La curva si chiama Maratona, non è quella di Torino, sta a Istanbul ed è una delle più violente in circolazione. Alla fine del campionato 2010 gli ultrà del Fenerbahce hanno incendiato il loro stesso settore per contestare la squadra, quest'estate hanno dato di matto per un'amichevole contro lo Shakhtar e martedì dieci signore con tanto di tromba e piatti hanno animato i cori e i giocatori hanno offerto un simbolico mazzo di fiori al pubblico prima del fischio d'inizio.
Qualcosa è cambiato: a vedere Fenerbahce-Manisaspor non c'erano uomini, solo donne e ragazzini under 12. In tutto 41.600 persone per un incasso di zero euro visto che il selezionato pubblico è entrato gratis. Un'idea della società che, stanca di essere associata ai guai, ha sfruttato la squalifica e trasformato la gara a porte chiuse in una festa. Colpo di genio approvato dalla federazione e applaudito dall'Uefa che a monitorare la serata ha mandato Karen Espelund, la prima signora ammessa nell'esecutivo Uefa. Lei, norvegese, ex calciatrice, fortemente voluta da Platini che intende allargare le quota rosa nel calcio che conta, ha guardato le gradinate gialle blu e sbalordita ha detto: «Togli un po' di testosterone e l'atmosfera diventa un'altra». E c'è di più. I ragazzi avevano annunciato una contestazione davanti allo stadio ma dopo aver accompagnato all'ingresso figli e compagne hanno ceduto e sostenuto il Fenerbahce dall'esterno.
Il Sukru Saracoglu Stadium, impianto che porta il nome di un primo ministro turco ex presidente del club (il sogno di Berlusconi), non era mai stato così. Bolgia vera e senza controindicazioni. L'esperimento si ripete anche la prossima giornata e l'Uefa è pronta a esportare il modello turco.
Giulia Zonca
22 settembre 2011