Medicina di genere. Un mito da sfatare: la mortalità per infarto colpisce più le donne (38%) degli uomini (25%)

E le differenze biologiche incidono non solo sulle malattie ma anche sull’accesso ai servizi. Il tema è stato affrontato a Roma per la presentazione di “Appropriatezza delle cure”, il progetto sulla medicina di genere dell’Istituto superiore di sanità. La scheda dell'Iss sulla medicina di genere.


“La medicina di genere, deve diventare un obiettivo strategico di sanità pubblica”, ad affermarlo a Quotidiano Sanità, Stefano Vella, Direttore del Dipartimento del farmaco dell’Iss e responsabile del progetto “Appropriatezza delle cure” presentato al convegno sulla medicina di genere che si è svolto stamane presso l’Istituto. La medicina di genere, dice il responsabile del Dipartimento, non si identifica solo nelle differenze biologiche uomo-donna, per cui una stessa malattia, può avere prognosi, decorso, risposta alle cure, effetti collaterali ai farmaci, sintomatologia a seconda del sesso, "ma dobbiamo parlare anche di differenti accessi ai servizi, percorsi in ospedale e sul territorio, come hanno realizzato alcune Regioni come l’Emilia Romagna".

Tutto questo secondo un concetto di appropriatezza. “Il progetto - ha continuato Stefano Vella - in collaborazione con il Ministero della Salute, Aifa, Agenas, tiene in grande considerazione le Regioni perché è molto importante a che le acquisizioni scientifiche in tema di salute della donna, così come le direttive comunitarie, siano applicate su tutto il territorio nazionale per garantire equità ed efficacia al nostro sistema sanitario”.
Un tavolo permanente sulla medicina di genere con la partecipazione del Ministero della salute e l’Iss è la proposta di Emilia Grazia De Biasi, Presidente della Commissione Sanità del Senato, che potrà essere una risoluzione in Commissione o un ordine del giorno.
“La prossima pubblicazione delle linee guida che ha preparato l’Agenas per le malattie cardiovascolari - ha detto Bruno Rusticali dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali - rappresenterà un momento importante per portare la medicina di genere al letto del malato".

In passato la medicina di genere era confinata, soprattutto per la donna, alle malattie dell’apparato riproduttivo,oggi le differenze biologiche e cliniche uomo-donna si sono declinate in malattie al femminile e al maschile. Le donne vivono più a lungo ma con minore qualità di vita, soffrono con più alta percentuale di ipertensione( più 30%) e di diabete (+9%) , sono colpite in misura maggiore di malattie reumatiche( + 49%) e depressione ( +138%) rispetto l’uomo.
La stessa risposta ai farmaci è diversa: per esempio aspirina e statine non hanno praticamente effetto sul loro sistema cardiovascolare. E’ ormai noto che il tipo di lesioni cardiovascolari sono diversi: più distali nelle donne e quindi meno aggredibili dall’interventistica( stent e by-pass). La stessa mortalità cardiovascolare nelle donne è maggiore: 25% negli uomini, 38% nelle donne. Dopo il primo infarto il secondo colpisce per il 35% le donne e per il 18% gli uomini.

Ma certamente uno degli aspetti più importanti è quello che riguarda i farmaci. L’impatto delle reazioni avverse sono più frequenti e più gravi nelle donne, che sono anche le più alte consumatrici di farmaci.
Per queste ragioni la Fda americana e l’Ema europea hanno indicato la presenza in eguali proporzioni di donne e uomini, negli studi clinici. Non’è secondario un altro aspetto della medicina di genere: l’accesso ai servizi. La donna sottovaluta i sintomi, si occupa e preoccupa più della salute dei familiari che della sua salute, arriva tardi ai controlli riducendo la possibilità di sottoporsi al pap-test e alla mammografia. Una donna che sta male e che non lavora è un danno economico e sociale per la famiglia e per la collettività.
Non dimentichiamo un altro dato nuovo e assolutamente trasversale in tutti i paesi: la violenza sulle donne in particolare sessuale. I suicidi costituiscono una delle principali cause di morte tra i 25-59 anni ed è la seconda causa di morte nei paesi del West-Pacifico.
“La salute della donna - dice ancora il Direttore del Dipartimento del Farmaco, Stefano Vella - entra in quei temi di fragilità sociale di cui il semestre europeo si dovrà occupare. Noi chiediamo che l’Italia diventi protagonista della salute a livello globale, con particolare attenzione alla donna e al bambino”. 

 

Da: Quotidiano Sanità

05 novembre 2013