Il progetto voluto dalla Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea e dalla Fondazione scuola alta formazione donne di governo, punta ad offrire esperienze e pratiche delle donne di tutto il mondo. Per la sanità debutta l’Accademia “Le mediche”, coordinata da Sandra Morano.
Offrire un percorso di studio e riflessione, ma anche una guida per tutte coloro che desiderano inserirsi in un contesto lavorativo per la prima volta, oppure semplicemente desiderano riconsiderare la propria esperienza, evitando schemi già codificati e standardizzati, nella consapevolezza della propria differenza.
È questo l’obiettivo delle Accademie della Maestria femminile, che hanno debuttato a gennaio a Roma presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Un modo nuovo di intendere la formazione, con lo scopo di offrire esperienze e pratiche delle donne di tutto il mondo dedicate a chi, dai 14 anni in su, vorrà partecipare gratuitamente.
Grazie alla Gnam che le ha ospitate ed alla Fondazione Scuola alta formazione donne di Governo, in collaborazione con Aspasia di Mileto Associazione per la Consulenza Filosofica di Trasformazione, le Accademie assumono il protagonismo femminile non solo da un punto di vista numerico, ma anche qualitativo.
Saranno 10 le Accademie che lavoreranno nel corso dei prossimi mesi negli spazi della Galleria Nazionale: del Fare scuola, del Mettere al mondo, del Prendersi cura, della Sessualità e del discorso amoroso, delle Arti, Le donne pensano, Le mediche, delle Pratiche politiche nelle amministrazioni locali, della Spiritualità, del Lavoro delle donne.
Per il mondo della sanità, Sandra Morano, specialista in Ostetricia e Ginecologia e ideatrice con me a partire dagli anni ‘90 della prima casa di maternità intra-ospedaliera a Genova, coordina l’Accademia “Le mediche”.
In questa Accademia il campo di indagine è la medicina: un ambito dove l’obiettivo è quello di recuperare saperi e metodi di approccio che appartengono propriamente alla sensibilità femminile, e come tali possono dare il proprio contributo alla pratica medica. Si tratta di prassi e modalità di intendere il rapporto con l’altro, in questo caso il paziente, con occhi nuovi e antichi allo stesso tempo. Infatti, quanto viene oggi indicato come parte dei moderni canoni della cura ha sempre fatto parte, in realtà, del sentire delle donne.
Oggi, il numero di donne impegnate nella medicina è molto elevato, cosa che fa ben sperare in un loro specifico apporto nella ricerca come nella pratica della cura.
L’attenzione per il corpo e il sesso di chi è curato rappresenta un elemento che può fare una grande differenza, se posto come punto di partenza per considerare i suoi bisogni, i valori e la relazione mente-corpo, o ancora le fonti di benessere e malessere.Il 55,6% delle donne medico ha dovuto ridurre le aspirazioni lavorative dopo la nascita dei loro figli. Questo succede agli uomini solo nel 16% dei casi. Anche loro hanno figli, ma diventare padre non rappresenta una criticità.
L’80% delle donne medico ha dichiarato di essere stata svantaggiata nell’accesso ai ruoli apicali. Come se non bastasse la Commissione Pari Opportunità dell’Ordine dei medici e chirurghi di Milano ha ricevuto decine di segnalazioni di discriminazioni. Le donne medico sono tante. Sempre di più. Non tra i primari, però, dove la presenza femminile non arriva neanche al 20%. E pensare che devono subire tutto ciò anche quando sono molto meritevoli, o hanno dimostrato di raggiungere risultati più brillanti degli uomini tra i chirurghi.
L’essere donna infatti, secondo un articolo pubblicato sul British medical Journal, incide significativamente in Canada nella diminuzione del rischio di morte postoperatorio.
Dall’antico mondo greco del IV-III secolo a.C. fino ai giorni nostri, il mondo ha visto moltissime donne diventare medico ed essere protagoniste della storia della medicina. Non è possibile non ricordare Rita Levi Montalcini, nata nel 1909 a Torino, che diventò una famosa neurologa e vinse il premio Nobel per la medicina nel 1986 per aver identificato il fattore di accrescimento della fibra nervosa.
Al giorno d’oggi, sono sempre di più le giovani donne che decidono di intraprendere la strada per diventare medico,molte più degli uomini: in Italia, infatti, il 63% dei medici under 40 sono donne. Questo non solo significa che sono molte di più le donne che, ogni anno, si iscrivono alla facoltà di medicina e chirurgia ma anche che il modo di approcciarsi al medico deve necessariamente cambiare.Le donne rappresentano il 41% dei medici italiani. Solo 7 direttrici in Chirurgia generale.Questa carriera richiede dedizione e presenza costante. Un impegno spesso incompatibile con la maternità, in un Paese in cui si pensa ancora che la cura dei figli competa solo alla madre e non alla coppia. A casa occorre stabilire un’organizzazione quasi militare, avere nonni disponibili, una tata capace, un marito presente, disposto a condividere. Questo consente di riprendere presto i turni di notte e dei weekend, di partecipare a congressi, corsi di formazione e di ricerca ecc. ecc. Solo così è possibile andare avanti fare carriera con un minimo di serenità.
