“L’8 marzo non è solo un’occasione qualsiasi per regalare mimose a fidanzate, madri, sorelle o colleghe, ma è il giorno in cui si ricordano le conquiste sociali, economiche e politiche delle donne”.
Parole dell’assessora alla Polizia municipale, Sicurezza e Immigrazione del Comune di Ravenna, Martina Monti che ha aggiunto: “non importa che sia l’8 marzo, il 9 o il 10, non deve essere questa la sola occasione in cui ci si ricorda di cosa l’essere donna rappresenti. E’ assolutamente importante che esista una celebrazione ufficiale e dedicata a questa tematica, ma non si deve mai perdere di vista il fatto che la donna ha un valore profondo che non si esaurisce né prima né dopo la data simbolica dell’8 marzo.
Essere donna in Italia – ha detto - è ancora piuttosto difficile. Quando ci si trova in un ambiente di lavoro essere donna è faticoso, poiché anche se si ha una formale e legale parità di diritti, a livello sostanziale e pratico vi sono ancora episodi molto diffusi di discriminazione. Ad un uomo non viene chiesto di firmare dimissioni in bianco in caso di maternità, ad un uomo non vengono chiesti favori sessuali in cambio di una promozione, ad un colloquio a un uomo non viene chiesto se intende sposarsi o avere figli.
Credo – ha aggiunto - che per il mio essere giovane e donna che ricopre un ruolo istituzionale io debba impegnarmi il triplo per ottenere il rispetto e la considerazione che un uomo di mezza età ottiene a priori per compensare agli occhi degli altri quelle che io ritengo qualità, non limiti. Se fossi una giovane donna immigrata e per giunta con il velo la disparità sarebbe insormontabile. Tutto questo deriva da disvalori radicati in profondità nella nostra società, il maschilismo, e da convenzioni relativamente nuove, la discriminazione razziale”.
Per l’assessora Monti “c’è bisogno di un cambio di rotta culturale da parte di tutti”. Pensiamo al linguaggio: “le parole sono importanti e sono più potenti di qualsiasi altra arma. Politici e amministratori pubblici dovrebbero iniziare ad utilizzare un vocabolario prestando attenzione alle parole. E’ faticoso come obiettivo, ma è necessario per un definitivo salto di qualità culturale che l’Italia purtroppo non ha ancora fatto.
Credo – ha spiegato - che la celebrazione dell’8 marzo patrocinata dall’Anci sia il modo migliore per andare oltre tutte queste barriere culturali. E’ un momento simbolico che dimostra come noi donne, a prescindere dalla posizione sociale e dal colore della pelle, siamo qualcosa che va oltre il desiderio di ricevere un ramo di mimosa, siamo donne con diritti, doveri e potenzialità paritarie a quelle degli uomini. Quando l’Italia accetterà il ruolo che la donna ha ormai assunto a pieno titolo nella società di oggi, andando oltre il corpo e oltre il retaggio culturale, potremo finalmente definirci una società piena e consapevole”.
Francesca Romagnoli
05 marzo 2013