Vivaldi e la Terra dei diritti

La musica come maestra d’uguaglianza e di rispetto

 

Il concerto dei Solisti Aquilani.


Se tutti noi ascoltassimo davvero quel che la musica ha da dirci, balzeremmo tutt’un tratto insieme al di là di questo assurdo battagliare.  Chi ha più diritti, e chi per primo?

Secondo me Le Quattro Stagioni di Vivaldi possono aiutare a trovare una risposta. 

Vivaldi ha creato un inno alla manifestazione più viva e completa del nostro magnifico pianeta: il variare variopinto delle stagioni intriso dei suoi tanti odori diversi. 

Oggigiorno sembrano stagioni un po’ scomposte ma, ciononostante, nell’intima  memoria di ciascuno rimane scolpita la rappresentazione sensoriale ed affettiva delle stagioni. Quelle che per le previsioni meteo sono fatte di temperature, disponibilità di sole, quantità di pioggia, qualità di vento, per noi sono il cambiamento vivido del palcoscenico in cui va in scena la nostra intera vita. 

Quando si è bambini, nella memoria si tracciano le mappe e i circuiti di emozioni e pensieri, inevitabilmente forgiati nel succedersi delle stagioni, fino a diventare adulti. L’infanzia è una stagione speciale perché lì prende forma il sentimento dell’empatia, ancora sgombro dai pregiudizi.

E la musica? 

La musica parla un linguaggio universale non solo per ciò che evoca la sua melodia, ma anche perché comunica attraverso le vibrazioni. 

Le vibrazioni colpiscono il corpo di ciascuno in modo uguale: abbattono ogni ostacolo culturale e producono il loro universale effetto di essere accessibili a tutti. 
Quando la musica evoca il succedersi delle stagioni come Vivaldi ha saputo fare, ciascuno di noi - ascoltandola - attinge alla sua propria memoria personale, che ha radici forti nell’infanzia, quando c’è l’entusiasmo empatico nel voler capire il Mondo. 

A partire dalla Terra, il nostro Pianeta. Imparare ad essergli grati per l’ospitalità è una questione da adulti, anche se spesso sono i bambini a ricordarci come stanno le cose. 

In questo confuso momento di allerta e paure, più o meno fondate ma diffuse, il desiderio di imparare ad essere rispettosi della nostra grande Casa comune, può indicare una via collettiva da seguire, un obiettivo comune (magari imparando a interpretare bene il proprio ruolo). 

Se si pensa in termini di rispetto è più facile trovare regole più giuste. E si può arrivare più spontaneamente a riconoscere che ciascuno ha diritto: tutti hanno i diritti che ciascuno di noi reputa fondamentali. 

Cosi, mi piace pensare che ascoltare Le Quattro Stagioni è un’occasione d’oro per rilassare le tensioni e decontrarre il corpo sotto i colpi e le carezze delle sue vibrazioni; e un’occasione preziosa per ricordarci, tutti, dove siamo: qual è il luogo che ospita tutti noi?

Essergli grati e ricambiare con il rispetto, forse è questa la strada da seguire per trovare un motivo di coesione senza frontiere, in una globale Terra dei diritti. 

Antonella Bellino

12 novembre 2018