Le donne sono il 51,2% della popolazione europea ma hanno solo il 40% dei seggi in Parlamento di Grazia Labate

I movimenti delle donne devono trovare, soprattutto nell’area mediterranea, una voce comune per affermare parità di genere nel lavoro, nella società, nei diritti civili, così da far crescere un’onda anomala che scuota il vecchio continente e lo traghetti verso una forte democrazia paritaria.


Le donne rappresentano il 51,2% della popolazione europea ma ricoprono soltanto il 40% dei seggi del Parlamento Europeo.

Bilancio di genere dei deputati europei per anno

 

Unione europea

Anno

Donne

Uomini

1979

16%

84%

1984

18%

82%

1989

19%

81%

1994

26%

74%

1999

30%

70%

2004

31%

69%

2009

35%

65%

2014

37%

63%

2019

40%

60%

Fonte: Parlamento europeo 24/06/2019

 

Più donne dunque sono state elette al Parlamento europeo, ma gli uomini rappresentano ancora il 60% dei deputati al Parlamento europeo, secondo una prima analisi dei risultati elettorali europei, (Il dato sarà completo dopo il compimento dell’uscita dei parlamentari inglesi a seguito della Brexit) .

La percentuale delle deputate europee è aumentata leggermente dal 36% di cinque anni fa a circa il 40%, 286 su 751 seggi, con la conferma di quasi tutti i risultati ufficiali . Undici Stati membri hanno imposto quote di genere ai partiti nelle elezioni del 2019, rispetto agli otto del 2014.

L'equilibrio è superiore a quello della Camera dei Comuni a Londra, dove il 32% dei deputati sono donne e la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, dove il 23,6% è di sesso femminile.

Sei dei 28 Stati membri stanno restituendo al Parlamento un gruppo di deputati sostanzialmente più che bilanciato nel genere: Svezia (55%), Finlandia (54%), Francia (50%), Slovenia (50%), Lussemburgo (50%) e Regno Unito (47%), in aumento rispetto al 41% del 2014.

Cipro non ha eletto nessuna deputata europea e la Slovacchia ha eletto due donne dei suoi 14 deputati (15%). Altre percentuali femminili comprendono Irlanda (27%), Grecia (23,8%), Romania (22%) e Bulgaria (29%), secondo i risultati certificati fino ad oggi.

Sui 73 eurodeputati italiani 30 sono donne, il 21,9%

Il risultato rafforzerà le richieste ai leader dell'UE di nominare una prima donna presidente della Commissione o del consiglio europeo, in sostituzione rispettivamente di Jean-Claude Juncker e Donald Tusk?

 Gwendoline Lefebvre, presidente della European Women's Lobby (EWL), ha dichiarato:

"Ora dobbiamo concentrarci sul futuro dell'Unione europea. Chiediamo agli stati membri che ciascuno di essi proponga due persone per il ruolo di commissario europeo, almeno uno di loro sia una donna. Offrirà più diversità di esperienze, background e prospettive tra cui scegliere e andrà a beneficio di tutti gli europei. "

Dopo la riunione dei capi di stato e di governo dell'UE a Bruxelles, martedì scorso, per discutere degli incarichi di prestigio a livello UE, Tusk ha accennato ad alcune resistenze alla parità di genere nelle nomine di cinque grandi posizioni che saranno presto vacanti.

I 28 leader devono trovare candidati per i ruoli di presidente presso la commissione, il consiglio, la Banca centrale europea e come alto rappresentante della politica estera. Un presidente del Parlamento europeo deve essere scelto dal MEPS.

"L'equilibrio di genere significa almeno due donne, se è possibile, vedremo", ha detto Tusk. "Ma questo è almeno il

mio piano e la mia ambizione personale e, come ho detto, ho sentito un sostegno molto forte, forse non da parte di tutti".

Il presidente del consiglio italiano Giuseppe Conte a termine di una conferenza stampa nella quale si dava conto del nulla di fatto sulle nomine dopo le prime riunioni dei capi di governo della Ue, si augurava che il Presidente della commissione potesse essere una donna.

Tre dei 28 capi di governo dell'UE sono donne, tra cui il primo ministro uscente britannico, Theresa May.

 Tra le donne che hanno dichiarato di essere in lizza per un incarico di alto livello dell'UE figurano l'ex ministro delle finanze danese Margrethe Vestager, l'amministratore delegato del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, e l'amministratore delegato della Banca mondiale, Kristalina Georgieva. Joanna Maycock, segretario generale dell'EWL, ha invitato la prossima Commissione europea a includere un commissario responsabile dei progressi dei diritti delle donne.

Come si è visto 2 donne sono state elette UrsulaVon der Leyen alla Commissione Ue e Christine Lagardealla Bce, due donne nominate alle più alte e importanti cariche dell’UE.

"Sono onorata di essere stata nominata alla presidenza della Bce". Questo il primo commento di Christine Lagarde.

Al di là di ogni considerazione politica “è un buon segno che per la prima volta sia una donna a ricoprire questo incarico. Sono felice". Così la cancelliera tedesca Angela Merkel ha commentato, al termine del vertice Ue, la decisione di candidare Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea.

Vedremo  che succederà per le nomine del Presidente del Parlamento europeo, dell’ufficio di presidenza, delle presidenze delle Commissioni. Ciò che è incontestabile è che i risultati delle elezioni europee del 2019 seguono una tendenza generale verso una migliore rappresentazione delle donne nel parlamento europeo, che a partire dal 1979, quando il 15,2% erano donne ha visto le donne lentamente ma inesorabilmente avanzare fino al 40% di oggi.

I parlamenti con la più alta rappresentanza di donne nel mondo sono il Ruanda (61,3%), Cuba (53,2%), Bolivia (53,1%), Messico (48,2%) e Svezia (47,3%).

Il caro vecchio continente è ancora lontano, ma piano piano ce la farà, occorre lavorare e molto, per scardinare vecchie culture maschiliste, nuovi populismi machisti,  destre oltranziste e nazionalistiche.

I movimenti delle donne devono trovare, soprattutto nell’area mediterranea, una voce comune per affermare parità di genere nel lavoro, nella società, nei diritti civili, così da far crescere un’onda anomala che scuota il vecchio continente e lo traghetti verso una forte democrazia paritaria.

Grazia Labate

Ricercatrice in economia sanitaria già sottosegretaria alla sanità

03 luglio 2019