“Sono onorata di aderire all’iniziativa organizzata dalla Fondazione Nilde Iotti per l’8 marzo Italiane e nuove italiane per l’Italia, mi sembra un’ottima occasione per riportare al centro del dibattito il ruolo delle donne per il Paese. Ma la domanda che mi pongo è: il tema interessa davvero?”. Un’espressione forte quella dell’assessora al Commercio, Turismo, Attività produttive e Patrimonio del Comune di Padova, Marta Dalla Vecchia alla vigilia della cerimonia che si svolgerà all’Altare della Patria a Roma.
Lo scenario descritto dall’assessora è piuttosto preoccupante: “Nel tasso di occupazione femminile – ha spiegato – l’Italia è penultima in Europa, appena prima di Malta, ed è 80° tra 135 nazioni in tutto il mondo, dopo Kenya, Ghana, Botswana e Honduras. Le politiche per le pari opportunità non sono mai state prese veramente sul serio, come accade, invece, nei paesi del Nord Europa dove non c’è assemblea, evento o commissione in cui l’equilibrio tra i sessi non sia rispettato e dove si viene ripresi se si dice policeman anziché policeperson, perché come sempre la cultura passa anche attraverso il linguaggio.
Spesso faccio questo paragone – ha continuato Dalla Vecchia - l’Italia si comporta come l’allenatore di una squadra di calcio, che pur volendo vincere, anziché scegliere chi mettere in campo tra tutti i giocatori disponibili, sceglie la formazione arbitrariamente tra la metà della rosa. Credo invece fermamente che se questo paese vuole crescere, se vuole uscire dalla crisi, innovarsi, deve puntare sul 100% delle proprie potenzialità, non può rinunciare a buona parte delle proprie professionalità.
Per fare questo bisogna innanzitutto crederci, perseguire con convinzione politiche di pari opportunità. La strada delle quote rosa, tanto discussa, in molti paesi ha dimostrato di poter dare i frutti sperati, un’emergenza necessaria per affrontare un problema che sta nell’evidenza dei numeri”. Ma il problema è anche un altro, perché c’è da affrontare un processo culturale che comincia nelle famiglie e nelle scuole: sono ancora troppo poche le ragazze che scelgono specializzazioni universitarie in materie scientifiche che più facilmente possono fornire opportunità di lavoro. “Infine – ha aggiunto - si apre la questione dei servizi: l’assistenza in Italia pesa ancora troppo sulle spalle della donna che la affronta con mezzi inadeguati, pochi asili nido, difficile accesso al part-time”.
Ma qual è il senso della manifestazione organizzata per l’8 marzo? “Salire l’altare della Patria, simbolo dell’amore per il Paese, e deporre una corona di mimose e alloro è l’occasione per interrogarci su quanto le italiane e le nuove italiane possono fare per l’Italia. Vengo a Roma da Padova e con me ci sono due ragazze che in questo Paese hanno trovato una nuova casa, anche loro sottoscrivono il loro impegno per l’Italia sicure che il futuro di questo paese passa per il coraggio e la fatica di tante donne, oggi come ieri. Le donne hanno curato le ferite del Paese, dei soldati che tornavano dalle guerre, piangendo per i tanti figli mai tornati, come questo milite ignoto. Nei momenti difficili le donne avrebbero forse saputo prendere decisioni diverse, guardando meno all’interesse di pochi e pensando di più al bene di tanti. Donne che credono nei valori della pace, che fanno dell’integrazione una opportunità, della diversità una forza, sia questa una diversità di genere piuttosto che una diversità di culture. Speriamo – ha concluso l’assessora di Padova - che anche l’Italia inizi davvero a scommettere sulle italiane e sulle nuove italiane”.
Francesca Romagnoli
06 marzo 2013