Nei giorni scorsi è morta a Roma Maria Chiaia che, dal 1989 al 1998, è stata Presidente Nazionale del Centro Italiano Femminile (CIF).
La Fondazione Iotti, con la quale la Chiaia ha sempre avuto una feconda collaborazione e che più volte ha presentato i suoi libri, esprime le più vive sentite condoglianze alla famiglia ed al CIF.
Con Maria Chiaia viene a mancare una figura di grande spessore culturale e sociale, una coraggiosa interprete delle aspirazioni delle donne del suo tempo, una persona che, con intelligenza ed incisività, ha lottato per una positiva evoluzione della condizione femminile.
Testimonia queste caratteristiche anche l’attività editoriale della Chiaia che è stata di notevole ampiezza ed interesse. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo: ”Le donne verso il terzo millennio”, “Le donne per una cultura della vita”, “Le donne mistiche da Ildegard a Simon Veil” e l’interessante volume: donne d’Italia, ”il Centro Italiano Femminile, la Chiesa, il Paese, dal 1945 agli anni 2000” con la prefazione di Maria Pia Savatteri. Lo studio ricostruisce le tensioni, le aspettative, le speranze e le realizzazioni delle donne in quel difficile periodo con particolare riguardo al ruolo svolto dall’associazionismo femminile. Fa da sfondo a questo panorama l’esperienza maturata dalla Chiaia non solo all’interno del CIF ma nella lobby europea delle donne, nella Commissione Nazionale Parità, nel gruppo mulieris dignitatem presso la Conferenza Episcopale Italiana del quale è stata coordinatrice. Un’esperienza di particolare valore è stata quella maturata nelle conferenza internazionale di Pechino del 1995 indetta dalle Nazioni Unite alla quale la Chiaia ha partecipato come facente parte della delegazione italiana.
Una caratteristica che ha distinto il suo stile di lavoro è stata quella di aver sempre unito ad una fedele, coerente adesione ai valori dell’ispirazione cristiana l’apertura al dialogo e al confronto con posizioni culturali e politiche diverse dalla sua.
Patrizia Gabrielli- nel presentare il volume Donne d’Italia-afferma che il tentativo sempre presente nel lavoro della Chiaia di ricerca “del bene comune” e la convinzione che la democrazia sia un processo in continuo divenire impongono di volgere lo sguardo al futuro e ad altri nuovi traguardi di giustizia e di convivenza civile. “L’Italia repubblicana dalla sua nascita ha sempre trovato il supporto dell’associazionismo femminile di massa e nei decenni ha visto crescere la responsabilità e i diritti di cittadinanza delle donne che hanno avuto un riflesso in tutta la società. Oggi- continua ancora la Gabrielli-le donne italiane non godrebbero di una legislazione così ricca ed evoluta se non ci fossero state le forze concordi, anche su versanti diversi, del CIF di ispirazione cristiana e dell’UDI comunista”.
Ricorderemo Maria Chiaia con affetto e riconoscenza continuando a lavorare sulle sue intuizioni sicure che il patrimonio di idee che ci ha lasciato costituisce una ricchezza alla quale si può ancora attingere.
Rosa Russo Iervolino
09 ottobre 2019