge sulla cittadinanza. Ci troveremo di fronte il seguente quesito: 

«Volete voi abrogare l’art. 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.”, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza?».

Sostanzialmente: siete d’accordo a ridurre il periodo di residenza legale nel paese, passando da 10 a 5 anni, mantenendo fermi tutti gli altri requisiti, per lo straniero/a che voglia acquisire la cittadinanza italiana? Anni ai quali si aggiungono lunghi anni di attesa per una risposta da parte delle istituzioni. 

Una modifica che potremmo definire tecnica, ma che potrebbe cambiare la vita di 2.500.000 persone adulte e dei loro figli senza intaccare lo spirito originario della legge, che rimane incardinata al principio dello ius sanguinis.

Avremmo voluto qualcosa di più, che avesse potuto dare risposte più puntuali ai figli degli immigrati, ai bambini e ai tanti giovani adolescenti che sentono effettivamente la scuola, la città,  l’Italia la propria casa.

Per dare una risposta a questo specifico aspetto, sono state avanzate negli anni diverse proposte di legge, basate sullo ius soli, oppure sullo ius scholae, che non hanno avuto però la forza di intraprendere un vero e proprio iter legislativo. Riteniamo tuttavia che il quesito sottoposto a referendum rappresenti un passo, seppur parziale, che possa anticipare sensibilmente l’accesso alla cittadinanza almeno ad una parte dei minori e degli adolescenti che vivono nelle famiglie di origine immigrata.

Per questo è importante andare a votare, aderire e sostenere i Comitati attivati a livello locale, per il SÌ al referendum.


 

22 marzo 2025