Il tempo delle donne

La quinta edizione del festival ”Il tempo delle donne, la felicità adesso” a Milano da venerdì 7 a domenica 9 settembre, nata nel 2004 dall’idea de La 27esimaOra,  in collaborazione con IoDonna, Fondazione Corriere della Sera e ValoreD, vedrà gli spazi della Triennale ospitare tutti gli eventi, tra spettacoli di musica dal vivo,  laboratori, interviste e incontri con protagonista la Felicità.


Durante questi tre giorni ci si interrogherà su cosa sia la felicità, il ruolo dell’empatia e se insieme alla consapevolezza e l’ottimismo possono cambiare la realtà.

Anche quest’anno saranno moltissimi gli ospiti che parteciperanno per regalare al pubblico un racconto polifonico sulla felicità.

A “Il tempo delle donne” il cantautore Francesco De Gregori, Cesare Cremonini, Silvia Avallone, Marc Augé, Sofia Bignamini, Marica Branchesi, Brunori Sas, Louise O’Neill, Giuliano Sangiorgi, Gerry Scotti, Le Vibrazioni, e Luca Zingaretti, tutti offriranno con il loro sapere la loro esperienza un contributo per raggiungere l’antico mito dell’uomo: la felicità.

Il festival si chiude domani ed ha  visto anche molte esperienze concrete  rivolte alle donne. La più interessante è stata la partecipazione di Janssen Italia con il 'Parental Project' dedicato ai genitori (sia per le mamme sia per i papà) che aggiunge al periodo di maternità standard previsto dalla legge 1204, due mesi retribuiti al 100%.

Con queste politiche aziendali Janssen Italia, punta a coniugare la sfera professionale dei suoi dipendenti con quella privata.

"Per noi avere persone, donne o uomini, felici equivale ad avere dipendenti che possano esprimere al massimo il loro potenziale in un'ambiente di lavoro positivo in cui siano stati abbattuti gli stereotipi della diversità - ha spiegato Tiziana Reina, direttore delle risorse umane di Janssen.

Diversità è sinonimo di ricchezza di “prospettive" e di "innovazione".

Lo sforzo che facciamo è di cercare di comprendere quali sono i fattori che fanno sì che una persona si senta felice anche in azienda", ha aggiunto Reina che ha anche annunciato il lancio "nei prossimi mesi di un flexible benefit che possa consentire al dipendenti di personalizzare i propri benefit".

"Metteremo a disposizione un budget, ancora da definire - ha chiarito a margine dell'incontro - con cui ognuno potrà scegliere tra diversi servizi" come l'assistenza sanitaria o quella socio-assistenziale per i famigliari anziani o non autosufficienti o il rimborso per le spese scolastiche dei figli. Ai più giovani e ai single saranno dedicati servizi per il tempo libero e lo sport, come abbonamenti in palestra, cinema, viaggi ma anche buoni pasto, abbonamenti ai mezzi pubblici e carte carburante. "Anche questo è un modo per valorizzare la diversità attraverso un servizio", ha chiarito il direttore.

Grande attenzione è rivolta a conciliare carriera e vita famigliare, in un'azienda in cui il 45% dei dipendenti è donna: al Parental Project - che aggiunge ai cinque mesi di maternità obbligatoria, due mesi retribuiti al 100% dall'azienda - hanno aderito, da agosto 2017 a giugno scorso, sette mamme e tre papà delle sedi di Latina e Codogno Monzese (Milano), "a conferma di come il congedo parentale sia stato accolto positivamente, in contrasto con lo scenario generale del Paese, dove è ancora poco diffuso".

In questo modo "le donne vengono messe nelle condizioni di avere le stesse opportunità di crescita e di successo" degli uomini e politiche come queste sono "un sostegno alla leadership femminile".

Janssen Italia, azienda farmaceutica di Johnson & Johnson, conferma il suo ruolo di azienda innovativa al fianco delle donne e per le donne.

 Una realtà che ama definirsi "in rosa" per l'attenzione che dedica, da sempre, alla leadership femminile e ai bisogni delle "proprie" professioniste, il 43% dei 1.057 dipendenti; dato nettamente superiore a quello dell'industria nazionale che si attesta sul 25%.

Le donne sono "portatrici indiscusse di valore" nella sfera privata come in quella professionale. È su questi presupposti che è partita la Campagna Facciamo La Differenza, lanciata da Janssen Italia l’8 marzo per dare voce alle dipendenti dell'azienda e trarre dai loro racconti spunti di crescita e riflessione per il futuro.