L’aspetto più difficile del lavoro dei medici oggi è l’attività manageriale alla quale i medici non sono formati: riunioni, gestione di budget e del personale, gestione dei farmaci innovativi,rapporto costo beneficio delle differenti prestazioni per caso clinico, e si potrebbe continuare.Le donne medico rinunciano a moltissimo per la carriera:al tempo per se, ai viaggi, allo sport, fuori dal lavoro ci si dedico solo alla famiglia, certo è una scelta ma al momento è così. Tantissime sono state le donne medico con le quali ho parlato e parlo durante tutto l’arco della mia vita professionale ed
istituzionale e da loro ho sempre avuto ottime idee e suggerimenti per esempio: come avrebbe dovuto essere l’ospedale ideale. In questo caso risposte quasi unanimi: meno gerarchie, una divisione delle carriere fra manager e medici, un aiuto dai servizi sul territorio, che gioverebbe al rapporto con i pazienti, e ad una migliore riorganizzazione ospedaliera. Questo rapporto diventa difficile quando c’è emergenza di posti letto: oggi tanti anziani vengono ricoverati anche se non è necessario, poiché sul territorio mancano strutture per la lungodegenza e l’assistenza domiciliare. Così, per aumentare i posti, gli ospedali tagliano investimenti importanti come la formazione dei medici e le nuove tecnologie. E la relazione con il paziente ne risente.
Da una ricerca americana risulta che le donne medico curano meglio degli uomini, perché più empatiche e rassicuranti.La propensione all’ascolto e alla mediazione sono qualità femminili, ma ciò emerge da studi anche in altri campi. Si tratta di individuarle e valorizzarle. La medicina di genere sta prendendo forza e riconoscimento nelle facoltà di medicina cosi come gli ospedali italiani si rivelano sempre più attenti alla salute femminile, sebbene con una disparità fra Nord, Centro e Sud.
Sono 306 quelli premiati a dicembre con i “bollini rosa” dell’Osservatorio Onda, che individua le strutture sanitarie più impegnate in percorsi diagnosticoterapeutici dedicati alle patologie femminili.
Dieci anni fa erano solo 44. A guadagnarsi il riconoscimento sono oggi 173 ospedali del Nord, 64 del Centro e 69 del Sud. Le regioni più all’avanguardia risultano Lombardia (74 “bollini rosa”), Veneto (35) e Lazio (24). Basilicata (2), Molise (2) e Calabria (1) i fanalini di coda.
Per questo è importante che parta L’Accademia di medicina e Sandra Morano sarà una animatrice appassionata così come è sempre stata.Per giungere a queste conoscenze, si deve partire da una prospettiva storica di queste conoscenze, come le Accademie si propongono di fare, per poi analizzarne le concrete applicazioni attuali.Questa Accademia si avvale di un metodo altamente partecipativo: lezioni interattive, lavoro in piccoli gruppi, visione di filmati, momenti di discussione condivisa.
Attraverso l’analisi di percorsi di studio e di lavoro, la disamina di testi specialistici, lo studio del contesto storico e della letteratura specifica, l’ausilio di filmati e la discussione su laboratori gestuali, si stimolerà un dibattito sui contenuti cognitivi, oltre ad una riflessione sull’aderenza degli attuali percorsi ai bisogni della paziente e al rispetto della differenza.
Temi e laboratori:
Riflessioni e ripensamenti epistemologici
- Arte Maieutica (nascita, pediatria, luoghi e filosofia della nascita)
- Il taglio sul corpo (chirurgia, anatomia, anatomopatologia)
- Lo sguardo profondo nel corpo (radiologia, medicina interna)
Lunedì 3 e 10 settembre dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00
Martedì 4 e 11 settembre dalle 15.00 alle 17.00
Aula didattica
via delle Belle Arti 131, Roma
Ingresso disabili via Gramsci, 71
Come ho detto l’Accademia è coordinata da Sandra Morano, Specialista in Ginecologia ed Ostetricia dell’Università di Genova con la partecipazione di:
Sara Gandini, Epidemiologa
Emanuela Mistrangelo, Chirurga pelvica e Uroginecologa
Nivedita Agarwal, Neuroradiologa
Mariantonietta Monteduro, Radiologa
Monica Costantini, Medica di Medicina Generale.
Auguri di buon lavoro a tutte.
Grazia Labate
Ricercatore in economia sanitaria già sottosegretaria alla sanità
04 settembre 2018