2020: la strada verso la piena accettazione delle donne in politica è ancora tutta in salita di Grazia Labate


Sono appena trascorse 24 ore dal giuramento e dall’insediamento del nuovo governo che la sottocultura becera del salvinismo imperante fin qui, si è fatta sentire.

Non si è trattato solo delle critiche sul piano politico, ma di commenti sgradevoli sull’aspetto fisico delle neo ministre in particolare su Teresa Bellanova (ministro dell’Agricoltura) sfoderati a go go dagli “esteti” del web con commenti offensivi sull’ aspetto fisico e sul look, il colore bluette, per finire al titolo di studio. Democratico
Che pena quello che viene definito il “sentimento comune del popolo” sui media che si alimenta ormai da tempo di sottocultura, odio, paure, fobie, prevaricazioni, mancanza di rispetto e sulle donne la lista è lunghissima compresi i delitti efferati.

Ad alimentare ulteriormente gli insulti contro la ministra Bellanova anche il giornalista de La Verità Daniele Capezzone che sul suo profilo Twitter ha condiviso la foto della ministra scrivendo: «Carnevale? Halloween?». Il tweet ha innescato ulteriori commenti di “derisione” dove l’ex sindacalista ed ex bracciante viene paragonata a una «balena blu», al «Gabibbo» e per qualcuno la sua nomina all’«Agricoltura, va bene giusto a coltivare le patate, che se le magna tutte, sta grassona, è anche brutta e vecchia».
Teresa Bellanova è stata altresì attaccata per il suo percorso di studio, fermo alla terza media.

Una scelta obbligata dal fatto di dover diventare bracciante agricola in Puglia sin dalla giovane età, maturando però ampia esperienza tra i braccianti, e venendo a diretto contatto con le piaghe dello sfruttamento dei lavoratori e del caporalato.
Molti i personaggi politici (e non) che si sono subito mossi per difendere la ministra Bellanova, definendo poveretti i suoi detrattori.

Ma Teresa è donna che non si fa fermare da qualche insulto, solo chi non la conosce può pensare di averla minimamente scalfita.
Su face book ho postato “SIAMO TUTTE TERESA E SIAMO ONORATE CHE CI RAPPRESENTI AL GOVERNO DEL PAESE”

Ma a me indigna, indigna profondamente la linea di discredito aprioristico nei confronti di qualsivoglia esponente femminile che si trovi a esser protagonista sulla scena politica italiana.
Una messa alla berlina che va avanti da anni, unicamente nel nome di presunte  boutade, in nome della libertà di opinione, che in realtà cela mero bullismo dai tratti misogini e sessisti e che colpisce – prima o poi – tutte le donne in politica.

Da Laura Boldrini a Giorgia Meloni, da Paola Taverna a Maria Elena Boschi, da Mara Carfagna a Emma Bonino: nessuna è esclusa, ad indicare che la strada verso la piena accettazione delle donne nella politica italiana sembra essere, alle porte del 2020, ancora tutta in salita.
Mi fa paura questa sottocultura imperante perché smarrisce il principio di realtà, evoca l’assenza di rispetto verso l’altro o il diverso, è carica di odio e sopruso e se sei donna è il corpo che guida la graduatoria, non la mente, la tua storia, quello che hai fatto e quello che sei.

Figuriamoci dopo 14 mesi di selfie, rosari e immaginette sacre agitate nei comizi, cubiste a Milano marittima in salsa verde, ingiurie della peggior specie alla capitana Carola per il salvataggio dei migranti, qual è diventato il sentimento comune verso le donne che ha travolto anche il radical chic Capezzone passato in seguito al servizio del bunga bunga.
Il potere, anche quello dei media non si può permettere tutto e il contrario di tutto, ci sono limiti dettati dalle regole della reciproca convivenza, ma anche dall’educazione e dal rispetto della libertà di vestirsi, con il colore che si ama a prescindere dal peso e dall’età.

Grazia Labate

Ricercatrice in economia sanitaria già sottosegretaria alla sanità

07 settembre 2019