“Parità di diritti, di trattamento, per non dire di considerazione. Come donne ogni giorno dobbiamo impegnarci per affermare qualcosa che è già nei fatti, ma che troppo spesso la realtà stenta a riconoscerci”. Parole della sindaca del Comune di Pedaso (FM) e delegata Anci Marche alle Pari opportunità, Barbara Toce. “Ogni volta che mi confronto con uomini e donne in tema di uguaglianza – ha detto - si finisce sempre per perdersi dietro le parole, dietro a quel “dobbiamo darvi considerazione” che il mondo della politica, delle imprese, delle associazioni riserva, spesso banalmente, all’universo femminile. Dimenticando, con quella infelice frase, quanto ogni giorno le donne già fanno. E non per affermare una diversità, una imprescindibile differenza dall’uomo, quanto le capacità, i risultati che le donne sanno raggiungere lavorando in team, o portando avanti da sole le proprie attività. Che si parli di una impresa, di una famiglia o, come nel mio caso, di un Comune”.
La sindaca ha poi speso parole di elogio per gli organizzatori dell’iniziativa Italiane e nuove italiane per l’Italia: “dedicare l’8 marzo alle donne di seconda generazione – ha detto - è l’ideale per affrontare tematiche più ampie che portano al riconoscimento dei diritti civili e sociali. Troppo spesso – ha denunciato - quando le donne avanzano richieste o alzano la voce vengono liquidate velocemente con un “ma sì, vi daremo le quote rosa”. Qui, invece, non si parla solo di posti di responsabilità, di figure apicali che meritiamo e che potrebbero diventare simboli per progressi ulteriori”.
E ha aggiunto: “Quando alziamo la voce, spesso ogni giorno, ma senza il risalto mediatico, lo facciamo per i diritti. Dietro il volto di una donna ci potrebbe essere quello di un immigrato, di un diversamente abile, oppure il volto di chi ogni giorno svolge il suo lavoro, dentro e fuori casa, senza averne gratifiche e considerazione”.
Per Toce “affermare i diritti civili, da quello elettorale alla possibilità di accedere a tutti i servizi dello Stato italiano, deve essere un punto imprescindibile di ogni politica sociale in favore delle donne di seconda generazione. Raggiunto questo, però – ha detto - il lavoro deve proseguire e deve fare in modo che ognuna di noi si senta forte quanto l’uomo, non una forza fisica, ma di valori, di competenze, di ruoli”.
Quale il suo messaggio per la Festa della donna? “L’8 marzo deve essere la festa di una donna completa, che cerca di lavorare nonostante i paletti di normative vetuste che non la agevolano, soprattutto se madre, che attraverso la sua capacità diventa sindaco, presidente, dirigente, non perché ci sono le quote rosa, ma perché finalmente l’Italia ha imparato cosa significhi il termine uguaglianza”.
Francesca Romagnoli
07 marzo 2013