L'Islanda è stato il primo Paese al mondo a imporre per legge la parità salariale fra uomini e donne, il 7 marzo 2017.
Oggi 2 gennaio scattano i controlli per la sua applicazione: le imprese con più di 25 dipendenti rischiano forti sanzioni pecuniarie se non dimostreranno che le retribuzioni sono esenti da disparità dovute al genere.
Con questo provvedimento l’Islanda si conferma all'avanguardia nella lotta alle discriminazioni, dato che negli ultimi nove anni è sempre stata prima nella classifica mondiale della parità di genere stilata dal World economic forum.
Infatti in Islanda la differenza media fra le retribuzioni degli uomini e quelle delle donne è del 14/20%, percentuale molto inferiore rispetto a quella che si riscontra in tutti gli altri Paesi europei. Inoltre in Islanda l'80% delle donne lavora, mezzo Consiglio dei ministri è fatto di donne e la legislazione in tema di violenza di genere, quote rosa e maternità è da tempo molto avanzata.
Nel 1980 l'Islanda fu il primo Paese al mondo ad avere una donna, Vigdis Finnbogadottir, alla presidenza della Repubblica.
Eppure per convincere il parlamento di Reykjavik a imporre la fine della discriminazione retributiva di genere c'era voluto, nell'ottobre del 2016, un grande sciopero in cui le lavoratrici chiesero al potere legislativo di intervenire.Nell’ultimo sciopero le donne islandesi avevano lasciato tutte il lavoro due ore e mezza prima della fine dell’orario quotidiano, tempo che grosso modo era calcolato come l’equivalente della differenza retributiva a pari qualifica a vantaggio dei colleghi maschi.
Il 7 marzo 2017 la parità salariale è legge e viene pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. La legge che prevede – sia nel campo privato sia in quello pubblico – l’obbligo di parità di retribuzione tra uomini e donne a parità di qualifica, prevede altresi un efficace sistema di controlli della sua applicazione nonché sanzioni pecuniarie ed amministrative rilevanti.
E’ il primo paese al mondo ad adottare una normativa di questo genere.
Una legge peraltro forte e coercitiva.
I datori di lavoro, infatti, saranno sottoposti a controlli a sorpresa e dovranno fornire periodicamente la documentazione sufficiente per ottenere la certificazione ufficiale di azienda o istituzione che davvero rispetta la parità retributiva tra uomini e donne.
La parità di genere verrà verificata dalla Lögreglan (la polizia islandese), della polizia tributaria e anche dallo ‘Squadrone vichingo’, il reparto scelto delle forze dell’ordine. A spiegare il perché di questa legge fu a marzo il Ministro per gli affari sociali e l’uguaglianza, Thorstein Viglundsson. “Siamo decisi ad abbattere le ultime barriere retributive legate al gender in ogni posto di lavoro. La Storia ha mostrato che a volte se vuoi il progresso sei costretto a imporlo dall´alto contro chi vi si oppone”.
Ovviamente il divario retributivo tra donne e uomini non è ancora stato superato in maniera definitiva, ma secondo il Ministro dell’uguaglianza si raggiungerà un risultato efficace in tutto il paese entro il 2020.
Vedremo dopo questa prima tornata di controlli come sarà andata in premi e punizioni e come le lavoratrici dimostreranno il loro grado di soddisfazione.
E’ certo che il processo è ormai avviato e l’occhio attento delle donne vigilerà sulla parità conquistata.
Grazia Labate
Ricercatore in economia sanitaria
02 gennaio 2018