Ada Scalchi (detta Silvana) inizia a lavorare a 15 anni in una fabbrica tessile di Pomezia. È stata dirigente sindacale, a 21 anni viene eletta consigliera comunale. Successivamente è eletta consigliera e assessora alla Provincia di Roma, consigliera regionale del Lazio ed è il primo Sindaco donna di Albano Laziale. Oggi è impegnata nell’associazionismo prevalentemente declinato al femminile.
Quale pensa sia la difficoltà più grande da affrontare per lei e le sue coetanee?
Di non essere in grado di trasmettere certezze e di non saper dire con forza che il futuro va costruito, che la libertà e l’indipendenza non te la regala nessuno. Sono ormai vent’anni che noi, che siamo cresciute con punti di riferimento certi, dagli anni Novanta, dopo il crollo dei partiti, abbiamo subito un trauma che ha messo in discussione tutti i valori per i quali la nostra generazione era pronta a sacrificare la propria vita.
Qual è la cosa più importante da fare adesso, secondo lei, in Italia?
Ricostruire la partecipazione alla vita politica, rifondando anche i partiti, con onestà e serietà. Tenendo ben salda la costituzione italiana e senza discriminazioni di genere, di colore, di religione. Senza questi due concetti fondamentali non ci può essere politica sociale e culturale. È urgente dunque e spetta soprattutto a noi donne lavorare affinché si ricrei la fiducia nella politica, solo la nostra autorevolezza può salvare la democrazia messa pericolosamente in discussione.
È possibile un dialogo con le generazioni più giovani? Su quali argomenti e come?
Il dialogo con le nuove generazioni è possibile solo se ascoltiamo le loro ragioni, le loro aspirazioni, se saremo in grado di creare riferimenti certi. L’ultima generazione, cioè i ventenni, sono i più disorientati, cresciuti a scuola e nella società con i figli degli immigrati, ma senza una vera politica di integrazione mentre dall’alto del governo si predicava la secessione e si respingevano in mare i diseredati del Nordafrica.
Quindi che fare? Gramsci dal carcere scriveva: “Hanno distrutto l’Italia, spetta a noi ricostruirla”.
Io la penso ancora così, con una variante: spetta a noi donne ricostruire l’Italia, con l’aiuto di uomini coraggiosi.
Silvia Vaccaro
24 gennaio 2012