L’8 marzo 2018 è stata una giornata speciale. Con poche mimose e moltissime donne nelle manifestazioni organizzate in tante città italiane. “Questa è già una rivoluzione” mi dicevano le ragazze di #nonunadimeno che ho incontrato in piazza Dante a Napoli , “perché con l’idea dello sciopero globale da tutti i lavori delle donne vogliamo dire che quando ci fermiamo noi si ferma il mondo”.
Nella presenza di tante giovanissime, che irrompe di nuovo sulla scena e con la ripresa a tutto campo del tema del rapporto di potere tra i sessi , cosi come fece il movimento femminista negli anni settanta, si riannodano fili di una rivoluzione che lega diverse generazioni di donne.
Oggi come allora il movimento delle donne in Occidente, ha un carattere internazionale. L’idea dello sciopero delle donne nasce infatti nel 2015 in Argentina che ha il triste primato dei femminicidi (uno ogni diciotto ore) ma ovunque la violenza sulle donne nelle sue forme più brutali sembra entrata nella normalità.
Grazie anche ai social network l’idea dello sciopero globale si è rapidamente diffusa tanto che nella giornata di ieri abbiamo visto manifestazioni imponenti in Spagna, in Kurdistan, e anche la repressione selvagge dei cortei delle donne in Turchia, in Italia a nord come a sud , ci sono state manifestazioni partecipate come non mai negli ultimi anni. Alla radicalità dei temi si unisce una grande concretezza degli obiettivi e anche questa mi sembra una splendida notizia per il futuro e il successo di questo movimento.
A partire dalle proposte per un piano antiviolenza che nasca dal basso, all’uguale salario per uguale lavoro , fino alla lotta alla tratta ,allo sfruttamento e ai ricatti sessuali si va formando una agenda di grande impatto capace rimettere in rete tante donne che lottano ogni giorno per vivere liberamente e migliorare la propria condizione.
In particolare sul tema delle molestie e dei ricatti sessuali sono le più giovani a portare una determinazione che non vi è mai stata nelle precedenti generazioni. La partecipazione di Asia Argento alla manifestazione romana , con tutta la sua rabbia per non essere stata supportata dai media e dalle donne del mondo dello spettacolo italiani , nel momento in cui di più avrebbe avuto bisogno di sostegno , quando decideva di denunciare in America la violenza subita molto tempo prima, è un simbolo di combattività e nuova radicalità di questa generazione . Questo otto marzo segue di pochi giorni le elezioni politiche nazionali il cui esito ha visto il successo delle forze antisistema, una imponente ribellione elettorale e la sconfitta delle forze di sinistra.
Il rapporto tra uomini e donne elette in Parlamento non sembra sostanzialmente migliorato, ma è negativo anche il fatto che nel corso di una campagna elettorale fatta di molti insulti e pochissimo confronto, le donne non si siano fatte sentire, se non con eccezioni, ne’ abbiano tentato di imporre i propri temi , nonostante i gravissimi fatti di violenza e femminicidio che hanno segnato la cronaca delle ultime settimane.
Esiste una antica tradizione di trasversalità delle donne in parlamento fin dai tempi della Assemblea Costituente che ha sempre caratterizzato la conquista delle migliori leggi delle donne . Anche nella ultima legislatura, seppure caratterizzata da una fortissima conflittualità , sono state fatte esperienze positive come quella dell’intergruppo delle donne parlamentari . Sono state prese alla unanimità deliberazioni importanti, tanto che il nostro paese tra i primi ha recepito la Convenzione di Istanbul contro la Violenza di genere che è il primo trattato europeo che considera la violenza contro le donne come una violazione dei diritti umani e prevede una serie di obblighi conseguenti nella azione degli Stati.
Permane in Italia tuttavia una debolezza delle donne in politica . Un difetto di autonomia che le politiche di pari opportunità non hanno contribuito a correggere.
Non mancano certamente donne politiche dotate di forte carattere e determinazione ma quello che manca è’ un gioco di squadra femminile tale da incidere profondamente sul rapporti di potere tra i sessi al di là della affermazione di singole individualità. Il caso delle candidature multiple di tante donne (in alcune liste ) , volute dagli uomini che hanno confezionato le liste per garantire l’elezione di altri uomini, è davvero una brutta conferma di uno stato di soggezione e secondarietà delle donne nella politica istituzionale. L’augurio è che la grande onda femminista sia per tutte fonte di energia per nuove imprese nella politica dentro e fuori le istituzioni.
Anna Maria Carloni
08 marzo 2018