In merito alla vicenda di cui è protagonista la lavoratrice della “Fenice SpA” di Melfi, Giorgia Calamita, costretta a ricorrere alla magistratura contro la sua azienda per illegittimo trasferimento, discriminazione di genere e atteggiamento ritorsivo, riportiamo una dichiarazione di Livia Turco, Presidente della Fondazione Nilde Iotti.
La lotta per il riconoscimento dei diritti delle lavoratrici, e soprattutto delle lavoratrici madri, è sempre stata dura e difficile, ma è assurdo e assolutamente inaccettabile che a quasi settant’ anni dall’ entrata in vigore della Carta costituzionale accadano episodi quali quelli che hanno coinvolto Giorgia Calamita alla quale la Fondazione Nilde Iotti esprime completa, assoluta solidarietà.
L’articolo 37 della Costituzione è preciso e tassativo nell’ attribuire alle donne lavoratrici piena tutela della maternità e nel prevedere per la madre e per il bambino una “speciale, adeguata protezione”. E’ una norma fondamentale della nostra Costituzione che si ricollega ai diritti inviolabili della persona umana di cui all’articolo 2, alla tutela del lavoro sul quale la Costituzione si fonda, al riconoscimento della comunità familiare come cellula base del nostro vivere civile.
Tutte norme che i datori di lavoro della Fenice SpA non solo violano, ma addirittura mostrano di ignorare.
Una lavoratrice che fruisce dei suoi diritti di maternità non può essere qualificata “assenteista”, non può essere demansionata, non può essere trasferita da Melfi a Chivasso, cioè a mille chilometri di distanza. E’ questa la speciale protezione riservata ai due bambini di Giorgia?
Ripercorrendo gli avvenimenti che si sono succeduti nella fabbrica ed intorno alla fabbrica è evidente poi che due fatti discriminatori non sono accaduti per caso. Giorgia ha pagato e sta pagando il prezzo del suo atteggiamento coerente, cioè dell’aver difeso i diritti dei suoi stessi compagni e della compagine di lavoro.
Tutto ciò è inaccettabile e noi della Fondazione Nilde Iotti non l’accetteremo mai. Ed è per questo che siamo accanto a Giorgia non solo oggi ma fino a quando la magistratura non avrà riconosciuto i suoi diritti stabilendo così che la Carta costituzionale non è una vecchia legge che può essere dimenticata ma il fondamento del nostro vivere civile e della nostra civiltà giuridica.
Livia Turco
23 luglio 2015