"Siamo orgogliosi di presentare un progetto interamente dedicato alle "nostre donne". L'obiettivo è mostrare come l'universo femminile abbia contribuito a concretizzare la mission di Janssen in questi anni. Fa parte della mia personale vocazione, così come quella del gruppo J&J, sostenere le donne e trarre spunto dal valore aggiunto che, ogni giorno, sono in grado di generare. Non è un caso, infatti, che il Comitato Esecutivo di Janssen Italia sia composto per il 50% da professioniste. E la percentuale diventa ben più alta se prendiamo in considerazione anche i miei collaboratori diretti, dove le donne sono in grande maggioranza - ha affermato Massimo Scaccabarozzi, Presidente e Amministratore Delegato di Janssen Italia -. Un "primato", visto che nel nostro Paese è presente solo 1 donna ogni 10 dirigenti. Le donne, in Janssen, sono state spesso in grado di rivoluzionare l'approccio alla salute e alla scienza. Nella nostra area Ricerca e Sviluppo, infatti, rappresentano il 70% delle risorse, dato anche maggiore rispetto alla già ben alta percentuale dell'intero settore. Se paragoniamo questi dati a quelli globali, vediamo che in Italia le collaboratrici con posizioni di Senior Manager rappresentano una delle percentuali più alte del nostro gruppo".

I numeri di Janssen e le donne derivano dall'obiettivo strategico sposato da Janssen sia in Italia che nel mondo di dare spazi, opportunità di sviluppo e di crescita lavorativa alle donne professioniste, nella convinzione che possano contribuire a perseguire i risultati del gruppo.

La strategia è quella di adottare precise politiche di reclutamento che possano garantire esattamente la stessa percentuale di candidature selezionate di donne e di uomini, con l'obiettivo di raggiungere nel breve termine lo stesso numero di assunzioni. L'obiettivo dell'azienda non riguarda solo la rappresentanza numerica delle donne in termini quantitativi ma anche qualitativi; infatti, sono stati lanciati nuovi programmi interni che portano ad applicare lo stesso livello retributivo, in caso di uguali mansioni, così da offrire a donne e uomini delle condizioni paritarie al momento dell'assunzione. Un approccio in controtendenza rispetto al Paese.

Le donne al centro, quindi, con progetti e benefit dedicati. Ne sono un esempio lo Smart Working, approccio di cui l'azienda è stata tra le prime promotrici in Italia, fin dal 2014.

L'Energy For Performance in Life, un programma ideato per fornire, tramite corsi di fisiologia e nutrizione, linee guida per gestire la propria energia personale e raggiungere performance ideali. O Valore D, di cui Janssen Italia è socio fondatore, un'Associazione di aziende creata nel 2009 per sostenere la leadership delle donne e promuovere la diversità e il talento fornendo gli strumenti e le conoscenze necessari alla loro crescita professionale.

Janssen è, tuttavia, consapevole che il mondo femminile, nonostante i traguardi raggiunti, sia ancora vittima di episodi di violenza e abusi. Un trend negativo confermato dagli ultimi dati Istat, che mostrano come la violenza contro le donne, dentro e fuori la famiglia, sia un fenomeno ampio e diffuso: 6 milioni e 788 mila sono state vittime, nel corso della propria vita, di una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Su questi presupposti, a partire dal 2011, è nato il Progetto "Artemisia", promosso dall'Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Cologno Monzese (MI) con il supporto di Janssen Italia. Due i filoni principali: lo Sportello di ascolto e la promozione di iniziative culturali di sensibilizzazione sulla violenza di genere, che si  sono concretizzate nell'organizzazione di attività di formazione e sensibilizzazione sul territorio e presso gli istituti scolastici. Lo scopo è fermare il fenomeno della violenza partendo da una rivoluzione socio-culturale che ha come principio ispiratore cardine il rispetto per la persona da ogni punto di vista.

Insomma la felicità è certo un concetto individuale, ma se per tentare di raggiungerla riuscissimo davvero ad affermare una piena parità di diritti sul lavoro, fuori dal lavoro, a casa,  nella società, forse saremmo tutte persone più felici e soddisfatte di noi stesse e della società in cui viviamo.

Grazia Labate

Ricercatore in economia sanitaria già sottosegretaria alla sanità

07 settembre 2018