Femminismi e Islam in Marocco. Attiviste laiche, teologhe, predicatrici. Il nuovo libro di Sara Borrello di Vaifra Palanca

“In memoria di Giulio Regeni”. E’ questa la dedica del libro di Sara Borrillo, frutto di una ricerca sul campo in Marocco, partecipata, come si dice in termini sociologici, durata ben 5 anni, che ci restituisce con rigore analitico, ma anche con semplicità narrativa, il dinamismo dei movimenti delle donne in un paese complesso e orientato a una moderata modernizzazione.

L’oggetto della ricerca è la realtà femminile in Marocco, le dinamiche culturali e sociali di cui le donne sono protagoniste, il loro rapporto dialettico con l’Islam e con lo Stato. Punto di forza è la metodologia, basata, oltre che sulla consultazione di fonti istituzionali e della letteratura esistente, sull’osservazione e l’ascolto delle protagoniste con intelligenza, umiltà e un atteggiamento libero da convinzioni precostituite. 

Una ricerca che rompe la visione stereotipata della condizione femminile nel mondo musulmano, che supera la rappresentazione delle donne relegate in un ruolo marginale nella società e sottomesse nella famiglia. Ne risulta l'esistenza di un diffuso fermento politico e culturale che vede le donne in prima fila, in difesa dei diritti fondamentali e dei diritti delle donne in particolare, a partire dal diritto all’istruzione, all’identità, al rispetto della dignità della persona nel privato e nel pubblico.

In particolare l’autrice sottolinea come le donne abbiano partecipato numerose alle manifestazioni per la democrazia, la libertà e i diritti della primavera araba del 2011 e come, una volta spenti i riflettori, abbiano continuato a negoziare con le autorità dei rispettivi Paesi, la ridefinizione delle norme giuridiche e sociali che permettessero loro l’esercizio della libertà e dell’autonomia.

Il Marocco, dice Sara Borrillo, è un paese considerato tra i più avanzati della regione araba in termini di riconoscimento dei diritti delle donne, sebbene sia caratterizzato ancora da alti tassi di analfabetismo femminile, in particolare nelle zone rurali, e da una diffusa discriminazione e violenza nei confronti delle donne perpetrate in nome di una cultura patriarcale difficile da scalfire, a causa “della reciproca legittimazione tra potere politico, discorso religioso e patriarcato”.

La ricerca mette però in risalto come, anche in questo contesto, le donne abbiano dato vita ad una pluralità di movimenti ispirati a culture e ideologie diverse, proprie del mondo arabo o di derivazione occidentale.

Secondo l’autrice, oggi in Marocco si possono riconoscere nell’universo femminile almeno tre grandi aggregati con orientamenti diversi. Il primo è il movimento femminista laico, rappresentato da parti del mondo accademico e delle élite culturali che assumono l’universalità dei diritti quale fonte di ispirazione delle loro rivendicazioni, tra i quali trainante è l’uguaglianza tra uomo e donna, in contrapposizione con una visione religiosa dei rapporti di genere. Un secondo movimento è quello femminista islamista, secondo il quale “la liberazione delle donne va realizzata attraverso l’affermazione dei diritti che l’islam riconosce loro”. Le donne quindi sono madri ed educatrici, pilastri della famiglia e della società, ma in una posizione complementare all’uomo. In questa concezione viene riconosciuto il diritto all’istruzione e al ruolo pubblico delle donne, purché funzionale al sistema di potere statale. Vi è inoltre una terza prospettiva, identificata come “femminismo islamico”, rappresentata da intellettuali e militanti che sostengono la piena compatibilità tra i diritti umani universali e l’Islam “inteso come sistema morale e spirituale portatore di solidarietà e giustizia”. In questa concezione si intravede il tentativo di conciliare la visione universalistica dei diritti, propria dei movimenti femministi laici, con particolare riferimento all’uguaglianza di genere, con il concetto di complementarietà di genere proprio della prospettiva ispirata all’Islam.

Nell’analisi dei diversi movimenti il riferimento costante è al pensiero di donne intellettuali e leader politiche che hanno costituito, e sono tutt’ora, punti di riferimento per il pensiero femminista nel mondo arabo e internazionale come Asma Lamrabet, Fatima Mernisi, Nadia Yassin, Miryam Yafout, Hadiga Mufid.

La ricerca mette inoltre in evidenza come, nell’arco di tempo preso in esame, che va dall’indipendenza (1956) a oggi, “l’attivismo della società civile, in cui hanno trovato spazio anche gli ideali ugualitari femministi da un lato, e la strategia di equilibrio portata avanti dal regime nel gestire tali rivendicazioni” dall’altro, hanno consentito di adottare “le principali riforme di genere nell’ambito di un processo di incorporazione del riferimento ai diritti umani universali delle politiche pubbliche fino al riconoscimento del principio di uguaglianza tra uomini e donne nella nuova Costituzione” del 2011. Un’attenzione particolare è dedicata alla riforma del Ministero degli Affari Islamici del 2004 che ha previsto, tra l’altro, l’istituzione delle figure delle donne “predicatrici” dell’Islam nello spazio pubblico e nelle moschee, e delle donne “esperte” in scienze religiose.  Figure ritenute importanti anche nel processo di alfabetizzazione delle donne in particolare nel mondo rurale, perché esse possono diffondere, oltre alla conoscenza e alla pratica dei principi fondamentali dell’Islam, anche una certa consapevolezza del ruolo e dei diritti delle donne stesse. Ciò risulta dalle interviste (cinque a opinion leader riportate integralmente) condotte a donne religiose attrici della riforma per meglio delineare la loro formazione e il loro ruolo. Emerge infatti che le posizioni assunte su alcuni temi fondamentali per la condizione femminile, come la poligamia, il matrimonio, i diritti economici, i diritti civili sono certamente ispirate all’Islam ufficiale ma rielaborate, in alcuni casi, in base ad una personale riflessione sui diritti in generale, e delle donne in particolare.

I risultati raggiunti a livello politico e istituzionale in termini di libertà e di diritti delle donne grazie agli sforzi dei movimenti femministi non sono ancora né pratica quotidiana né patrimonio collettivo. Come ovunque, ma ancora di più in una realtà dove forte è il peso della tradizione, dei costumi e della cultura patriarcale dominante necessitano di tempi lunghi e un intenso lavoro sul campo perché ciò accada. Ma sono presupposti importanti perché le donne dei movimenti possano continuare a rivendicare libertà ed autonomia per tutte.

Questo libro è stato presentato in un vivace incontro a Roma, presso la libreria Griotil 9 aprile scorso, al quale hanno partecipato, oltre a insigni esperti del settore, tra i quali Francesca Corrao, docente di lingua e letteratura araba, giovani ricercatori e ricercatrici sul Medio Oriente, Magreb, Mondo arabo, impegnati, come Giulio Regeni, Gabriele Del Grande, e, una per tutti, Sara Borrillo, a decifrare un mondo ancora sconosciuto alla maggioranza delle persone e proprio per questo fonte di timori, pregiudizi e incomprensioni. Il loro impegno e le loro conoscenze costituiscono un patrimonio prezioso per la costruzione del dialogo tra culture e mondi diversi.

 

Vaifra Palanca

Fondazione Nilde Iotti

 

Femminismi e Islam in Marocco. Attiviste laiche, teologhe, predicatrici

Sara Borrillo 

Edizioni scientifiche Italiane, Napoli 2017

06 maggio 2017