“Come osate! Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia..”
Il grido di Greta al recente Summit sul cambiamento climatico dell’Onu non si presta a mediazioni . Con una forte carica di radicalità ed anche di retorica che solo un giovane oggi può permettersi, Greta richiama tutti noi ad una presa di coscienza non più rinviabile.
Il nostro pianeta ha risorse limitate, il nostro stile di vita ha conseguenze sull’ecosistema, la scienza ci fornisce dati e spiegazioni sulla portata di un cambiamento climatico mai così rapido ed accelerato.
Nell’ultimo rapporto IPCC (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici) si legge che gli oceani hanno continuato a scaldarsi dagli anni ’70 in poi senza soluzione di continuità assorbendo il 90% del calore aggiuntivo che si è prodotto a causa delle attività umane.
Assistiamo al progressivo scioglimento dei ghiacciai in Antartide ed in Groenlandia. E anche nelle nostre Alpi il fenomeno è visibile ad occhio nudo.
Le conseguenze? Eventi meteo estremi, inondazioni, diminuzione delle riserve d’acqua con ricadute pesanti sull’agricoltura e sulle attività produttive, fame e migrazioni.
La scienza continua anche a dirci cosa fare: riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
E qui, ovviamente, il problema si fa politico.
Al summit dell’Onu solo 59 Paesi e l’Unione Europea si sono impegnati su questo fronte, promettendo di avviare iniziative per raggiungere emissioni zero nel 2050. Ammesso che queste promesse vengano mantenute, proviamo ad immaginare cosa significa invece il disimpegno di paesi come Usa,Cina, India, Russia (malgrado un timido impegno alla ratifica degli accordi di Parigi), Giappone, Brasile (ricordate l’Amazzonia?), Corea del Sud e tanti altri
Per questo salutiamo con particolare favore lo sciopero mondiale sul clima dei giovani e seguiamo ormai con voluta indifferenza le patetiche prese di posizione contro Greta ( i “gretini”…) di una parte del mondo adulto che dovrebbe solo tacere e pensare.
Ma ancora possiamo farcela. Dobbiamo renderci conto
1) che la crescita non è infinita, che non ci stiamo raccontando favolette, nel rapporto tra uomo e natura ci sono dei limiti
2) che lo sviluppo sostenibile implica dei grandi cambiamenti nel nostro sistema produttivo e nel nostro stile di vita
3) che la nuove tecnologia digitale può aiutarci
4) che molte imprese di dimensioni e livello mondiale si stanno sensibilizzando e si impegnano a ridurre emissioni
5) che senza inseguire decrescite e ritorni all’indietro possiamo cominciare a parlare
di una “crescita diversa”
E intanto spegniamo la luce quando usciamo da una stanza, usiamo meno plastica, consumiamo prodotti di stagione, non sprechiamo, piantiamo alberi e fiori e soprattutto cominciamo a domandarci cosa è veramente importante e cosa è veramente superfluo nella nostra vita.
Alessandra Tazza
29 settembre 2019