Femminicidio: c'è un grande lavoro culturale e politico da fare, di Cecilia D'Elia

Tutti i femminicidi sono terribili e ogni volta ci ricordano la pervasività della violenza maschile contro le donne. Sgomenta in questi due anche l’età dei colpevoli, ragazzi pure loro. 


Il femminicidio di Sara Campanella e quello di Ilaria Sula sono avvenuti a poca distanza temporale. Due ragazze, due studentesse universitarie, due coetanee.  Una uccisa da un compagno di università che non accettava di essere stato rifiutato, l’altra dall’ex fidanzato. Dolore e rabbia; non so nominare in altro modo quello che abbiamo provato in tante e tanti. Sono i sentimenti che accompagnano queste notizie.

Tutti i femminicidi sono terribili e ogni volta ci ricordano la pervasività della violenza maschile contro le donne. Sgomenta in questi due anche l’età dei colpevoli, ragazzi pure loro. Spaventa, perché avremmo voluto poter trovare conferma del nostro desiderio di veder migliorare le cose cambiando le generazioni. Ed in effetti la fotografia che ci torna è quella di ragazze più consapevoli e determinate, ma anche quella di troppi ragazzi che non sanno convivere con la libertà delle loro coetanee. Nutrono rancore e risentimento verso la loro autonomia, non sanno accettare dei no.

Il cambiamento portato dalla libertà femminile nelle relazioni va accompagnato e sostenuto. Siamo immersi nella cultura patriarcale, come diceva Michela Murgia riferendosi agli uomini, si nasce immischiati. Servono parole, gesti di dissociazione maschile, che per fortuna iniziano ad esserci, ma bisogna dar forza e risorse simboliche a questa rivoluzione culturale.

È sempre complicato con la violenza maschile contro le donne affidarsi ai numeri perché ancora non abbiamo un monitoraggio adeguato. Secondo il servizio Analisi Criminale del Ministero dell’Interno, “relativamente al periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2024 sono stati registrati 314 omicidi, con 111 vittime donne, di cui 96 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 59 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Analizzando gli omicidi del periodo sopra indicato rispetto a quello analogo dell’anno precedente, emerge che il numero degli eventi è in diminuzione, da 340 a 314 (-8%), come pure è in calo il numero delle vittime di genere femminile, che da 120 scendono a 111 (-8%)". Crescono invece i cosiddetti reati sentinella, atti persecutori, maltrattamenti, violenze sessuali, ma l’aumento potrebbe essere dovuto ad una maggior ricorso alla denuncia da parte delle donne che li subiscono. Questo segnalerebbe più che un aumento dei fenomeni l’emersione di essi, di reati che prima non vedevamo.

Forse c’è qualche femminicidio in meno, ma quei numeri sono vite. Vite spezzate che diventano corpi offesi ripetutamente, segnati da decine di coltellate, chiusi in valigie e gettati ai bordi delle strade o nel carrello della spesa, come è capitato a Michelle Causo.  E in queste giovani vite le ragazze riconoscono le loro simili, è successo nel 2023 per Giulia Cecchettin e le altre, è successo in questi giorni per Sara Campanella e Ilaria Sula. Ho visto le lacrime e la rabbia di tante studentesse la sera del ritrovamento del corpo di Ilaria alla “passeggiata rumorosa” che ha attraversato il quartiere di san Lorenzo, adiacente la città universitaria. Lunedì ho partecipato a Terni ai suoi funerali, Mi è sembrato giusto essere lì. E in quel corteo che accompagnava Ilaria Sula la sua famiglia e i loro amici ho incontrato anche tante donne che da anni sono impegnate contro la violenza maschile.  Addolorate, ma decise a non mollare.

C’è un grande lavoro culturale e politico da fare, innanzitutto sulla prevenzione. Serve un nuovo alfabeto emotivo ed affettivo. Servono politiche globali, come ci insegna la convenzione di Istanbul, prevenzione, punizione, protezione e sostegno per le donne che fuoriescono da esperienze di violenza. Ma siamo ancora troppo deboli sulla prevenzione. Due anni fa, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, abbiamo vissuto un 25 novembre che chiedeva un salto di qualità nell’impegno di prevenzione e contrasto della violenza maschile contro le donne. Dobbiamo essere capaci di introdurre politiche molto più solide ed efficaci, soprattutto sulla prevenzione e sul cambiamento culturale. Le proposte di legge per l’educazione sessuo-affettiva ci sono, ma la discussione non va avanti. C’è una difficolta della maggioranza ad affrontare davvero questo tema mentre molti progetti sono boicottati o contrastati in nome della cosiddetta “ideologia del gender”.

Ancora troppo viene lasciato alla buona volontà delle associazioni, delle scuole, dei centri antiviolenza e ciò non è giusto. Come ha scritto Viola Ardone (La Stampa, 11 aprile 2025) la scuola “rimane l’unico presidio ancora in piedi, la zattera che c’è per tutti e su cui un governo che veramente vuole battere sul campo femminicidi, abusi e violenze di genere dovrebbe fare investimenti seri”. Non solo la scuola, ma sicuramente cominciando dalla scuola, di ogni ordine e grado.

Sen. Cecilia D'Elia

Presidente della Commissione Parlamentare sul Femminicidio

11 aprile 2025